Lorenzo il Magnifico: è con questo appellativo che è universalmente conosciuto Lorenzo de’ Medici, una delle personalità maggiormente di spicco nel quadro della politica e della cultura della Firenze rinascimentale. Uomo dotato di perspicacia e di senso pratico, capace di districarsi agilmente nell’intricato contesto politico della Signoria, possedeva anche quella sensibilità giusta che gli fece amare e apprezzare sinceramente la cultura in tutte le sue sfaccettature, ponendosi egli stesso come garante, o meglio mecenate degli intellettuali a lui contemporanei, non disdegnando neppure di farsi compositore a sua volta, spaziando tra i molteplici stili e generi che la letteratura offre.
Lorenzo il Magnifico tra cultura e potere
Abbiamo precedentemente accennato alla sua poliedricità, e questo fu un dato di fatto e non un semplice eufemismo, dal momento che Lorenzo il Magnifico padroneggiava con grande disinvoltura più codici stilistici. Ma le sue ambizioni letterarie non erano atte solamente a un mero soddisfacimento personale: esse avevano un retaggio più antico, legato agli insegnamenti che casa de’ Medici gli aveva fornito fin dai primi anni.
Già Cosimo de’ Medici aveva capito l’importanza di avere delle buone basi culturali, indispensabili per muoversi con arguzia e destrezza in ambito politico. Fu essenzialmente per questo motivo che la corte medicea si circondò di menti brillanti, come gli umanisti Marsilio Fucino e Luigi Pulci che in maniera differente influenzarono il pensiero del giovane Lorenzo.
Il critico letterario Giulio Ferroni a proposito dei Medici ha detto che sostenere il lavoro degli umanisti significava controllare il senso stesso del presente, vivere il potere come suprema espressione dell’uomo. [1] Appare chiaro quanto fosse importante lo studio per la famiglia de’ Medici, come mezzo necessario per dare prestigio e autorevolezza -nonché una velata autorità- allo Stato di Firenze.
Analizzando l’intera produzione letteraria di Lorenzo il Magnifico, si percepiscono le suggestioni degli intellettuali che costellarono la sua esistenza; in modo particolare egli subì il fascino del filone comico/burlesco, di cui Luigi Pulci fu maestro, e delle cosiddette tre corone: Dante, Petrarca e Boccaccio, già nel primo ‘400 percepiti come i massimi protagonisti della storia della letteratura.
Ma l’opera che più di tutte ha reso famoso Lorenzo il Magnifico è il filone dei canti carnascialeschi ( canti carnevaleschi ), con la composizione della Canzona a Bacco.
Carpe diem tempus fugit
Detta anche Il trionfo di Bacco e Arianna, è una ballata scritta intorno al 1490 per la sfilata del carnevale. La trama riprende le figure mitologiche dell’antichità, ripescando il mito di Bacco e della sua sposa Arianna, conosciuta e amata sull’isola di Nesso. Nonostante lo stile sia più popolaresco che altrove, è riscontrabile una filosofia quanto mai classicheggiante, che si rifà al concetto di ”giovinezza” e del ”tempo che fugge”.
Il ritornello celeberrimo : << Quant’è bella giovinezza/ che si fugge tuttavia/ chi vuol esser lieto sia/ del doman non c’è certezza>> appare quasi un’esaltazione del carpe diem di oraziana memoria, laddove per ” cogli l’attimo” s’intendeva di non farsi sfuggire nemmeno un istante della vita che inesorabilmente scorre veloce, e non concede il tempo di una seconda occasione.
E la malinconia per il tempo sprecato, la consapevolezza della fugacità dell’esistenza sono ora tornati in auge attraverso l’invito spassionato di Lorenzo il Magnifico a godere della bellezza e di tutti i piaceri che la vita può offrire. L’edonismo di stampo epicureo a cui Orazio si rifaceva, riemerge in tutta la sua vitalità -potremmo dire- pagana, simbolicamente rappresentato non a caso da Dionisio, dio dell’ebbrezza e dell’esaltazione dei sensi.
Un invito suadente, quello del carpe diem, che a Lorenzo il Magnifico e, per estensione, alla Firenze quattrocentesca serviva per sfuggire a tutto ciò che potrebbe insidiarlo. [2] Paradossalmente esso si trasforma in un grido distruttivo, proprio all’opposto di ogni misura ed equilibrio umanistici. [3]
Ambiguo ed estremamente interessante: così è possibile sintetizzare la figura di Lorenzo il Magnifico, che verrà sempre ricordato con gioiosità.
Roberta Fabozzi
Bibiografia
[1] Storia della letteratura italiana, G. Ferroni, Einaudi
[2] ivi
[3] ivi