Camille Claudel: arte, genio e follia

Genio, miseria, arte, passione e follia, sono le parole che meglio descrivono Camille Claudel, scultrice francese del XIX secolo spesso ricordata solo in relazione alla sua storia d’amore e disperazione con il celebre Auguste Rodin.

ClaudelSi parla spesso della grande influenza che quest’ultimo ebbe su Camille, e purtroppo il suo grande contributo all’arte del maestro aspetta ancora di essere considerato.

Camille Rosalie Claudel nacque a Villeneuve-sur-Fère, in Piccardia, da una famiglia borghese e benestante e suo fratello era il noto Paul Claudel, poeta e drammaturgo della cerchia di Mallarmè, che occupò importanti cariche della politica diplomatica francese. Iniziò sin da bambina a modellare la terracotta, e mentre nelle accademie si cominciava da lunghi esercizi di copia di nature morte, Camille cominciò a dedicarsi subito ai soggetti viventi e le sue piccole sculture venivano cotte dalla cuoca nel forno di casa.

Nel 1881 la famiglia Claudel si trasferisce a Parigi e per Camille fu una grande fortuna: cominciò a frequentare il Louvre e l’Academié Colarossi dove il suo maestro fu Alfred Boucher, il quale capì le doti della giovane artista e diventò il suo primo grande sostenitore. A soli diciotto anni Camille espose per la prima volta al Salon di Parigi. Quando nel 1883 Boucher decide di partire per l’Italia si fa sostituire da Auguste Rodin raccomandandogli, in particolar modo, proprio Camille. Così nel 1884 avviene l’incontro tra i due e Auguste scrive a tal proposito:

Ha una natura profondamente personale, che attira per la grazia, ma respinge per il temperamento

In quegli anni Rodin stava lavorando alla “Porta dell’Inferno” (oggi al Museo d’Orsay a Parigi) e Camille lo aiutò soprattutto nella realizzazione di mani e piedi per le figure di grandi dimensioni. Il rapporto tra i due non fu semplice, Camille era competitiva, quasi tirannica, e il loro rapporto cominciò ad inclinarsi quando Rodin si rifiutò di lasciare la sua compagna Rose Beuret, dalla quale aveva avuto anche un bambino.

Nonostante questo restarono insieme fino 1898, e nel frattempo Camille aveva avuto una relazione con il compositore Claude Debussy, conosciuto nel salotto di Mallarmè, e che si innamorò follemente di lei.

Da un punto di vista artistico si è spesso parlato di un rapporto sbilanciato dalla parte di Rodin, la cui scultura del non-finito influenzò fortemente la giovane artista. Ma anche Camille diede tanto al suo maestro, e anche se il suo corpo non fu mai ritratto da Rodin, opere come la “Danaide” e “Je suis belle” sembrano rimandare a quel clima di forte infatuazione e indicibile sofferenza che improntò l’intera vicenda.

Claudel
Camille Claudel, “La vague”

Gli anni novanta furono comunque i più proficui per l’artista e realizzò le sue sculture più celebri, tra le quali ricordiamo “L’Age mur”. Qui compare la stessa scultrice nelle vesti di una delle figure della composizione, l’implorante, ovvero una giovane donna in ginocchio che protende le braccia verso un uomo più anziano che, voltato di spalle, si lascia trasportare da un’altra donna: Camille che cerca di trattenere Rodin, il quale resta però con la sua fedele compagna Rose. Suo fratello Paul scrisse:

Mia sorella Camille, implorante, umiliata, in ginocchio, lei così superba, così orgogliosa mentre ciò che si allontana dalla sua persona, in questo preciso momento, proprio sotto i vostri occhi, è la sua anima

La predilezione di Camille era per i soggetti femminili in sculture di piccole dimensioni. Da qui in poi, però iniziò il declino. Rimasta solo dopo la fine della relazione con Rodin, visse in miseria e le sue lettere sono ricche di richieste d’aiuto e di anticipi di denaro.

Suo padre cercò di aiutarla sempre economicamente e probabilmente riusciva a guadagnare dei soldi realizzando bozzetti, che però non essendo stati firmati, non sono mai stati identificati. Continuò comunque ad esporre e riuscì sempre ad attirare l’attenzione dei critici d’arte su di lei.

Lo stato della sua salute mentale iniziò ad aggravarsi nel 1905: era ossessionata dal furto e dal plagio e pensava che Rodin la facesse spiare per rubarle le idee, distrusse alcune sue opere e tutto questo si trasformò presto in psicosi. Venne allontanata anche dalla sua famiglia e nel marzo dl 1913 venne ricoverata in un istituto psichiatrico vicino Parigi dove trascorse circa trent’anni.

Dal giorno del ricovero Camille non prese più in mano lo scalpello e il suo talento morì con lei il 19 ottobre del 1943.

Manuela Altruda