La melagrana è il frutto della pianta Punica granatum, meglio nota come melograno. È una bacca di consistenza dura e legnosa, che custodisce all’interno dei semi di colore rosso. Tuttavia, la sua buccia coriacea non custodisce soltanto una prelibatezza dolce quanto il miele, ma anche numerosi miti, alcuni dei quali hanno a che fare con la cultura napoletana.
Napoli è il vaso di Pandora stracolmo di misteri, tradizioni e riti segreti; una città che conserva le tracce di antichi culti pagani, celati dalle simbologie alle quali la società odierna ci ha abituati. È proprio percorrendo questi arcani sentieri che si scopre la storia di cui la melagrana è protagonista.
La melagrana: dal mito alla simbologia
La pianta del melograno è considerata, accanto alla vite, tra i più antichi alberi da frutta coltivati. Una leggenda narra che Venere donò agli uomini il melograno, facendolo piantare a Cipro. Nell’antica Grecia, infatti, il melograno era una pianta sacra a Venere e a Giunone, considerata la protettrice del matrimonio e della fertilità. Numerose pitture raffigurano queste divinità con una melagrana nella mano destra.
La melagrana è legata ad un altro mito, che molto ha a che fare con Napoli: il rapimento di Persefone. Negli Inni Omerici l’episodio è così narrato:
«Attonita, ella protese le due mani insieme per cogliere il bel giocattolo; ma si aprì la terra dalle ampie strade nella pianura di Nisa, e ne sorse il dio che molti uomini accoglie, il figlio di Crono, che ha molti nomi, con le cavalle immortali. E afferrata la dea, sul suo carro d’oro, riluttante e in lacrime, la trascinava via. Ed ella gettava alte grida invocando il padre Cronide, eccelso e potente. Ma nessuno degli immortali o degli uomini mortali udì la sua voce, e nemmeno le ninfe dispensatrici di frutti.»
Si racconta che Demetra cercò freneticamente la figlia, finché convinse Zeus ad intercedere presso Ade per la liberazione di Persefone. Il dio degli Inferi ubbidì, ma non smentì la sua natura:
«…si rallegrò la saggia Persefone, e balzò subito in piedi, colma di gioia, egli tuttavia le diede da mangiare il seme di melograno dolce come il miele – furtivamente guardandosi attorno – affinché ella non rimanesse per sempre lassù con la veneranda Demetra dallo scuro peplo.»
Attraverso il dolce sapore della melagrana, Ade era riuscito a fare di Persefone la regina degli Inferi, concedendole due stagioni delle tre insieme alla madre. In questa chiave di lettura, la melagrana rappresenta la morte e la rinascita a nuova vita: la dea si ricongiungeva per sei mesi con il suo sposo per poi risorgere presso la madre e permettere alla vegetazione di rifiorire.
Non a caso la melagrana diviene il simbolo del nutrimento dei defunti: nella camera sepolcrale di Ramses IV si trova dipinto questo frutto; altri geroglifici raffiguranti la melagrana sono stati scoperti all’interno di tombe egizie che risalgono a 2.500 anni fa. La melagrana assume, così, un duplice significato: la vita e la morte.
Inoltre, la melagrana è fortemente legata al matrimonio, dato che i grani del frutto ricordano l’abbondanza e la fecondità. Se si vuole, la stessa forma richiama il simbolo vaginale. Ancora oggi in Grecia è usanza rompere una melagrana durante i matrimoni, e ai proprietari di una nuova abitazione si suole regalare il frutto per buon auspicio. In Turchia, la sposa getta il frutto a terra e i semi rappresentano il presagio di quanti figli avrà.
Continuando a calpestare il terreno paludoso della simbologia, la melagrana risulta appartenere anche al mondo misterico della Massoneria. La melagrana è la loggia massonica laddove i suoi semi sono i suoi membri, legati da un vincolo di fratellanza e condivisione, sulla base di idee e conoscenza.
Simbolismo religioso: la melagrana da Napoli a Salerno
La pianta di melograno ha acquisito un significato religioso, in quel processo di trasposizione sul piano spirituale dei simboli di matrice pagana. La melagrana è uno dei sette prodotti agricoli della Terra Promessa, elencati nella Bibbia:
«…il Signore ti porterà in un’ottima terra…terra da grano, da orzo e da viti dove prosperano i fichi, i melograni e gli ulivi.»
Nella Scrittura si fa riferimento al melograno come ornamento negli abiti dei sacerdoti e, per il colore vermiglio del frutto, è simbolo del martirio di Cristo e di tutti coloro che hanno dato la vita per Lui.
La melagrana è entrata a far parte dell’iconografia cristiana. Molti dipinti a tema religioso raffigurano Madonne con questo frutto. Come non ricordare il tondo di Botticelli, Madonna della melagrana, che raffigura la Vergine con in braccio Gesù bambino, i quali tengono in mano una melagrana, simbolo della fecondità, ma anche del sacrificio di Cristo, ricordato dai semi che somigliano a goccioline di sangue.
La storia della melagrana coinvolge anche Napoli, città ricca di simboli, che quotidianamente sfuggono al nostro sguardo, forse troppo superficiale e frenetico. La prima tappa di questo itinerario simbolico è la Cappella Minutolo, nel Duomo, resa famosa dall’Andreuccio di Boccaccio. Sulla facciata laterale del sepolcro di Enrico Minutolo, troviamo una Madonna col Bambino: una madre che ha tra le mani la melagrana, contesa con un bambino dallo sguardo minaccioso.
Spostandoci in via Carbonara, troviamo il complesso di San Giovanni, che nasconde numerosi simboli, alcuni dei quali legati alle arti alchemiche. All’ingresso laterale della Chiesa, sulla parte anteriore, oltre ad alcune statue, si nota la scultura di una donna, che richiama poco la cristianità, la quale tiene in braccio un bambino, mentre regge nella mano destra una melagrana, richiamando alla mente, secondo Palumbo e Ponticelli, la regina degli Inferi, Persefone.
Il percorso alla ricerca della melagrana potrebbe rivelarsi tortuoso e lungo. Il nostro punto di arrivo è il Santuario della Madonna del Granato a Capaccio (SA). La Madonna del Granato tiene nella mano destra una melagrana, il frutto della fecondità. L’iconografia della vergine con la melagrana ricorda Hera Argiva, a cui è dedicato un tempio, situato in origine alla foce del fiume Sele, a pochi chilometri dalla città di Paestum. Nelle mani della Madre, il frutto simboleggia la fede cristiana e la volontà di diffondere la resurrezione di Cristo.
Una prerogativa dell’uomo di tutti i tempi è la volontà di lasciare dei messaggi indelebili, sotto forma di simboli segreti. Tentare di scovarli potrebbe essere un passatempo interessante…
«La Natura è un tempio dove pilastri vivi mormorano a tratti indistinte parole; l’uomo passa, tra foreste di simboli che l’osservano con sguardi familiari.» (Charles Baudelaire)
Giovannina Molaro
Bibliografia:
A.Palumbo – M.Ponticelli, Misteri segreti e storie insolite di Napoli, Newton Compton Editori, 2015
Sitografia:
http://www.ilcerchiodellaluna.it/central_Simboli_melograna.htm
http://www.armenia.fr/index.php?option=com_content&view=article&id=82:il-melograno&catid=47:divers&Itemid=88
http://www.sanpietroepaologerenzano.it/pdf/TemiMese/Luglio08.pdf