Ucronia: pregi e difetti
Superman: Red Son, edito da DC Comics, è un’ucronia atipica eppure molto in voga nei fumetti. Questo genere di ucronia, come quella classica, tenta di rispondere alla domanda «Cosa sarebbe successo se…?» ma ha fondamenta che non poggiano nella Storia, ma nella storia narrata interna al fumetto.
Così, se autori di un certo calibro come Robert Harris e Philip Dick hanno immaginato cosa sarebbe successo se la Germania avesse vinto la Seconda Guerra Mondiale, Mark Millar in Superman: Red Son ha immaginato cosa sarebbe accaduto se l’astronave di Superman fosse atterrata nell’Unione Sovietica anziché negli Stati Uniti d’America.
L’ucronia non è altro che un gioco che gli storici accademici non ammetteranno mai di fare, fedeli al dictatum «la storia non si fa con i “se” e con i “ma”». Eppure è un gioco utile, come fa notare Mark Mazower nel suo Le ombre dell’Europa in cui egli ha dimostrato efficacemente, attraverso vari what if, che Hitler non avrebbe mai potuto vincere la guerra.
Ma Le ombre dell’Europa non è un’ucronia, è un testo accademico dove in un solo capitolo si è cercato di analizzare le strade che aveva a disposizione il Nazismo. I romanzi, o fumetti, ucronici vengono spesso e volentieri scritti da persone che non sono del settore e quindi non di rado ne derivano errori, sviste e forzature che servono a strizzare l’occhio alla Storia “canonica” e a non far smarrire il lettore in qualcosa di troppo inventato.
Per esempio, il già citato Harris, nel suo Fatherland, parla di una Comunità Europea dominata dalla Germania. Nonostante non sia un mistero che Hitler volesse sottomettere l’Europa intera, una CE con tanto di bandiera blu e stelle dorate è alquanto improbabile in un mondo dove Hitler ha vinto la guerra: la CECA (antesignana dell’UE) è nata nel 1951 proprio per inserire la Germania Ovest in un sistema di scambi commerciali con altri paesi dell’Europa al fine di scongiurare un altro conflitto altrimenti devastante. Senza considerare che la bandiera, con le stelle a rappresentare i vari stati, si ispira alla protettrice della CECA, gli Stati Uniti.
Superman: Red Son. Una buona idea sviluppata male
In un’ucronia “fantastica” come Red Son una tale accuratezza storica non è (tanto) necessaria perché c’è un fattore esterno e fantasioso che può stravolgere tutte le carte in tavola. E che fattore, in questo caso. Un uomo che può avvicinarsi al Sole senza scottarsi è una mina vagante non indifferente, come Millar ha ipotizzato. Perché se Superman fosse atterrato nell’Unione Sovietica, non sarebbe finito tra le amorevoli braccia di una coppia proprietaria di una fattoria, bensì in un Kolchoz, una cooperativa agricola di proprietà dello Stato. Qui sarebbe cresciuto all’insegna degli ideali sovietici che, mescolati al suo carattere altruista, lo avrebbero portato a presentarsi a Stalin per mettere i propri poteri al servizio della comunità. In seguito sarebbe poi stato usato come arma contro gli Stati Uniti, rivali nella corsa per l’egemonia globale.
Al di là del fatto che la sceneggiatura è carente sotto vari punti di vista, Superman comunista ha un unico grande difetto: è scritto da un americano.
Prima di tutto, il kriptoniano viene ancora chiamato “Superman” (il suo nome da umano è segreto di stato). Ciò è impossibile in quanto man è inglese. Millar avrebbe dovuto scegliere come varianti Supermuzh (che ricalca l’originale e quindi non disorienta il lettore) o Zheleznyi Muzh (“Uomo di Ferro”) visto che era impossibile, almeno in URSS, chiamarlo “Uomo d’Acciaio” dato che di questo nome si era già appropriato Stalin (stal’ in russo è “acciaio”). Inoltre Millar, cercando a tutti i costi di non contrapporre ad un’Unione Sovietica tirannica un’America buona e portatrice di sani ideali, finisce per rovinare un fumetto partito discretamente bene e per fare esattamente ciò che non voleva fare.
Il Superman sovietico, per portare ovunque la propria visione utopistica del mondo, diventa un tiranno che sopprime il dissenso (a chiunque non condivida la sua visione di “utopia” viene applicato un chip che annulla la volontà). Per tenere stabile la bilancia, l’autore fa salire alla Casa Bianca il supercriminale Lex Luthor, il quale riesce a salvare un’America ormai in ginocchio e senza alleati.
Come ci sia riuscito, è un mistero: Millar non ha tenuto conto che gli Stati Uniti sono diventati la grande potenza che sono tutt’oggi proprio grazie al corto guinzaglio che hanno messo ai loro alleati, europei in primis, fin dalla proclamazione del Piano Marshall.
Quindi, nonostante le immagini accontentino i nostalgici del comunismo, l’esperimento ucronico di Millar può considerarsi fallace. Ma il peggio non finisce qui, dato che sta per uscire un’altra ucronia con protagonista Superman. Non atterrerà né in Kansas né in Ucraina bensì nella Cecoslovacchia occupata dall’esercito nazista. Qui la preview che non fa ben sperare…
Roberto Leone
Si ringrazia Raffaele D’Andrea per la consulenza linguistica