Benvenuti alla seconda parte dello speciale dedicato ai successi del 1980 in Italia − che ne segue una prima piena di alti e bassi −! Iniziamo subito con…
1980: La Classifica
10) Stevie Wonder – Master Blaster (Jammin’)
Singolo dal sapore estivo che legittima la fama di Stevie Wonder anche in Italia. Tributo a Bob Marley, il pezzo sfrutta furbescamente l’interesse collettivo sviluppatosi nei confronti del fenomeno reggae, pur conservando le sonorità Motown che hanno contraddistinto le produzioni anni ’70 del musicista di Detroit. Questa riuscita commistione di generi garantisce al pezzo un successo mondiale e ancora oggi Master Blaster viene considerato uno degli esempi più rappresentativi della svolta commerciale intrapresa dalla musica reggae all’inizio degli anni ’80.
9) Spargo – You And Me
Sconosciuti negli Stati Uniti e in gran parte dell’Europa, gli Spargo, band dei Paesi Bassi, raggiunge una fama effimera grazie ad una serie di hit disco music tra le quali la più famosa è indubbiamente questa You And Me. Dal punto di vista musicale non brilla certo per originalità, presentando una struttura simile a ogni altro pezzo dance del periodo, viene però nobilitata da un’indubbia orecchiabilità. C’è di meglio.
8) Diana Ross – Upside Down
Restiamo sempre in ambito disco, ma la situazione cambia decisamente. All’uscita di Upside Down la Ross è un’icona consolidata della scena pop internazionale: dopo un’indimenticabile carriera nelle Supremes, e una convincente parentesi solista negli anni ’70, la diva della Motown decide di affidarsi al produttore, nonché cantante degli Chic, Nile Rodgers per modernizzare il proprio sound e adattarlo alla mutevolezza dei gusti del pubblico. Collaborazione fruttuosa dal momento che la Ross nel 1980 (ri)diventa un idolo adolescenziale, interpretando con eleganza un pezzo che le calza a pennello.
7) Adriano Celentano – Il Tempo Se Ne Va
Pezzo tutt’altro che memorabile, che nonostante ciò è entrato nell’immaginario collettivo, rilanciando l’immagine del Molleggiato. Musica scritta da Toto Cutugno − e si sente! −, sembra un’anticipazione de L’Italiano, una melodia stanca e dal sapore nazionalpopolare congiunta a un testo accattivante e ruffiano sulle preoccupazioni di un padre alle prese con i primi tumulti adolescenziali della figlioletta adorata, situazione nella quale tutti (genitori e figli) ci si possono rivedere. Insomma, basta poco per far breccia nel cuore degli italiani…
6) I Ragazzi di Remì – Dolce Remì
Un tempo, prima che Cristina D’Avena e soci rendessero quello delle sigle dei cartoni animati un business da capogiro, livellando di fatto la qualità delle suddette, a musicare le avventure dei primi anime disponibili in Italia ci pensavano dei quotati musicisti. Tra i tanti arrangiatori che si cimentarono nella nobile impresa troviamo anche Vince Tempera, che ottenne nuova linfa vitale scrivendo e arrangiando personalmente alcune tra le sigle più note alla fine degli anni ’70, tra le quali troviamo appunto quella di Remì le sue avventure, trasposizione a cartoni del romanzo Senza Famiglia di Hector Malot. La melodia è senza dubbio piacevole, e può tranquillamente competere con proposte più impegnate, ma è sospettosamente simile a Brown Girl In The Ring dei Boney M…
5) Renato Zero – Amico
Abituati alla stravaganza e all’eccentricità del personaggio, i fan di Renato Zero devono aver inizialmente storto il naso quando, nel 1980, si sono ritrovati davanti un pezzo fortemente accorato, introspettivo e melodrammatico al tempo stesso, che tuttavia non rinuncia a uno stile deliberatamente magniloquente e pomposo, che caratterizzerà tutti i successi del Sorcino.
4) Gianni Togni – Luna
One-hit wonder italiana per antonomasia, assurge allo status di leggenda grazie al verso “E guardo il mondo da un oblò, mi annoio un po’…”. Il testo, seppur utilizzando un linguaggio accessibile, risulta essere molto ispirato e immaginifico. Pezzo nel complesso particolarmente teatrale, che ricorda il sopracitato Renato Zero.
https://www.youtube.com/watch?v=zWHy70s2wqg
3) Alan Sorrenti – Non So Che Darei
Reduce da un periodo felice dal punto di vista commerciale, Alan Sorrenti diventa in pochi anni una promessa della musica italiana, grazie a uno stile improntato all’easy listening, dall’ampio respiro internazionale, sulla scia di gruppi come gli Hall and Oates. Consapevoli della sua fama, lo inviammo pure come rappresentante italiano all’Eurovision Song Contest del 1980, presso cui rimediò un dignitoso sesto posto con questa saccarinica ballad dal retrogusto anacronistico.
2) Miguel Bosè – Olympic Games
Tormentone estivo del 1980 nonché vincitrice del Festivalbar. Il successo della canzone è legato principalmente a due fattori: l’indubbio appeal che il giovane Miguel Bosè esercitava sul pubblico femminile, adolescenziale e non, e il tema portante della canzone, riconducibile all’evento sportivo dell’anno, le Olimpiadi di Mosca. Da una mera prospettiva contenutistica il pezzo risulta essere parecchio scialbo se non irritante. Come nel caso di Heather Parisi, un inglese elementare masticato su una melodia volutamente piatta e priva di sussulti.
1) The Buggles – Video Killed The Radio Stars
Non ha bisogno di presentazioni, il singolo che riscatta tutto quanto di negativo abbiamo incontrato finora. Seminale, innovativo, il pezzo che inaugura gli anni ’80, abbandonando una volta per tutte il vetusto sound disco e abbracciandone uno più consono a una nuova era di plastica. Ed è confezionato talmente bene che di plastica sembra davvero, il pezzo: originale, divertente e godibile in ogni sua sfumatura, sia per stile che per contenuto può risultare tuttora attuale, in poche parole, ciò che il pop dovrebbe essere è che troppo spesso non è.
Per questa settimana è tutto, alla prossima per scoprire le hit del 1981!
Alfredo Gabriele Galassi