Anche se la sua fama è negli ultimi anni legata a quella del celebre supereroe della Marvel, in realtà Thor è una divinità nordica, un dio facente parte del pantheon norreno, un gruppo di dei venerati principalmente dai popoli scandinavi prima della conversione al Cristianesimo.
Queste popolazioni, partendo dalla Scandinavia centro-meridionale, si espansero in tutto il Nord Europa e non solo raggiungendo anche le coste della Groenlandia, e quelle del Mediterraneo, stanziatosi anche nel sud Italia a partire dall’XI secolo. Gli abitanti dei territori da loro invasi li indicarono con il nome di Normanni, ossia “uomini del Nord”.
Tutte le informazioni sulla religione di queste popolazioni sono sopravvissute fino ad oggi grazie alle testimonianze scritte e ai ritrovamenti archeologici. I testi scritti pervenutici sono però ben pochi dato che la maggior parte dei racconti veniva tramandata oralmente.
Soltanto nel XIII secolo furono infatti redatti in Islanda i due testi dell’Edda, contendenti le principali informazioni sulla mitologia norrena, quando oramai era sopraggiunto il Cristianesimo. Sono quindi i ritrovamenti archeologici a fornirci le informazioni più dirette ed importanti, ed è proprio uno di questi, avvenuto agli inizi di aprile ed ampiamente protagonista della stampa estera, a ricollegarsi alla figura di Thor.
Il ritrovamento
Si tratta del ritrovamento di un piccolo monile, usato come ciondolo apotropaico, raffigurante il martello del dio Thor, un’arma magica conosciuta con il nome di Mjöllnir (Mjölnir in islandese moderno). Il monile è in argento e risalirebbe al IX-X secolo d.C. È lungo 3 centimetri ed è l’ultimo di quattordici pendenti ritrovati sino ad oggi raffiguranti il martello di Thor.
La scoperta è stata fatta da un team di archeologi norvegesi, guidato da Magne Øksnes, nella città norvegese di Flekstad nell’arcipelago delle Isole Lofoten.
Come anticipato si tratta di un oggetto apotropaico (dalla parola greca apotrépein = “allontanare”) cioè usato per scongiurare ed annullare influssi maligni, in pratica un portafortuna che veniva di solito legato al collo. Anche nel mito il martello di Thor poteva rimpicciolirsi tanto da essere portato al collo, caratteristica che istituiva una similitudine particolare tra l’oggetto del racconto leggendario e la sua rappresentazione nella realtà. Anche con l’avvento del Cristianesimo molti continuarono ad usarlo poichè molto simile alla croce.
Il martello di Thor
È l’arma usata dal dio Thor forgiata, secondo il mito, dal nano Eitri in risposta ad una sfida lanciata da Loki, divinità degli inganni e del caos. Il famoso martello, originariamente un’ascia o un randello, prende il nome di Mjöllnir che significa “frantumatore”.
Thor, figlio del re degli dèi Odino e della dea della terra Jörð, era il più potente tra quelli che dimoravano nella mitica città di Asgard, residenza degli dei del cielo. Raffigurato sempre con una fluente barba rossa e con un fisico muscoloso, era molto amato dai Vichinghi che si definivano “popolo di Thor”.
In quanto guardiano del mondo contro le forze del caos, Thor era considerato il protettore e l’amico degli uomini, difensore della vita e della fertilità; da tale ruolo derivano i diversi monili che lo riguardano, utilizzati appunto come amuleti protettivi. Thor però non possedeva unicamente un volto bonario, talvolta addirittura comico, ma anche uno estremamente brutale. Sposato con la dea della fertilità Sif ebbe, come le divinità greche, tanti altri amori che portarono ad altrettanti figli “illegittimi”.
Ma sono i suoi poteri e le sue armi magiche a renderlo diverso dalle altre divinità nordiche. Innanzitutto vanno ricordati in breve i poteri del Mjöllnir :
- la capacità di frantumare qualsiasi cosa
- la capacità di ritornare nelle mani di colui che lo brandiva, dopo averlo lanciato
- la capacità di rimpicciolirsi sino a divenire il monile di una collana da portare al collo
- la capacità di resuscitare i morti
Oltre al martello, Thor possedeva anche degli speciali guanti di ferro forgiati dai nani che gli rendevano più semplice sollevare tale arma, dotata di un peso elevatissimo, ed una cintura che ne raddoppiava le forze.
Le principali vittime della furia del dio erano i Giganti, protagonisti di diverse battaglie contro di lui all’interno dell’Edda.
Fonti:
Claudia Cepollaro