La Pasqua risulta una ricorrenza ricca di riti suggestivi e secolari, in una terra feconda di tradizioni e passione popolare quale è la nostra Campania. Simboli, storia e fede si intrecciano in una atmosfera primaverile colma di usanze, che testimoniano l’attaccamento alle radici, vissute attraverso il ricordo della Passione, Morte e Resurrezione di Cristo.
I simboli della Pasqua
La parola pasqua (lat. pascha, dal gr. páskha) è una traslitterazione dell’aramaico pasha che corrisponde all’ebraico pesah. Il significato della parola ebraica è passare oltre, tralasciare, e proviene dal racconto della Decima Piaga d’Egitto presente nell’Esodo, 12,21-34, in cui il Signore risparmiò le case degli ebrei, le cui porte erano segnate con il sangue dell’agnello e colpì solo i primogeniti maschi degli egiziani. La tradizione ebraica celebra il passaggio di Israele dalla schiavitù ad una nuova vita in libertà verso la Terra Promessa. Il Cristianesimo ha applicato questa etimologia a Cristo, al suo “passaggio” da questo mondo al Padre, indicando per i cristiani il passaggio ad una vita libera dal peccato.
Nella celebrazione di questo trapasso ricorrono alcuni simboli, protagonisti dei riti che la tradizione ci ha tramandato.
Il fuoco è un simbolo fondamentale nella liturgia cristiana, che nella Pasqua viene celebrato attraverso l’accensione del cero, rappresentazione della luce di Cristo e della sua resurrezione. Nella filosofia greca il fuoco era associato alle qualità di grinta, energia e passione e posto come archè dell’universo. Nella Bibbia il fuoco è l’elemento della manifestazione divina, della comunicazione tra Dio e gli uomini. Attraverso il fuoco si scatena l’ira divina e la punizione dei nemici, ma esso è anche il simbolo dell’epifania divina, il modo con il quale Dio “comunica” con i suoi figli.
Altro elemento protagonista della notte di Pasqua è l’acqua, che simboleggia il passaggio dalla morte alla vita, la purificazione dello spirito attraverso il battesimo.
Talete considerava l’acqua l’elemento primordiale che determina la vita, nel quale tutte le realtà ritornano una volta terminata la loro esistenza. Anche Omero associa al dio Oceano il principio dell’universo: «Vado a vedere i confini delle terra feconda, l’Oceano, principio degli Dei, e la madre Teti.» (Omero, Iliade, XIV, 200-201). Nel linguaggio biblico l’acqua ha un ruolo essenziale nella sussistenza umana ed ha la funzione di metafora della speranza derivata dalla fede, come l’episodio del popolo assetato, che mormora per la scarsa fede (Nm 20,24; 27,14; Sal 81,8; 106,32) a cui Dio risponde con il prodigio della sorgente scaturita dalla roccia (Es 17,2-7; Nm 20,7-11).
Il simbolismo legato alla Santa Pasqua è presente anche nella tradizione culinaria, che oggi assume uno spessore più consumistico che di sýmbolon, perdendo quel significato che la cultura popolare ha cercato di mantenere vivo nel corso del tempo. Nel nostro viaggio attraverso i simboli è fondamentale riflettere sul significato di ciò che rappresenta la nostra identità culturale.
Come la buona tradizione napoletana comanda, a bandire le nostre tavole in questo periodo sono gli immancabili tortano e casatiello. Queste due pietanze “obbligatorie” nelle case di ogni napoletano, si fanno con la farina, che simboleggia qualsiasi forma di sostentamento e di alimento; con la farina si prepara il pane, alimento che simboleggia il Corpo di Cristo. La farina viene ricavata dal grano, un altro ingrediente comune a tutti i preparati di questo periodo. Il grano rappresenta la vita, la fecondità.
Nella mitologia greca, Demetra, dea delle messi, veniva raffigurata con la testa cinta da una spiga di grano. Nell’antico Egitto, il grano evocava la figura di Osiride, mentre per i babilonesi il dio Tammuz incarnava lo “spirito del grano”, il quale moriva ogni anno per poi rinascere. Il tema della resurrezione lo ritroviamo nel Vangelo di Giovanni (12, 24-25); il Cristo dice: “se il chicco di grano caduto in terra non muore, rimane solo; se invece muore, produce molto frutto”. Il chicco di grano rappresenta, quindi, la resurrezione di Gesù.
