La letteratura del ‘400 è costellata dall’attività umanista. Il lavoro di ricerca filologica operato dal Petrarca già nel secolo precedente aveva gettato le basi ai posteri, che nelle lettere antiche avevano trovato la chiave di volta per chiudere con l’intero sistema di valori e di pensiero su cui si era poggiato tutto il medioevo.
Non più servo della volontà divina, l’uomo umanista è artefice del suo destino e pertanto capace di costruirsi la sua fortuna attraverso una più matura conoscenza del passato. Probabilmente il limite di questo cambiamento, senza dubbio coraggioso e, per certi versi oltraggioso, era ancora quel substrato ancestrale di divisione tra cultura alta e cultura bassa in base alla lingua utilizzata. In quanto variante prestigiosa il latino vinceva sul volgare, ma, paradossalmente per le personalità del tempo, fu proprio quest’ultimo a conferire maggiore successo ai testi, decisamente più fruibile rispetto alla preziosa lingua dei romani.
Al volgare apparteneva il filone della poesia comico- parodica, che si era imposto giocosamente nel XIII secolo. In ambito umanista troviamo la figura di Domenico di Giovanni, meglio noto come il Burchiello, che, allacciandosi a tale tendenza, si fece promotore di un particolare tipo di poesia, denominata da lui stesso come poesia alla burchia, il cui eco è arrivato fino ai nostri giorni sottoforma di letteratura non sense.
Il Burchiello e il linguaggio dell’assurdo
Il Burchiello ( 1404- 1449 ) era nato a Firenze e praticava il mestiere di barbiere; non aveva studiato,
preferendo invece trastullarsi coi compagni di gioventù. Eppure la sua bottega divenne ben presto un vero e proprio circolo culturale molto frequentato che ebbe persino connotati politici anti medicei. Essendosi messo contro la cricca sbagliata, fu mandato in esilio a Roma dove morì di stenti.
I suoi testi hanno un carattere originale, che li differenzia dal burlesco del ‘200. A prima vista paiono non rispettare alcun patto comunicativo, e in effetti essi sono un ammasso di parole che danno più un significato di coesione all’insieme che di coerenza logica. Il rapporto tra le cose è ai limiti dell’assurdo e sfocia, appunto, nel non sense.
Nominativi fritti e mappamondi,
e l’arca di Noè fra due colonne
cantavan tutti Chirieleisonne
per l’influenza de’ taglier mal tondi.
[..] E vidi le lasagne
andare a Prato, a vedere il Sudario,
e ciascuno portava l’inventario. [1]
L’irrazionalità del testo è ancora una volta studiata a tavolino per dare uno specifico effetto, e racchiude in sé un intento polemico a più livelli: uno ideologico, contro l’umanesimo; l’altro politico, contro la famiglia de’ Medici. I versi del Burchiello mirano a contrastare la fiducia che gli umanisti hanno riposto nelle capacità dell’uomo. La realtà non è così lucida e razionale così come la vogliono mostrare, ma piena di distorsioni e incongruenze che si riflettono nelle rime tramite il nonsense.
Time travel: il nonsense in epoca vittoriana
Compiendo un bel salto temporale e spaziale, notiamo come nell’Inghilterra vittoriana ci furono vari autori che utilizzarono il nonsense come genere a se stante, oppure si servirono si espedienti poetici per raggiungere il medesimo effetto.
Lewis Caroll, pseudonimo di Charles Lutwidge Dodgson, aveva pubblicato nel 1865 prima e nel 1871 poi, rispettivamente Le avventure di Alice nel paese delle meraviglie e Attraverso lo specchio. I due romanzi, appartenenti alla collana di letteratura per ragazzi, hanno avuto un successo strepitoso, grazie anche alle trasposizioni cinematografiche che la casa di produzione Walt Disney ha offerto nel 1951, con la versione animata, e nel 2010 col live in action. Ma i rimaneggiamenti televisivi non finiscono qui, e in questa sede ricordiamo almeno la serie televisiva trasmessa dalla rete statunitense ABC a partire dal 2013, Once upon a time in Wonderland.
Le avventure di una bambina dai capelli biondi e dal grembiulino bianco hanno attecchito nel cuore del pubblico, sortendo però sentimenti contrastanti, perché se da un lato c’è chi si è quasi immedesimato nella sua ingenua purezza, dall’altro c’è anche chi proprio non riesce ad afferrare il carattere irreale e illogico che traspare apparentemente dalla storia.
Il gioco del nonsense è sottile, e come abbiamo già visto si carica di provocazioni verso il sistema -tendenzialmente politico- ma non solo, e di fatto è il filo rosso che collega autori così distanti nel tempo. I rimatori del duecento si rifacevano alla parodia per mettere in ridicolo l’idealizzazione data dalla società cortese; con Burchiello arriva la risposta in seno all’umanesimo, una critica velata e allegra che si fa beffe della logicità del reale, fino ad arrivare alla completa distruzione del mondo concreto, e la creazione di un altro ad esso parallelo dove, per usare le parole di Alice:
Se io avessi un mondo come piace a me, là tutto sarebbe assurdo: niente sarebbe com’è, perché tutto sarebbe come non è, e viceversa! Ciò che è, non sarebbe e ciò che non è, sarebbe! [2]
Irreale ma estremamente accattivante: la letteratura di ogni tempo è creazione, e se la svegliassimo dal letargo in cui ingiustamente e finita chissà cosa potrebbe fare.
Roberta Fabozzi
https://www.youtube.com/watch?v=Z5KbAiHUZ6Y
Bibliografia e Sitografia
[1] Nominativi fritti e mappamondi, sonetto III
Storia della letteratura italiana, G. Ferroni, Einaudi
[2] http://it.wikiquote.org/wiki/Alice_nel_Paese_delle_Meraviglie_%28film_1951%29
Fonte foto copertina: Filippo Minelli