Il fumetto fascista è stato un utile mezzo propagandistico per diffondere ideali tra i più giovani. Qui alcuni esempi dei fumetti dell’era fascista.
Quando si fa il collegamento fumetto-propaganda, il primo pensiero va a Capitan America della Marvel. La copertina dove il supereroe colpisce il Führer è passata alla storia e il Capitano è ad oggi uno dei personaggi fumettistici più amati.
Nonostante sia il più famoso esempio del rapporto tra fumetto ed ideologia, il Cap non è stato il primo. Un altro paese era all’avanguardia nel diffondere ideologie politiche attraverso le testate fumettistiche; mentre gli Stati Uniti partorivano l’apoteosi del patriottismo americano, l’Italia poteva vantare una decennale esperienza nel campo.
Già durante la guerra libica e la prima guerra mondiale, infatti, Il Corriere dei Piccoli, che usciva come inserto de Il Corriere della Sera, pubblicava strisce che potessero trasmettere amore per la patria ai lettori più piccoli. Fu però con l’avvento del Partito Nazionale Fascista che il fumetto divenne uno dei principali motori della propaganda.
Circa 1/3 della popolazione italiana del periodo intra-bellico aveva meno di 20 anni e Mussolini puntò proprio sui giovani per plasmare il nuovo uomo fascista, accompagnandolo “dalla culla al moschetto”. Dall’Opera Nazionale Balilla ai Campi Dux, colonie dove i ragazzi venivano addestrati dagli ufficiali dell’esercito, nel 1937 la spesa per i giovani arrivò a circa 80 milioni di lire. Alcuni di questi, sarebbe lecito pensare, furono destinati alla produzione fumettistica.
Fumetto fascista: gli anni dal ’23 al ’36
È il febbraio 1923, appena quattro mesi dopo la Marcia su Roma (ottobre ’22), quando a Milano nasce Il Giornale dei Balilla, poi semplicemente Il Balilla, che poté avvalersi della collaborazione di importanti illustratori come Attilio Mussino, il quale aveva collaborato già a Il Corriere dei Piccoli da cui il nuovo giornale aveva preso ispirazione.
Su queste pagine prendono vita numerosi personaggi: Balilla Ravanello, lettore di ogni libro brutto e bello, che doveva invogliare i giovani fascisti a non rimanere nell’ignoranza; Grillo, che aveva il compito di esaltare lo sport; Rumolino e Remoletto, i quali richiamavano i pilastri dell’antica Roma, Romolo e Remo; e tanti altri.
Questi minieroi in camicia nera avevano delle caratteristiche comuni: tutti si presentavano come avventurosi, invincibili e col morale alto, in modo che potessero dare l’immagine dell’italiano fascista attivo politicamente e socialmente, pronto a dare la vita per il Duce. Anche il linguaggio è simile: si esprimono quasi tutti in rima baciata, con frasi brevi e ad effetto, in modo che i più piccoli potessero memorizzare con più facilità espressioni come “Rima con picchiare? Manganello!”
Si deve aspettare il 1932 per vedere la nascita del primo settimanale a fumetti italiano, Jumbo. Esso non nascose mai il proprio intento educatore ed ideologico, dato che sulla prima pagina del primo numero si poteva leggere:
JUMBO vuol divertire i propri lettori ed insegnare loro tante belle cose! Le storielle, che verranno stampate su JUMBO, in nitide ed artistiche illustrazioni, avranno sempre un fine altamente morale: saranno una esaltazione delle virtù civili che ogni bimbo italiano deve avere o prepararsi ad avere nell’esempio fulgidissimo del Re Vittorioso, e sotto la guida del Duce, che tanta parte delle sue cure dedica alla nuova gioventù della Patria. I racconti comici ed umoristici faranno certamente ridere, ma non disgiungeranno mai dalla comicità il dovere dell’insegnamento. E sarà soprattutto e strettamente osservato che in JUMBO trionfi la più sana morale e che mai e in nessun modo vengano offesi i delicati sentimenti dei suoi piccoli lettori.
È qui che compare, sempre nel ’32, Lucio l’Avanguardista. Ispirato da Rob the Rover, eroe inglese apparso sulla rivista Puck dal 1915, Lucio è il perfetto fascista: è un aviere (altro simbolo del fascismo, mutuato dal futurismo, è proprio l’aereo), pilota il biplano Dux ed è accompagnato da una figura femminile: Romana. È proprio in questi anni che la rima baciata viene sostituita dai baloons già in uso nei comics a stelle e strisce.
L’impero e la censura fascista
È il ’36 quando Mussolini dichiara che l’Italia è ormai un impero e le conseguenze si notano anche sulle testate fumettistiche, dove il sentimento patriottico si fa più forte anche in simbiosi con quello xenofobo. Il ’37 è l’anno dell’Asse Roma-Tokyo-Berlino e nel ’38 Marinetti espone ai vari direttori delle riviste i nuovi canoni del fumetto autarchico: «l’attivismo giocondo e festoso», «l’adorazione del nuovo», «l’istinto e la velocità del movimento».
Furono proprio queste direttive ad ispirare Kurt Caesar per Romano il Legionario. Rappresenta il fascista combattente di cui ha bisogno l’Italia in quel momento, infatti Romani combatté prima in Spagna (guerra civile spagnola, ’36-’39) e poi nella Seconda Guerra Mondiale in tutti i possibili mezzi moderni, come il sottomarino.
Le produzioni straniere erano presenti sul mercato italiano ma, laddove non vennero eliminate come nel caso di Flash Gordon, subirono una pesante censura. È il caso di Topolino, che venne sostituito da Tuffolino. Ma ancor più esemplificativa è la vicenda di Buffalo Bill che non solo diventò oriundo italiano, ma addirittura di Faenza, ad una trentinta di chilometri dal paese natale del Duce, Predappio.
Sarebbe da capire cosa ne pensassero i giovani lettori…
Roberto Leone
Fonti:
-http://www.harnby.com/Seriesida/Willy/e_willy_album.htm (URL consultato il 16/04/2015)
-http://www.mauxa.com/news/16402-il-balilla-a-fumetti-fascistizzazione-con-mimmo-piangimai-lio-di-rubino-si-e-se-di-mussino (URL consultato il 16/04/2015)
http://archiviostorico.corriere.it/2004/gennaio/11/audaci_imprese_Romano_legionario_fascista_co_9_040111103.shtml (URL consultato il 16/04/2015)
http://www.raistoria.rai.it/articoli-programma/giovinezza-il-fascismo-e-i-giovani/25223/default.aspx (URL consultato il 15/04/2015)