Cesare Cremonini, nuovo album in uscita
Più che logico live, questo il titolo del prossimo album di Cesare Cremonini out il 26 maggio che, oltre a restituire uno spaccato dell’ultimo tour, offrirà al pubblico quattro inediti (46, Lost in the weekend, Quasi quasi e Buon viaggio), quest’ultimo già presentato come singolo.
Per il cantautore si tratterà dell’ottava pubblicazione da solista (finora cinque album in studio, un live e una raccolta).
Cesare Cremonini, nato il 27 marzo 1980 a Bologna, città di Guccini, Dalla, Morandi, Carboni e Bersani, inizia a studiare pianoforte fin dai sei anni. A undici riceve in regalo un album dei Queen, gruppo il cui ascolto comporterà il progressivo distacco dalla musica classica e il conseguente avvicinamento al pop-rock.
Al 1996 risale la fondazione dei Senza filtro, gruppo formato con compagni di liceo, con i quali propone principalmente cover di Beatles, Oasis e Radiohead.
Alla fine di quell’anno l’incontro con Walter Mameli, che diventerà manager nonché produttore artistico della giovane formazione.
Da un cambio di line-up, nel 1999, nascono i Lùnapop, band che si fa rapidamente strada vincendo il Festival di San Marino. Notati dalla neonata Universo, piccola etichetta romana, esordiscono nel novembre con Squérez, primo ed unico album a nome Lùnapop.
I Lùnapop di Squérez: consacrazione e scioglimento
L’album, dodici tracce di pop-rock, deve il suo nome a un termine del gergo musicale giovanile, corrispondente all’esclamazione «merda!», utilizzata come buon augurio prima di un’esibizione.
Musica di giovani per giovani: il che, però, non è sinonimo di bassa qualità.
Le canzoni, suonate in maniera più che accettabile, sono sì monotematiche (argomento amoroso), ma i testi, per quanto ingenui e semplici, appaiono freschi e non banali. Le prime otto filano lisce come l’olio e si fanno ascoltare molto piacevolmente. Sottotono le ultime. Titoli migliori: Niente di più, Vorrei, Se ci sarai, 50 Special, Qualcosa di grande.
In seguito al boom di vendite, il gruppo si sfascia rapidamente perché, inaspettatamente famoso da un giorno all’altro, non riesce a gestire la pressione. L’ultima esibizione dei Lùnapop avviene il 13 settembre 2001 all’Arena di Verona, in occasione della finale del Festivalbar.
La carriera da solista
Cesare Cremonini, seguito da Ballo, bassista dei Lùnapop, tenta allora la carriera solistica. Esordisce nel 2002 per la Warner, con Bagus, di dodici tracce, alle quali se ne aggiunge una tredicesima, apparsa in un’edizione successiva (Gongi boy).
L’album, che prende il titolo da un termine indonesiano che significa ‘tutto ciò che è puro e bello‘, è dedicato, come emerge da alcuni brani (Latin lover, Piccola Ery, Invece sei tu, Due stelle in cielo) alla allora ragazza di Cremonini, Erica.
Il programmatico tentativo di distacco dalle sonorità dei Lùnapop rimane in gran parte disatteso, perché l’artista non possiede ancora la maturità necessaria per il salto di qualità. I testi, sempre d’amore, restano infatti ingenui (sono anche inferiori a quelli di Squérez) e la musica, ad eccezione di qualche buono spunto (Latin Lover, Vieni a vedere perché, la titletrack strumentale) sa di già sentito (Padremadre, Gli uomini e le donne sono uguali). Lì dove il testo è leggermente migliore (E invece sei tu), delude la musica, portata troppo per le lunghe. Il suo predecessore, insomma, nel complesso suona meglio, perché appare più spontaneo, avendo meno pretese. Classico disco di transizione, ancora poco personale.
Tre anni dopo ecco Maggese (Warner), di dodici tracce, registrato presso i celeberrimi Abbey Road Studios di Londra.
Fin dalle prime note della titletrack, ci accorgiamo di un Cesare Cremonini decisamente maturato, che si discosta un po’ dal pop-rock per avvicinarsi maggiormente alla musica d’autore. Migliore la scrittura, più curata la musica, anche grazie al supporto di elementi sinfonici.
Pur parlando sempre di amore, Cesare Cremonini lo fa in maniera meno ingenua e banale (Le tue parole fanno male, Marmellata#25). Episodi migliori sono Sardegna, che ricorda in piccolo il De Gregori di Alice e Carillon: brano inconsueto, che riproduce messaggi vocali lasciati alla segreteria telefonica di Cesare e suoni vari presi in giro per la strada. In chiusura Linda & Moreno, tributo strumentale alla musica classica.
Il primo bacio sulla luna, uscito nel 2008 sempre per la Warner, cerca di proseguire, attraverso i suoi dodici pezzi, in quell’avvicinamento alla musica d’autore già evidente nel precedente lavoro. Emergono tematiche che non siano quella amorosa, come l’insonnia − con tutti i tòpoi che la notte porta con sé (Le sei e ventisei) −, la noia vs la creatività (La ricetta) oppure il mascheramento dell’uomo e dell’artista (Il pagliaccio). Interessanti alcune soluzioni musicali (Figlio di un re, Qualsiasi cosa). Molto intense anche la strumentale Cercando Camilla e Deve essere così.
Nel 2012 è la volta di La teoria dei colori, di undici tracce, per la Tre Cuori. La formula ‘canzone d’autore’, che s’era timidamente affacciata nei due album precedenti, lascia nuovamente spazio al pop-rock più commerciale a dispetto dei contenuti, che si riducono nuovamente all’amore. Qui e lì qualche buono spunto musicale (Il comico, che ricorda i Coldplay, Una come te, Il sole), vanificato completamente dai testi.
Cesare Cremonini resta un eterno bambinone che continua a cantare di amore nel modo in cui ci si aspetterebbe lo facesse un ventenne, con la sola differenza che lui ha ormai trent’anni suonati. I testi si complicano nelle metafore, si arricchiscono di immagini, ma restano ciononostante abbastanza insipidi.
Brano migliore: Amor mio.
Sul pasticciaccio Logico (Tre Cuori), dello scorso anno, è assolutamente meglio sorvolare, tanto nell’analisi quanto nell’ascolto!
Altri brani: Mondo (con Jovanotti), Hello (con Malika Ayane).
Roberto Guardi