Vaporteppa è la prima collana del marchio Antonio Tombolini Editore. Insieme al suo ideatore e direttore editoriale Marco Carrara, cercheremo di capire qual è la situazione del mercato editoriale italiano in generale e quello fantastico e fantascientifico nel particolare, focalizzandoci sull’esperienza di una piccola casa editrice con appena un anno di vita.
Indice dell'articolo
1) Salve Marco, ci può dire come e perché è nato Vaporteppa?
L’idea di base? Per portare quel tipo di narrativa fantastica che non veniva portata in Italia e puntare a selezionare opere in cui l’autore non nascondesse il proprio stile dietro gli errori più comuni e dietro la vaghezza: opere immersive, con frasi sensoriali, precise, chiare, con molto filtro psicologico del personaggio.
Opere che siano l’esperienza di entrare nella testa di qualcuno e vedere il mondo come lo vede lui, anche se magari è “solo” fantasy e fantascienza. Il “solo” è ironico, ovviamente: a furia di abituarsi a ritenere che “narrativa di genere” equivalga a “serie C”, troppo spesso si è finiti a scrivere opere prive di profondità umana e di contenuti, che erano davvero di “serie C”.
Non è questo che voglio vedere. Chi ama fantascienza e fantasy deve pretendere di più e lavorare per creare qualcosa di migliore, con lo stesso impegno con cui si creano altre opere… anzi, di più, visto che per sconfiggere i pregiudizi non si può solo far bene quanto basta: bisogna fare più del necessario. Fallire va bene, in tutti i campi è pieno di fallimenti, ma almeno bisogna provare.
2) Ci sono stati ostacoli alla creazione di questa collana?
Il progetto iniziale era di realizzare, con l’appoggio di un editore amico, una casa editrice specializzata in narrativa fantastica.
Il progetto ha avuto dei rallentamenti e dopo 10 mesi, senza chiare prospettive di quando sarebbe iniziato, in accordo con l’editore ho deciso di portarlo altrove e tentare una via diversa: invece di una casa editrice tradizionale, con tutti i problemi storici divenuti ormai ingestibili che presto (credo) uccideranno molte piccole case editrici, tentare subito un progetto più orientato al futuro.
Da un lato mi è dispiaciuto, e a livello di guadagni ci ho sicuramente rimesso molto, ma da un altro lato poter partire senza nulla dei vecchi modelli di editoria dietro ad appesantire il progetto è stato un sollievo. Bisogna guardare al futuro, anche quando è doloroso lasciarsi il passato e la sua “sicurezza” alle spalle. Direi “soprattutto” quando è così.
Antonio Tombolini, A.D. di Simplicissimus BookFarm Srl, ha creduto subito in questo progetto e così è nata Vaporteppa, la prima collana di Antonio Tombolini Editore. È andato tutto liscio, con giusto quelle minime difficoltà iniziali per tentare subito di portare un’opera di un autore importante come Michael Swanwick, ma per il resto abbiamo avuto fortuna con gli autori e gli altri collaboratori. Traduttori disponibili e preparati, un illustratore innamorato del progetto con cui ero tornano in contatto proprio poco prima che Vaporteppa nascesse ecc.
3) In cosa si distingue Vaporteppa dal mercato editoriale tradizionale? Come può competere in tale mercato?
Il nostro impegno è tutto puntato sul formare nuovi autori. Chi non conosce il mercato editoriale non ha idea di come sia davvero dentro, di quanto poco appoggio si ottenga dagli editor anche in case editrici importanti. E quando si ottiene un appoggio, spesso è peggio che non averlo: gli editor sono privi di formazione specifica e non sanno distinguere i problemi oggettivi (Tecnica) dal loro gusto personale (Bias). Senza saper distinguere non sono in grado di valorizzare l’autore permettendogli di scoprire cosa davvero voleva trasmettere e come aiutarlo a esprimerlo al meglio, a livello di struttura (storia, intreccio) e a livello di scrittura terra-terra delle frasi.
