La caratteristica più famosa di Joker è, da sempre, la sua follia. Negli ultimi anni anche chi non è solito leggere fumetti ha potuto ammirarla grazie al film Il Cavaliere Oscuro in cui il villain è interpretato da Heath Ledger. La trama del film, e la caratterizzazione del Joker, devono molto al fumetto The Killing Joke, scritto da Alan Moore e pubblicato nel 1988.
Come molti ricorderanno nel film uno degli obiettivi di Joker è far crollare psicologicamente Harvey Dent, per dimostrare che “basta una giornata storta per trasformare il migliore degli uomini in un folle“.
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La nascita di Joker in The Killing Joke
The Killing Joke narra le origini di quella che potremmo definire la principale nemesi di Batman. O almeno, una delle origini… perché, stando alle sue stesse parole “se proprio devo avere un passato, preferisco avere più opzioni possibili!“
Comico fallito, il futuro Joker accetta di compiere un furto per poter guadagnare i soldi necessari a garantire la sopravvivenza della sua famiglia. Poco prima di mettere in atto il crimine però la moglie rimane uccisa, portando con se il figlio che aveva in grembo, e l’uomo vorrebbe rinunciare allla rapina. I suoi complici, però, non ammettono scusanti: il delitto va portato a termine.
Durante il furto il gruppetto viene scoperto: inseguito dalla polizia Joker finisce nello scarico della fabbrica, pieno di agenti chimici inquinanti, che deturpano il suo volto per sempre. Con la morte della moglie incinta ed il viso sfigurato, il Joker ha fatto qualcosa di ben più grave che cadere in una pozza di scarico: è precipitato nel baratro della follia. La sua giornata storta si è conclusa, e con essa la vita di quel mite comico fallito.
A dispetto della tragedia di cui è vittima Joker non trova sfogo nel pianto, bensì nella risata. La vita stessa ormai gli appare come un’amara barzelletta, e a modo suo decide di proseguire nella sua precedente carriera. In un certo senso il personaggio del Joker ricorda molto da vicino quello del Comico (Watchmen), che vede il vero volto del mondo (malvagio) e decide di diventarne una distorta parodia.
La tesi “dedicata al crimine”…
The Killing Joke, però, non è interamente un racconto delle origini: esso è in gran parte ambientato ai giorni nostri. Il Joker vuole dimostrare come ciò che è successo a lui possa accadere a chiunque: in fondo basta una sola giornata storta a trasformare il migliore degli uomini in un pazzo criminale.
Per provare questa sua “tesi dedicata al crimine” egli userà come cavia un uomo dallo spiccato senso morale, il commissario Gordon. Il Joker dunque entra in casa sua, spara alla figlia Barbara (per poi fotografarla, nuda), e lo rapisce conducendolo in un Luna Park abbandonato dove allestisce il suo “show”. Lì mette in piedi quella che vorrebbe essere la più grande dimostrazione della sua follia: mostrare ai sani come anch’essi siano sull’orlo del burrone, senza alcuna eccezione. La pazzia non è mai più lontana di un passo, sprofondarci è un attimo.
…e il fallimento della stessa
Dopo essere stato torturato psicologicamente (tramite la visione di foto della figlia nuda e sanguinante) Gordon viene soccorso da Batman. Benchè provato, benchè assapori ormai la follia egli è ancora lucido. Il Joker ha sbagliato, la sua tesi è scorretta. Infatti, Gordon, nonostante vorrebbe, da un lato, far del male al Joker, riesce a trovare la forza di dire a Batman: “Lo voglio dietro le sbarre… e ce lo voglio secondo la legge! Deve vedere che i nostri metodi funzionano!“
Joker: l’unico pazzo?
Nello scontro tra Batman e Joker che segue non sono i muscoli a farla da protagonisti bensì le parole: il folle clown non vuole una vittoria, non vuole un omicidio, ma neanche il perdono. Leggendo il suo discorso non si può fare a meno di pensare che, in fondo, l’unica cosa che cerca da Batman sia la comprensione. Il motivo, ai suoi occhi, è palese: lui è pazzo, ma Batman è forse da meno? Agli occhi del Joker anche Batman deve avere avuto una brutta giornata, “altrimenti perché ti vestiresti come un topo volante?!“
Entrambi fuori di testa: questo è il verdetto di un pazzo. Forse la divergenza tra le strade che hanno scelto deriva soltanto dalla loro situazione precedente: Batman era un bambino ricco, amato. Joker un adulto deluso e fallito.
In fondo i due personaggi sono molto simili, nonostante siano l’uno l’opposto dell’altro. Il bianco e il nero, lo Yin e lo Yang. Batman questo lo sa, e benchè sappia anche che la loro eterna battaglia terminerà inevitabilmente con la morte di uno dei due ne sembra quasi dispiaciuto. Vorrebbe aiutarlo, non punirlo. Arriva persino a sperare di “lavorare insieme”. E il Joker, per un attimo, vorrebbe accettare. Ma rifiuta, perché a suo dire si è spinto “troppo oltre, e ormai è troppo tardi“.
The Killing Joke: uno scontro finito con una barzelletta
Il fumetto si conclude qui, o quasi. C’è un’ultima, malinconica scena. Il Joker racconta una barzelletta su due pazzi e, dopo qualche secondo, anche Batman scoppia a ridere insieme all’uomo che, a dispetto della sua fama di “nemico storico”, potrebbe essere in fondo colui che lo comprende meglio.
Marco Giusto