I colori, la fantasia, la trasgressione e l’erotismo, queste sono solo alcune caratteristiche che contraddistinguono la pittura di Takashi Murakami. Oggi si pensa sia uno dei più grandi artisti moderni giapponesi, ma definirlo solo un artista sarebbe un errore. Takashi Murakami ha fatto della sua Arte uno strumento fortissimo nelle sue mani tanto essere stato definito un imprenditore di se stesso. Ma tracciare un perocrso graduale è l’ideale per conoscere la figura di questo artista così eclettico e la forza delle sue opere.
Takashi Murakami e la sua formazione
Nato nella città di Tokyo nel 1962, trascorre una infanzia abbastanza comune per gli standard giapponesi. Figlio di una modesta famiglia, comincia ad avvicinarsi al mondo dell’arte in maniera inconsapevole assistendo la madre nella decorazione di tessuti. Il suo percorso adolescenziale non devia affatto dal binario tradizionalista imboccato ormai da tempo, fino a quando finalmente decide di frequentare la Tokyo National University of Fine Arts and Music.
Il suo iter di studi si conclude con una laurea in Nihon-ga, un tipo di pittura sviluppatasi all’incirca nel XIX secolo. Il passo fondamentale che proietta Takashi Murakami in un nuovo mondo, che presto sarebbe stato il suo habitat naturale, è il trasferimento dall’altra parte del mondo a New York. Nella metropoli americana finalmente entra in contatto con la Pop Art, la Modern Art che ancora non conosceva bene e che certamente era molto distante dalla sua pittura tradizionalista.
Questa nuova vita, questa proiezione in un mondo sconosciuto segnano il punto di non ritorno della sua attività produttiva. Certamente le figure che hanno influenzato di più la sua produttività sono il padre della POP ART Andy Warhol e tutti gli altri protagonisti del particolareggiato mondo artistico degli anni ’80. L’atteggiamento nei confronti dell’arte da questo momento cambia completamente, Takashi Murakami non è più il giovane pittore di provincia che si affaccia ad un nuovo universo, è un uomo consapevole della sua abilità e conscio di poter raggiungere un obiettivo, quello di creare un mondo imprenditoriale intorno a se.
I profitti non derivereranno unicamente dalla vendita delle sue opere, oggi tra le più quotate nel panorama della pittura moderna, ma anche dalla sua capacità di produrre gadget di qualsiasi tipo accanto a stilisti di fama internazionale. L’apice della sua carriera e della sua creatività sarà raggiunto nel momento in cui Takashi Murakami istituisce la KaiKai Kiki, realizando il suo sogno di creare un luogo accessibile soprattuto ai giovani, dove si potessero esprimere liberamente e far crescere la propria creatività senza alcun condizionamento.
L’interesse nei confronti delle giovani generazioni e la valorizzazione di queste ultime si riscontra anche nella Geisai, una sorta di concorso annuale dove si esibiscono artisti di ogni tipo. Questa attenzione pedagogica e mecenatica allo stesso tempo strizza l’occhio alla Factory di Andy Warhol. Oggi Takashi Murakami avendo legato la sua firma e la sua immagine ai marchi che vanno da Louis Vuitton alle caramelle Frisk ha mercificato il suo brand traendo da questo guadagni notevoli.
Il sottile strato tra Arte e Manga
Difficilmente un artista con forti legami e radici classicistiche muta completamente il suo asset creativo, ma l’ Andy Warhol nipponico è stato in grado di farlo. Il sottile messaggio che si riscontra nelle opere dell’artista del Sol levante è la volontà di distruggere quegli ostacoli che forse esistono ancora tra pittura d’occidente e pittura d’oriente. Infatti i soggetti e le scene rappresentate, tipicamente legati alla tradizione giapponese, si uniscono perfettamente con la pratica pittorica multicolore che è un dettaglio occidentalista.
Il processo dell’artista è di tipo rielaborativo, si cerca di raccontare il mondo moderno mediante alcuni dei simboli e delle immagini tipiche del Giappone di oggi. Da qui nasce quello che Takashi Murakami definisce il Superflat, processo di integrazione e rielaborazione, nome legato anche ad una mostra istituita nel 2001. Questo evento ha visto la partecipazione di molti artisti internazionali, rappresentanti della cultura POP, chiamati a raccolta per garantire l’inquadramento della odierna cultura basata sul consumismo.
Il sostrato principale della pittura e dell’Arte di Takashi Murakami è il mondo dei Manga, dei fumetti e gli anime, da qui si generano dei personaggi e delle figure dalla fisiognomica ambigua sessualmente, con caratteristiche fisiche particolarmente accentuate, ad esempio grossi seni. La tridimensionalità è un dato molto importante in queste opere, un dettaglio insolito per gli osservatori giapponesi dato che nella cultura orientale la visione ad una o due dimensioni è molto più gradita, essendo anche legata ad un tipo di concezione Zen.
Lo stile di Takashi Murakami è stato definito dallo stesso artista POKU, un neologismo creato dalla unione del termine POP e la parola otaku che indica una categoria della società giapponese ossessionata dai manga e dagli anime. Il colorato mondo fantastico, l’irrispettosa nudità e spontaneità fisica di alcuni personaggi, i sorrisi giganteschi non sono altro che una maschera dietro la quale si cela una ghettizzazione della categoria degli otaku ma anche un malessere comune di tutta una società.
Takashi Murakami oggi annovera nel suo curriculum esposizioni internazionali di elevato spessore: diverse gallerie e musei giapponesi, il Museum of Modern Art di San Francisco, il Museo Guggenheim di Bilbao e la Biennale di Venezia. Consolidato artista oggi ha deciso di trasferirsi in maniera permanente presso la Hiropon factory, da qui partono e viaggiano tutti i suoi capolavori.
Vincenzo Morrone