Mondo offeso è una definizione di Elio Vittorini atta a sintetizzare la condizione storica ed esistenziale della società italiana negli anni precedenti, contemporanei e successivi alla guerra.
L’intellettuale si sente “offeso” dalla barbarie a cui assiste, dalla volgarità della propaganda di regime, dall’alienazione delle masse, incapaci ormai di distinguere tra bene e male. A chi compete dunque, sia all’orlo della catastrofe, sia al cospetto delle macerie lasciate dalla guerra, riscattare lo status di “offeso” che il mondo e l’essere umano hanno subito? All’intellettuale, allo scrittore.
L’iter biografico ed intellettuale di Elio Vittorini ha come motivo portante sempre l’organizzazione della cultura, l’intento edificante, la partecipazione consapevole alla storia; la liberazione da ogni forma di offesa, di oppressione, politica o morale che sia. L’incipit di Conversazioni in Sicilia, apparso nel ’41, recita infatti:
Io ero, quell’inverno, in preda ad astratti furori. Non dirò quali, non di questo mi son messo a raccontare. Ma bisogna dica ch’erano astratti, non eroici, non vivi; furori, in qualche modo, per il genere umano perduto.
Non è un caso, infatti, che uno dei personaggi più curiosi di questo romanzo si chiami Ezechiele, come il profeta, ruolo scomodo, che impone a se stesso responsabilità verso la collettività. Proprio lui pronuncia la frase “Il mondo è grande ed è bello, ma è molto offeso“.
Questa esigenza di riscatto da una condizione di offeso, muove l’intera produzione vittoriniana, dall’esigenza di denudare le costruzioni sociali della vita borghese in Piccola borghesia del ’31, ai compagni di viaggio di Silvestro in Conversazioni in Sicilia. Sarà ancora uno dei motivi portanti nel romanzo, forse autobiografico, Il garofano rosso, e quello della Resistenza, intitolato Uomini e no; passando per una famosa polemica con Togliatti sui rapporti tra arte e politica e i suoi acuti interventi sulla sua rivista letteraria, “Il Politecnico“.
Riscatto e liberazione del mondo offeso nei romanzi
Il tema del mondo offeso è senza dubbio ciò che muove Silvestro, il protagonista di Conversazioni in Sicilia. Un tipografo che torna dal nord Italia a casa della madre in Sicilia ed incontra molte persone nel tragitto percorso.
Il ruolo della madre, che gira il paese per fare le iniezioni mediche è un pretesto per mettere a nudo la condizione sociale di totale povertà delle masse contadine siciliane; i compagni di viaggio incarnano ognuno (se prestiamo fede ad una precisa modalità interpretativa che può anche rivelarsi falsa) una forza sana del paese che si oppone alla barbarie del fascismo, della sua propaganda e della sua sete di guerra.
Ezechiele, che ha il nome di profeta, è presentato con gli occhi bagnati e chiede riscatto per il “mondo offeso”. Egli rappresenta l’intellettuale e il suo ruolo di indirizzare le masse all’idea, la sua responsabilità nei confronti del popolo. Un’altra figura importante è quella del Gran Lombardo, omonimo del personaggio del Paradiso dantesco che cerca un ideale più grande -ma dal romanzo non comprendiamo bene quale- rappresenta forse proprio la perdita di un fondamento ultimo, di un’etica determinata e imprescindibile ormai perduta e irriconoscibile da parte delle coscienze della massa.
Altri personaggi sono poi Calogero, l’arrotino che non ha più coltelli da affilare, e Porfirio che invoca l’azione “dell’acqua viva”, entrambi individuabili rispettivamente nell’idea del socialismo o comunismo rivoluzionario, e nel popolarismo cattolico che ai tempi del fascismo svolse un non secondario ruolo di opposizione al regime.
Tutte queste figure sono volte al riscatto del “mondo offeso”, e solo trovando un’intesa tra loro possono avere la possibilità di cambiare la realtà, aprire nuove e serie istanze di liberazione.
Lo stesso discorso è applicabile alle vicende di Alessio Mainardi, protagonista di Il garofano rosso, alter-ego di Vittorini, che in un primo momento comprende l’esigenza dell’impegno ma si ritrova a schierarsi con il nascente fascismo, vedendo in esso la possibilità di rompere attraverso la violenza l’ordine sociale borghese. Si rivela una mera illusione e il primo passo verso una presa di coscienza totale della condizione politico-sociale della società. Lo stesso vale per la storia di Enne 2, protagonista di Uomini e no che è capace di mettere in campo una seria interrogazione sui limiti della sfera dell'”umano”.
Gli anni del Politecnico: Vittorini “per una cultura che protegga dalle sofferenze”
Lo stesso impegno per il riscatto del “mondo offeso” è palpabile in ogni pagina del Politecnico. Anche i suoi lavori successivi come Erica e i suoi fratelli sono completamente protesi verso un proporre la realtà in maniera critica. Riportiamo in conclusione un passaggio paradigmatico tratto dal primo intervento di Vittorini sul Politecnico, in cui interrogava non il comitato culturale di un partito, ma le forze sane di tutto il paese a unirsi a tutela dell’umano, e alla comune causa del “riscatto per il mondo offeso”:
Di chi è la sconfitta di tutto questo che è accaduto? Vi era bene qualcosa che attraverso i secoli, ci aveva insegnato a considerare sana l’esistenza dei bambini. Anche di ogni conquista civile dell’uomo ci aveva insegnato ch’era sacra; lo stesso del pane; lo stesso del lavoro.
[…] Questa cosa, voglio dirlo subito, non è altro che la cultura.
Luca Di Lello