Insistendo ancora di più sui significati simbolici, la curiosità ci fa soffermare sulla forma che il tortano e il casatiello richiamano: una ciambella, vuota all’interno, che rimanda alla corona di spine del Salvatore. E, al di sopra di ciascun uovo inserito nel casatiello, la tradizione vuole che vengano sistemate due strisce di pasta, a mo’ di croce, che ricordano la Croce del Cristo.
Infine, l’uovo, che sia presente nell’impasto o di cioccolato, esso simboleggia, nella sua forma ovale di linea infinita, l’eternità, la vita che nasce.
Il sacro e il profano: le processioni
La settimana di Pasqua è un periodo di grande concentrazione di processioni e rituali, organizzati dalle confraternite e dalle associazioni locali, che permettono di vivere con maggiore pathos la vicenda cristiana.
Nell’ambito religioso, con il termine processionem si suole indicare un corteo di persone ed ecclesiastici che accompagnano un simbolo sacro, una reliquia, una statua. Nel passaggio dal paganesimo al cristianesimo, la Chiesa ha assimilato rituali e simboli preesistenti, traducendoli in eventi liturgici.
Nell’antica Roma era usanza celebrare il condottiero vittorioso con il trionfo, un corteo capeggiato dal triumphator e seguito dalle truppe vittoriose, che, partendo da campo Marzio, entrava nella città attraverso la Porta Triumphalis. Le processioni aprivano anche gli spettacoli e le feste religiose.
Il fregio della cella del Partenone testimonia una delle processioni più in voga nell’antica Grecia: la processione panatenaica, in onore delle Grandi Panatenee, era un corteo che si radunava prima dell’alba e passando per l’agorà, giungeva al grande altare di Atena. Euripide nelle Baccanti descrive la processione di donne che accompagnano Dioniso nel suo ingresso a Tebe.
Le processioni della settima santa rappresentano la volontà di riscoprire tradizioni antichissime, che riecheggiano un forte legame con il passato precristiano.
Così nella penisola sorrentina assistere alle processioni degli incappucciati, che alla flebile luce delle fiaccole portano gli stendardi e i Misteri della Passione di Cristo, marciando su un Miserere di duecentoventi cantori, sembra un’esperienza mistica, di particolare impatto drammatico.
Pasqua a Napoli
Un calendario di rituali che vede protagonista Napoli nella sua veste più affascinante: la Napoli dei sapori e delle mille tradizioni. E se si vuole assistere al Mistero di Antignano, basta recarsi nel quartiere vomerese nel giorno di Pasqua. I fedeli del quartiere portano in spalla quattro statue, il Gesù Risorto, la Madonna, Santa Maddalena e S. Giovanni Evangelista. La processione giunge a largo Antignano, dove si partecipa alla tradizionale funzione religiosa, secondo l’usanza che si tramanda dal 1600.
Affascinante è anche la processione dei fujénti di Sant’Anastasia, che si svolge il giorno di Pasquetta. Vestiti con abito bianco e una fascia trasversale azzurra, i fujénti camminano in alcuni casi scalzi, in altri in ginocchio o carponi, come voto alla Madonna dell’Arco. Un gruppo di battenti incappucciati il venerdì santo si percuote il corpo con flagelli e formelle di sughero, per ricordare la morte di Cristo.
Ogni angolo della nostra terra ha una propria processione e un particolare modo di vivere la fede. E la varietà delle tradizioni contribuisce a rafforzare l’identià multiculturale che da sempre ci ha contraddistinti.
Giovannina Molaro
Sitografia:
http://www.parrocchiasanvitale.it/index.php?option=com_content&view=article&id=62:la-pasqua-significato-simboli-e-tradizione&catid=35:letture&Itemid=131
http://www.notedipastoralegiovanile.it/
http://www.fondazionesorrento.com/it/la-processione-bianca-di-sorrento.php