Noi formiamo gli autori. Li appoggiamo. Se hanno problemi, sanno che possono chiedere e parlare delle loro idee. Mi piace che gli autori, proprio grazie alla formazione di base ricevuta, siano pienamente autonomi e realizzino la prima stesura da soli senza chiedere nulla… ma può capitare che sentano il bisogno di un aiuto per scoprire la natura autentica della loro storia, perché solo capendo quella e capendo il proprio personaggio si può progettare un sistema di antagonisti e conflitti che valorizzino il tutto. O altri problemi simili. Il mio scopo, anche quando so qual è la risposta (spesso i problemi sono evidentissimi subito), non è di dare la risposta: è di guidare l’autore in un percorso di comprensione in cui lui stesso arrivi alla risposta. Una verità che si scopre da soli è molto più incisiva di una che piove dall’alto.
Quando la prima stesura è fatta, se la storia è solida e funziona, si inizia il lavoro di aggiustamento del testo: line editing. Il processo è velocizzato dal fatto che i nostri autori sono già istruiti e conoscono le basi della corretta scrittura immersiva. Più l’autore è competente, meno devo lavorare: si investe molto tempo prima, si risparmia molta fatica dopo. Naturalmente ogni autore ha la sua sensibilità e il suo stile, che può cambiare anche di opera in opera (lo stile è contenuto, d’altronde), ed essere più o meno capace di creare visioni vivide per il lettore. Il line editing e la comune formazione non appiattiscono né rendono uguali i diversi autori, né rendono le loro opere perfette: l’intervento di revisione può solo migliorare ciò che già c’è, segnalando all’autore dove qualcosa non va e chiedendo di correggerlo nei limiti delle sue capacità.
Sappiamo che i nostri autori percepiscono in modo chiaro il vantaggio di operare con noi, invece di venire lasciati al caso o essere mal guidati. Coinvolgiamo l’autore nello sviluppo della copertina, chiedendo il suo parere fin dalla bozza, e riconosciamo il 50% delle royalties: facciamo metà e metà con l’autore sugli ebook. La norma di mercato è il 25%, considerata perfettamente corretta da grandi e piccoli editori, giusto per precisare. Non dico che 25% non vada bene, dico solo che per noi un autore merita di più e quindi diamo di più.
I nostri autori sono liberi di pubblicare opere con chi vogliono (e auguriamo a tutti un contratto con un editore grosso), ma sappiamo che noi saremo, tra i piccoli editori, la loro prima scelta.
4) Come si approccia ai nuovi talenti? Quali parametri usa per scegliere i nuovi autori di Vaporteppa?
A Vaporteppa arrivano parecchie opere da visionare. Questo spiega le code e i tempi non brevissimi, legati al fatto che preferisco affrontare un’opera nuova solo se sono dell’umore ideale per godermela dandole più chance possibili di mostrarmi cosa vale. Sì, volendo potrei farlo a comando, impormi l’analisi oggettiva pura in qualsiasi condizione, ma per ora preferisco aspettare l’umore giusto e occuparmi degli altri lavori legati alla collana nel resto del tempo.
Se ho ricevuto una sinossi la guardo. Spesso non arrivano vere sinossi, arrivano descrizioni inadatte perfino come quarte di copertina. Regolarmente non è indicato il what if dell’opera, la condizione fantastica che rende quella vicenda possibile solo in un contesto diverso da quello reale del nostro mondo. Spesso non viene indicato nemmeno dopo espressa richiesta: brutto segnale, se un autore non ha idea di quale sia il what if forse è così a digiuno di fantastico da ritenere gli elfi nei boschi e i nani nelle miniere una cosa terribilmente innovativa e geniale. Oh, nulla di male per quei due cliché in sé, ma non sono proprio innovativi…
Raramente è presente una sinossi scena per scena, o anche solo una spiegazione di massima della struttura dell’opera in relazione al personaggio e alla sua evoluzione, a cosa desidera e cosa scatena il conflitto ecc. Questo non mi aiuta. Comunque, cerco di cogliere quel che posso da quanto mi scrivono.
Poi arriva la lettura, dall’inizio. Quando viene superata una certa quota di errori da dilettante, comincio a leggere altrove a campione. Sai, magari dopo è scritto meglio, magari dopo ci si immerge meglio nel personaggio. Se non migliora mai e se l’idea presentata non è geniale, è un “NO”. Per ora nessuna idea così geniale da vincere una scrittura scadente.
In compenso ho trovato alcuni autori che scrivono bene e hanno idee buone: questi vengono scelti. Una base minima di partenza nella scrittura, non solo nelle idee, deve esserci: gli autori voglio seguirli negli anni, vero, ma non voglio averne di così inutilizzabili da impiegare molti mesi solo a renderli passabili… sempre che sia possibile, e non è detto! Tanto varrebbe scegliere persone a caso in strada, allora.
