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Populista!
Una parola che nel panorama politico-mediatico italiano ha assunto un significato prettamente negativo, divenendo, con il suo tono accusatorio, nient’altro che un’articolazione particolare della parola demagogia, mista ad una certa qual misura di dilettantismo.
Eppure se la demagogia è l’arte politica che consiste nel formulare false promesse, il populismo è qualcosa di diametralmente opposto:
Esso non nasce dalla volontà di ingannare il popolo ma da un’ingannevole percezione delle ambizioni del popolo stesso.
Siamo nella Russia di Alessandro II, seconda metà del XIX secolo, un periodo di riforme modernizzatrici, promulgate dallo zar per provare a colmare quel divario con i paesi europei più avanzati, reso evidente dalla Guerra di Crimea.
È in questo clima di riforma che nasce nell’ambito di un particolare gruppo sociale il populismo ( narodnicestvo ).
Intelligencija:
Questo particolare gruppo sociale, la così detta Intelligencija, nasce nell’ambito delle stesse riforme di cui abbiamo parlato, di cui fanno parte l’allentamento della censura e l’ammodernamento dell’istruzione superiore ed universitaria.
Non si tratta di un gruppo identificabile con un unico ceto o una particolare classe, ciò che accomuna tutti gli intelligenty è la centralità dell’esperienza formativa e studentesca, e ciò che li contraddistingue è la particolare consapevolezza di sé, del proprio ruolo, della propria collocazione che questi “lavoratori del pensiero” sviluppano.
L’intelligencija si pone come gruppo a sé stante, distinto e “altro” rispetto al sistema autocratico-burocratico, che non si identifica con specifici interessi di ceto o di classe. Proprio tale condizione sociale ed esistenziale di sradicamento è la premessa del suo universalismo, della capacità di incarnare il ruolo di coscienza critica rispetto al potere
L’intelligencija si pone quindi come gruppo sociale potenzialmente opposto all’autorità statale e quindi come gruppo potenzialmente sovversivo.
Intelligencija e Populismo:
Potenziale che sarà interpretato da una parte degli intelligenty dando vita ad una nuova ideologia e quindi ad un movimento rivoluzionario: il Populismo.
Un’ ideologia che nasce da un particolare sentimento di:
Dedizione verso il popolo che l’intelligencija sente di dover manifestare nella propria attività […] dal sentimento di avere un debito da saldare con coloro che si guadagnano da vivere con le proprie mani, mettendo la cultura e la conoscenza […] al servizio dell’emancipazione e del benessere del popolo
Un’ideologia che si caratterizzerà come “socialismo agrario”, basato sull’idealizzazione della comunità contadina, vista sia come espressione più autentica della tradizione popolare russa sia come fondamento della rigenerazione sociale secondo i principi di eguaglianza e solidarietà.
Seguendo la così detta “via russa al socialismo”: cioè il passaggio al socialismo senza passare per la tappa capitalista, considerata obbligatoria nel materialismo storico marxista.
Un grande errore:
Sviluppatosi inizialmente secondo caratteri cospiratori e terroristici, il populismo russo negli anni settanta proseguì secondo una strada differente, basando la propria attività su “metodi gradualistici”: Diffusione di libri, istruzione, educazione del popolo, propaganda.
Intellettuali e studenti sciamarono dalle città verso le campagne, nell’intento di mettere le proprie competenze al servizio dei contadini e di sollecitarli alla rivoluzione.
Ma le speranze erano mal riposte, i contadini rimasero indifferenti e ostili e spesso denunciarono alla polizia gli sconosciuti, quello “spontaneismo rivoluzionario contadino” tanto idealizzato si rivelò totalmente inesistente.
Il populismo tornò allora, dopo un periodo di sbandamento e repressione, ai metodi terroristici, riuscendo infine ad assassinare lo zar Alessandro II il 13 Marzo del 1881, paradossalmente proprio lo stesso giorno in cui lo stesso aveva firmato un importante progetto di riforma poi noto come “costituzione di Loris-Melikov”.
La via italiana al populismo:
Cosa ha a che fare il populismo russo con partiti italiani come il Movimento 5 Stelle o la Lega Nord di Matteo Salvini? Assolutamente niente.
Assistiamo qui ad un fenomeno storico-linguistico: le parole con il passare del tempo cambiano di significato e soprattutto nell’età contemporanea sono i social-media a definire il significato di una parola.
Il M5S e la Lega sono più che altro i discendenti del qualunquismo italiano, del famoso benaltrismo e del trasformismo figlio della sinistra storica di Agostino De Petris.
Ma allora perché populismo?
La risposta è semplice e viene da Noam Chomsky: “Populismo significa appellarsi alla popolazione”.
Quindi chiunque dovesse appellarsi alla popolazione diverrebbe in questo modo un populista ( non sono poi così certo che Isutin, Necaev, Natanson così come gli assassini dello zar Zeljabov e Perovskaja sarebbero d’accordo su questa declinazione della parola populismo ).
Ma come ci insegna un grande storico del novecento: “la storia è cambiamento” e in questo caso anche cambiamento di significato delle parole.
Mario Sanseverino
Fonti
- http://www.wired.it/attualita/politica/2015/03/16/populista/
- http://www.ilfattoquotidiano.it/2013/10/31/populismo-cari-politici-imparate-il-senso-delle-parole-che-pronunciate/762407/
- Giovanna Cigliano, La Russia contemporanea. Un profilo storico, Roma, Carocci editore, 2013.