Bob Marley è l’icona incontrastata della musica Reggae, del ciclone venuto dalla Giamaica che si abbattè su tutti gli altri continenti. Non solo rese popolare in tutto il mondo un genere fino ad allora semisconosciuto, ma la sua influenza si estese anche oltre i confini del Reggae. Scopriamone di più.
Il rastafarianesimo
Nel 1962 la Giamaica si rese indipendente dal Regno Unito. La situazione socioeconomica era, però, disastrosa. Come in tutti i periodi di crisi, la popolazione cercò un appiglio, una speranza di salvezza. Questa speranza si chiamava rastafariensimo.
Il termine deriva da Ras Tafari, ossia Haile Selassie I, sovrano d’Etiopia, che si presentava come discendente diretto di Re Salomone e della Regina di Saba. Secondo il Rastafarianesimo, il sovrano etiope era il nuovo Messia, inviato sulla terra per liberare la popolazione nera, come sarebbe stato profetizzato dalle Sacre Scritture.
Il messaggio del Ras Tafari era chiaro: gli afroamericani dovevano valorizzare le proprie radici africane. La nuova religione, che ebbe grossa diffusione in Giamaica, è caratterizzata esteriormente dai dreadlock, le lunghe trecce di capelli che si richiamano al mito di Salomone, e dall’uso della marijuana a scopo meditativo, perchè, secondo la leggenda, erba cresciuta sulla tomba di Salomone.
Il Rastafarianesimo era un vero e proprio stile di vita, basato su una forte disciplina morale.
Il reggae dei rasta: Bob Marley
Contemporaneamente all’indipendenza, la Giamaica iniziò a valorizzare la propria tradizione musicale. In questo periodo inizia ad emergere il “reggae“. Il termine deriva dalla parola “ragga“, che indicava il ritmo “rozzo” della musica che stava nascendo in quegli anni.
Col diffondersi della religione rastafariana il sound del reggae si modifica, diventando più lento e rilassato, e testi reggae iniziano a divulgare il pensiero rasta, soprattutto grazie ai Wailers, la band di Bob Marley.
Dietro il fenomeno Bob Marley c’è Chris Blackwell, produttore discografico inglese che visse, durante la sua infanzia, in Giamaica. Blackwell fondò un’etichetta discografica con l’obiettivo di rendere popolare, appunto, la musica giamaicana. Nel 1973 Blackwell pubblica l’album Catch A Fire di Bob Marley: l’opera ha un impatto pazzesco e la cultura rastafari, insieme al reggae, approda in occidente, abbracciata da alcuni per convinzione, da altri come semplice moda.
L’album successivo, Burnin’, contiene I Shot The Sheriff, e rafforza la popolarità di Bob Marley in tutto il mondo. Dopo lo scioglimento del sodalizio dei Wailers, Bob Marley continua a produrre successi su successi, come Is This Love? e soprattutto No Woman No Cry, il suo brano più famoso.
Il reggae di Bob Marley è, dal punto di vista culturale e sociale, la voce delle classi più disagiate della Giamaica; il reggae è, come qualsiasi musica “black” che si rispetti, veicolo di messaggi sociali e religiosi. L’influenza della musica Reggae si estende anche sul rock occidentale, coinvolgendo, ad esempio, band come i Clash e i Police.
L’11 maggio 1981, a soli 36 anni, Bob Marley morì di cancro. Anche la sua giovane morte contribuì a consacrarlo come icona leggendaria, sempre più venerato negli anni successivi, come capostipite di uno dei generi più popolari dell’ultimo secolo e di uno stile di vita alternativo a quello occidentale.
Davide Esposito
Bibliografia
Africa United in E. Guaitamacchi, Storia del Rock, Hoepli, Milano 2014