Volgere le spalle al tramonto e dirigersi alla meta sacra è un percorso di vera conoscenza. Se la filosofia va intesa come parte integrante della letteratura, quale meraviglia vedere il concetto mutare in racconto? Il tempo e la nazione vanno sbiadendo al passo del pellegrino e del cantore. Questo il regno di Geoffrey Chaucer e delle sue Canterbury Tales.
Canterbury Tales: la struttura e il rapporto con Boccaccio
I cosiddetti novellatori sono un gruppo di fedeli diretto alla tomba di Saint Thomas Beckett. Questa la prima cornice narrativa delle Tales, cornice cui andranno ad aggiungersi i vari backgrounds dei personaggi. Comincia infatti a schiudersi l’embrione di quella profondità araldo della letteratura anglosassone.
Si passa dalla concreta efficacia del mercante ai vizi e le virtù della priora; dal gusto boschivo dell’arciere al sensuale incedere della comare. E ognuna di queste figure ha una sua particolare coscienza, un suo imporsi oltre i limiti della vicenda e della creazione.
Evidente già da una prima lettura è il rapporto con il Decameron di Giovanni Boccaccio. Chaucer non ignorava il dolce e acre profumo della produzione del Certaldese; sono continui i riferimenti alle opere della terza corona. Si prenda ad esempio la novella del Monaco:
Lamenterò, in forma di tragedia, la sventura di coloro che, essendo stati d’alta condizione, caddero nell’avversità senza che vi fosse alcun rimedio. Quando infatti la fortuna vuole andarsene, non v’è uomo che riesca a trattenerla. Nessuno perciò si fidi della cieca prosperità, ma si ricordi di questi antichi e veritieri esempi. [1]
Riferimento esplicito al De Casibus Virorum Illustrium da cui verranno tratti i medaglioni di Adamo, Ercole, Nerone. Simile discorso per la novella del Cavaliere, inciso oltremanica della Teseida.
Filosofia, eterna compagna della Letteratura
Oltre la nebbia del Tamigi non s’alza solo il poetico esercizio, ma sibila il pensiero. La componente filosofica dell’opera ha dello straordinario. Al piacere della lettura i frutti della conoscenza, se vogliamo forzare l’oraziano utile dulci miscere.
Quando il Motore primo lassù in cielo creò all’inizio la bella catena dell’amore, raggiunse nel suo nobile intento il grande risultato; ben sapeva quel che faceva e a qual fine operava: con quella bella catena d’amore egli univa insieme fuoco, aria, acqua e terra con legami indissolubili che non sarebbero più potuti infrangere.[2]
Deliziata dal tono lieve dell’inciso, la nostra sensibilità bagna la sua veste nella terra del greco Platone. Il tempo è vinto, vinto in nome della fantasia e del sapere, vinto in nome di un’acuta ironia che rasenta il livello di forza raggiunto quasi tre secoli più tardi. Contro gli abusi di potere, contro lo spasimo religioso, contro le donne sporche di fortuna avversa: ecco la teoria che diviene pratica, la filosofia con le mani alte in liberi gesti.
Chaucer: autore e personaggio
Chaucer non manca d’intervenire egli stesso all’interno della raccolta. Egli è uno dei pellegrini, assiste alla narrazione altrui, narra egli stesso. Il lettore lo vede, con la giacca e il passo svelto; il lettore lo sente deridere il suo stesso operato e star fermo in posa gioconda; il lettore comprende che il rapporto tra autore e personaggio è mistico, sacro, privo di vincoli. Come la dea Atena del mito vien fuori dalla mente del padre, così l’universo del narrare vien fuori da un taglio nell’anima dello scrittore. E questa ferita rende il sangue immortale:
Eh, sì, gran cosa è la fantasia! Uno può talmente impressionarsi da morire per solo effetto d’immaginazione.[3]
Silvia Tortiglione
[1] Geoffrey Chaucer; Canterbury Tales a cura di Ermanno Barisone; Racconto del Monaco
[2] Geoffrey Chaucer; Canterbury Tales a cura di Ermanno Barisone; Racconto del Cavaliere
[3] Geoffrey Chaucer; Canterbury Tales a cura di Ermanno Barisone; Racconto del Mugnaio