Il 28 aprile, 18 giorni dopo l’uscita nel resto del mondo, arriverà in Italia Montage of Heck, il documentario realizzato da Brett Morgen su Kurt Cobain, il leader dei Nirvana morto suicida esattamente ventuno anni fa, il 5 aprile del 1994.
Quello di Brett Morgen non è il primo (né presumibilmente sarà l’ultimo) tentativo di raccontare in un documentario la storia di Cobain, diventato un idolo generazionale e la cui figura affascina ancora oggi milioni di persone in tutto il mondo ed attrae ogni anno sempre nuovi fan. Allora cos’ha di speciale che lo rende imperdibile?
La sua caratteristica speciale è che è stato realizzato usando materiali totalmente inediti.
Foto, immagini, video, filmini familiari, registazioni, disegni, appunti… tutto materiale concesso in esclusiva dalla famiglia Cobain a Morgen.
“Nel film ci sono immagini, disegni e registrazioni che il pubblico vede per la prima volta”, ha affermato il regista in un’intervista a Coming Soon, “ed è grazie a questi materiali che possiamo davvero conoscere Kurt: perché nonostante tutto quello che è stato detto e scritto su di lui fino a questo momento, non lo abbiamo mai conosciuto davvero.”
Il film quindi scaverà nella vita dell’artista di Seattle per analizzare in modo chiaro ed autentico la sua infanzia travagliata, il difficile rapporto con i genitori, l’alienazione provata nei luoghi in cui era nato e cresciuto, i problemi di droga ma anche il contatto con la musica e il suo rapporto con essa e i tentativi di scappare almeno mentalmente da quella realtà impugnando una chitarra, alzando gli amplificatori a manetta, picchiando sui tamburi ed urlando nei microfoni tutta la propria rabbia.
Oltre al materiale “classico” presente nei documentari − interviste e filmati d’archivio − il film è arricchito da vari tipi di animazioni realizzate dall’animatore olandese Hisko Hulsing ed applicate sia ai disegni di Kurt cercando di rispettare la sua estetica, come ha dichiarato il regista, che alle sue registrazioni audio.
Un nuovo ritratto per Kurt
Il senso del documentario, quindi, sarà quello di mettere per un attimo da parte il Kurt musicista e il Kurt idolo per concentrarsi sul Kurt privato, quello vero, spogliato di tutte le mitizzazioni fatte a posteriori. Per fare ciò il regista americano ha intervistato chi è stato più vicino all’artista: i suoi genitori, la sua prima fidanzata Tracy, la moglie Courtney Love e il bassista nonché amico di sempre Krist Novoselic.
Spicca invece l’assenza dell’altro componente dei Nirvana: il batterista Dave Grohl, oggi superstar di livello globale con i suoi Foo Fighters di cui è leader dal 1995 nonché artista dall’estro poliedrico. Il regista, sempre nell’intervista a Coming Soon, ha tentato di spiegare perché:
“Onestamente non ho mai sentito un grande bisogno di avere la sua presenza nel film, perché lui ha un grande accesso ai media e ha spesso parlato di Kurt alla stampa, quindi la sua voce era già nota; in più non volevo troppi intervistati, e avevo già Krist a raccontare l’esperienza della band, e lui è quello che l’ha vissuta dall’inizio alla fine, non Dave. Sapevo però che per il pubblico la sua assenza sarebbe stata una distrazione, e allora ho chiesto al management di intervistare sia Krist che Dave: ma mi hanno risposto che era impegnato nelle registrazioni di un nuovo album. Solo a poche settimane dalla presentazione del film al Sundance ho avuto nuovamente sue notizie, e mi hanno detto che si rendeva disponibile a farsi intervistare: nonostante tutti i miei impegni e i tempi stretti l’ho incontrato, abbiamo girato, ma non sono riuscito a inserire l’intervista prima di mandare il film al festival, non riuscivo a trovare il giusto montaggio. E dopo il Sundance, dopo Berlino, ho pensato che in fondo non valeva la pena mettere nuovamente mano al montaggio: ci ho anche provato, ma avevo perso oggettività. Questa è la storia, è la pura verità.”
Tuttavia sulla vicenda aleggia il sospetto di un coinvolgimento della vedova Cobain, Courtney Love, che insieme alla figlia della coppia, Frances Bean Cobain, ha prodotto il film e di cui sono noti i pessimi rapporti con Grohl, ma il regista ha respinto queste accuse.
Grohl o non Grohl, Montage of Heck rimane un’occasione imperdibile per conoscere meglio il Kurt Cobain autentico, e chissà se ciò non nasconderà qualche sorpresa inaspettata.
Giacomo Sannino