Capa sapeva che cosa cercare e che cosa farne dopo averlo trovato. Sapeva, ad esempio, che non si può ritrarre la guerra, perché è soprattutto un’emozione. Ma lui è riuscito a fotografare quell’emozione conoscendola da vicino.
Così affermava e a ragione John Steinbeck, noto scrittore statunitense, in occasione di una pubblicazione commemorativa di alcune fotografie di Robert Capa.
Endre Ernő Friedmann, noto appunto come Robert Capa, fu infatti il fotografo ungherese che più di tutti riuscì a cogliere la drammaticità della guerra attraverso reportage che ben rendono testimonianza degli orrori e della profonda disperazione esistenziale dell’uomo perpetuatisi durante la guerra civile spagnola (1936-1939), la guerra sino-giapponese (1938), la seconda guerra mondiale (1941-1945), la guerra arabo-israeliana (1948) e non ultima la prima guerra d’Indocina (1954).
Capa fu un fotografo attento ai problemi del mondo, militante, rivoluzionario come pochi fotografi ancora oggi sanno esserlo.
Morte di un miliziano lealista
Nel 1936, Capa divenne famoso in tutto il mondo per la foto presente qui sotto e che ritrae un soldato dell’esercito repubblicano colpito a morte da un proiettile sparato dall’esercito del dittatore Francisco Franco.
Una delle fotografie di guerra più famose che ancora oggi suscita nell’osservatore un turbinio di emozioni. Smarrimento, angoscia, rabbia, stupore, ma la foto in questione è stata anche oggetto di una lunghissima querelle circa la sua presunta inautenticità.
All’inizio degli anni ’70, lo storico della fotografia Aldo Gilardi analizzò i negativi originali di Capa. Successivamente El Periodico de Catalunya, quotidiano di Barcellona, affermò che la foto fu scattata a Cordova (Andalusia), precisamente nel villaggio di Espejo e non a Cerro Murriano come aveva invece affermato Robert Capa.
Qual è la verità? Del resto, c’è da dire che l’eventuale non autenticità non varrebbe ad eliminare l’immenso valore storico assunto da tale foto quale emblema dei soldati lealisti morti a causa della guerra civile spagnola.
Scioglimento del dilemma?
Nel 2013 il Centro Internazionale di Fotografia ha diffuso un’intervista radiofonica del’47, in cui lo stesso Robert Capa affermava: “Ho scattato la foto in Andalusia, mentre ero in trincea con 20 soldati repubblicani, avevano in mano dei vecchi fucili e morivano ogni minuto..Ho messo la macchina fotografica sopra la mia testa e senza guardare ho fotografato un soldato mentre si spostava sopra la trincea, questo è tutto. Non ho sviluppato subito le foto le ho spedite assieme a tante altre. Sono stato in Spagna per tre mesi e al mio ritorno ero un fotografo famoso, perché la macchina fotografica che avevo sopra la mia testa aveva catturato un uomo nel momento in cui gli sparavano. Si diceva che fosse la miglior foto che avessi mai scattato, ed io non l’avevo nemmeno inquadrata nel mirino perché avevo la macchina fotografica sopra la testa”.
Nuovamente, qual è la verità? Risponde ancora una volta lo stesso Capa, una felice sintesi non solo della sua immensa produzione artistica ma anche del senso più intrinseco della fotografia.
Per scattare foto in Spagna non servono trucchi, non occorre mettere in posa. Le immagini sono lì, basta scattarle. La miglior foto, la miglior propaganda, è la verità.
http://www.magnumphotos.com/C.aspx?VP3=CMS3&VF=MAGO31_10_VForm&ERID=24KL535353
http://www.icp.org/browse/archive/constituents/robert-capa?all/all/all/all/0
Sara Giustino