Proprio in occasione della Pasqua oggi dedicheremo questo spazio ad un’opera realizzata da un noto pittore fiammingo, Pieter Paul Rubens (Siegen, 1577- Anversa, 1640), che diede il maggior contributo alla definizione di una pittura di stile barocco. Tra il 1600 e il 1608, durante un viaggio in Italia, conobbe la grande arte italiana del Cinquecento, in particolare quella veneziana di Tiziano, Veronese e Tintoretto. L’opera in questione è la Resurrezione di Cristo ricordato anche come il Sepolcro pasquale o il Trionfo di Cristo sulla morte e sul peccato.
Dipinto a olio su tela (183×155 cm), databile al 1616, la tela, raffigurante la Resurrezione di Cristo, è conservata nella Galleria Palatina di Palazzo Pitti a Firenze.
Prima di questa sua ultima collocazione raggiunta nel 1723, l’opera rientrava nelle collezioni del gran principe Ferdinando de’Medici e nonostante la sua sicura autenticità venne per lungo tempo ignorata dalla critica. Lo stesso Rubens dipinse con colori ad olio su di una tavola lo stesso tema della Resurrezione di Cristo, databile però al 1611-1612 circa e conservato nella Cattedrale di Nostra Signora di Anversa.
Descrizione della Resurrezione di Cristo
Ritornando al dipinto della Galleria Palatina di Palazzo Pitti, il pittore fiammingo Rubens dipinge il corpo del Cristo che si erge vittorioso sul suo letto di morte e che regge con la mano sinistra il vessillo crociato di cui si vede solo l’asta.
L’angelo alla nostra destra, vestito con una tunica arancione, scopre il Cristo avvolto dal sudario, mentre due puttini, sulla sinistra, gli reggono la corona di spine.
Il modellato della figura ricorda opere come il San Sebastiano curato dagli angeli (datato al 1601 circa) della Galleria Nazionale d’Arte Antica di Roma, con evidenti influssi michelangioleschi. Sul letto di morte è presente l’elemento simbolico del fieno, il quale allude al Cristo come eucarestia.
L’azione si sta svolgendo, è in atto, gli angeli accentuano questo effetto di movimento, soprattutto la figura angelica di destra che grazie anche all’arancione vivo della sua veste è in grado sia di attirare immediatamente l’attenzione dello spettatore sia di trasportarlo all’interno dell’opera stessa.
Anna Cuomo