Aveva 89 anni ed è morto a Las Vegas, la città dei casinò e del peccato, un po’ come la sua musica, elegante, malinconia e trasgressiva. B.B. King tra il 1951 e il 1985 riesce a piazzare settantaquattro successi nella classifica R&B di Billboard. Farà strage di Grammy e premi vari fino al 2012, pochi anni fa insomma. Rolling Stone l’ha piazzato al sesto posto tra i più grandi chitarristi di ogni epoca. E poi la gente amava quel signore con il sorriso stampato in faccia e un po’ grassottello, che la chitarra non la faceva suonare, ma la faceva cantare, parlare, danzare. Sì, B.B. King, il re del blues, è morto, e noi non potevamo non omaggiare uno dei chitarristi più influenti della storia.
L’infanzia da contadino
Riley B. King nasce nel Mississipi il 16 settembre 1925. L’inizio del novecento, nel Mississipi, voleva dire lavorare nei campi di cotone. Il giovane B.B. King guadagna 35 centesimi per ogni 100 libbre di cotone raccolto. Nel frattempo si avvicina alla musica nera e al gospel. Quei campi gli stanno troppo stretti e decide di trasferirsi a Memphis per affinare la sua tecnica da chitarrista e cercare di sbarcare il lunario. Era il 1943 e Memphis stava cominciando a diventare il sogno dei musicisti, soprattutto neri. Qui affinò moltissimo la sua tecnica e iniziò la carriera da disc-jokey, interrotta poi per trasferirsi a Los Angeles. Era il 1949 quando B.B. King si trasferì nella città degli angeli, dove cominciò a registrare i suoi brani negli studi di Sam Phillips, storico fondatore della leggendaria Sun Records. Bastò poco per far entrare B.B. King tra i grandi. Gli anni ’50, infatti, sono stati tra i più floridi per il re del blues che, grazie a una lunga serie di successi come You Know I Love You, Woke Up This Morning, Please Love me, e tanti altri, riuscì a piazzarsi tra gli esponenti del R&B più importanti del momento.
Riley B. King diventa B.B. King, il re del blues
Ma saranno gli anni ’60 a trasformare B.B. King da contadino a super-star della musica non solo blues. Dapprima il 1962, con la sua firma per la ABC Paramount-Records, poi il 1964 con lo storico concerto al Regal Theater di Chicago. Quel concerto diventerà poi un album leggendario, uno degli album live blues più importanti di sempre. Poi il 1968 con un altro album leggendario: Lucille. Lucille, come il nome che ha dato alla sua Gibson ES-355. Ma il successo al di fuori del blues arriverà forte nel 1969 con una cover di Roy Hawkins: The Thrill Is Gone. Questo brano scalerà le classifiche non solo R&B, ma anche Pop, diventando un successo internazionale. Gli anni ’70, B.B. King, cavalca il successo di The Thrill Is Gone e continua a sfornare pezzi di grandissimo successo di critica e commerciale, come To Know You Is to Love You. Pian piano inciderà sempre meno, ma B.B. King è uno dei pochi artisti a non aver conosciuto periodi di crisi importanti o duraturi. Sarà probabilmente per la sua attività live pazzesca: in alcuni anni farà registrare anche 300 live, un numero davvero assurdo, considerando anche la potenza e l’intensità di un suo show.
Dalla fine degli anni ’80 a oggi: collaborazioni e live
Entrato ormai nella leggenda, B.B. King comincia a godersi la rilassatezza della terza età: gli show non saranno più trecento, ma la musica, le partecipazioni a show televisivi e soprattutto le collaborazioni, non mancheranno. Nel 1988 entra di nuovo nelle radio americane con un bellissimo brano scritto e cantato insieme agli U2, The Love Comes To Town. Varie collaborazioni ci saranno anche con alcuni artisti nostrani, come quella con Zucchero, in una bellissima versione di Hey Man. Oppure con Edoardo Bennato, nel 1990, al Pistoia Blues. Ma la collaborazione meglio riuscita è con un altro dio della chitarra: Eric Clapton. I due incideranno nel 2000 Riding With The King, che scalerà le classifiche e farà tornare di moda il blues.
B.B. King continuerà a fare concerti fino al 2013 circa. Quelli del 2014 li annullerà dopo essere caduto a Chicago, ma le sue condizioni di salute erano già peggiorate per colpa del diabete incalzante. Aveva 89 anni e aveva vissuto alla grandissima.
Addio B.B. King, re del blues, sarà dura trovare un degno erede. Molto dura. E forse la voglia manco ce l’abbiamo.
Raffaele Cars