Il tempo è poco, imparare a scrivere bene è possibile, le risorse online per farlo ci sono: ciò che mi arriva è anche un test di “intelligenza” (l’intelligenza di capire che prima bisogna studiare) e di “volontà” (studiare e applicare). Scrivere senza studiare almeno un po’ prima, senza pensare che sia una cosa che si impara e si fa con criterio, non è rispettoso verso la scrittura e verso i tanti autori che si impegnano.
Visto che gli autori che si impegnano si trovano, mi concentro solo su di loro, scegliendo i migliori. Poi ci sono i casi in “forse” e lì ci penso a lungo, molto, molto a lungo, e conta moltissimo la qualità delle idee fantastiche presentate per farmi decidere.
5) C’è stato un buon riscontro tra i lettori? Sta ricevendo critiche?
Sì, molto buono. Non posso dare cifre esatte, ma diciamo che i nostri primi due romanzi hanno passato il mezzo migliaio di copie vendute da mesi e mesi. Anche la Bizarro Fiction sta andando meglio di quanto credessi, soprattutto a livello di critica. Diversi lettori hanno colto, dietro le bizzarrie, la complessità umana e l’intelligenza che Carlton Mellick III sa inserire nelle sue storie.
Anche il numero di critiche è stato sorprendentemente basso. Ancora di più se consideriamo quanti avevano in passato minacciato attacchi a priori contro qualsiasi cosa fatta da chiunque fosse stato vicino agli ambienti in cui si sostiene lo studio tecnico della narrativa (Gamberi Fantasy e blog vicini).
Le opinioni dei lettori, pure su opere di nicchia, sono state molto positive. I commenti negativi sono stati pochi, praticamente il minimo obbligatorio. Nulla può piacere a tutti, devono esserci per forza dei commenti negativi quando il numero di recensioni cresce.
Abbiamo invece avuto commenti intelligenti, con critiche acute, da parte di lettori che non conoscevo prima di Vaporteppa e che hanno guardato bene dentro le opere che hanno apprezzato e hanno saputo dire cosa le rendeva meno belle di quanto sarebbero potute essere. In un paio di casi sono nati scambi di mail molto interessanti, in cui ho potuto dare un’interpretazione “tecnica” di ciò che il lettore aveva colto spiegandogli perché aveva ragione.
6) Ritiene che il mercato fantasy e fantascientifico in Italia sia in calo? Se sì, perché?
Vari motivi. Cominciamo dicendo che non è il presunto disprezzo verso certa narrativa negli anni ’70 (per dire un decennio a caso) a determinare il fatto che un lettore oggi, spesso, prende in mano un libro di fantasy o fantascienza, legge la quarta di copertina o mezza pagina, e lo rimette al suo posto con espressione tra il perplesso e il disgustato.
In Italia la scuola ha sempre insegnato a non leggere, perché imponeva mattoni (e talvolta mattoni di immondizia) noiosissimi, ma tanto politicamente impegnati e culturali, e denigrava come robetta per deficienti la narrativa d’avventura, horror, fantastica ecc.
Va bene, è vero. Ma questo non ci dice niente di perché ORA i lettori che nonostante lo stigma sociale scelgono di leggere lo stesso è più facile che scelgano un giallo, un rosa o un romanzo storico. Pure quella roba era bistrattata (sì, pure i romanzi storici, che spesso sono solo romanzetti d’avventura generici: lo snob che dirà “eh, se vuoi un romanzo storico vero leggi I Promessi Sposi” lo si trova se si cerca bene) eppure la leggono. Non si legge molto in Italia, ma si legge qualcosa.
Io mi spiego l’incapacità di fantascienza e fantasy di imporsi, negli ultimi anni, con alcuni eventi. Uno è l’invecchiamento di Urania, che a furia di ristampare e ristampare sempre le stesse opere, creando un eterno presente collocato tra anni ’50 e ’70, ogni anno che passa si distanza dalla realtà di oggi. Siamo nel 2015, non siamo più nel 1995, eppure potremmo essere due, tre, quattro o cinque decenni fa a giudicare da tanti Urania che escono.
Adoro Urania per ciò che è stata in passato… ma ormai è quasi la parodia di sé stessa. Visto che si sceglie cosa pubblicare in base a ciò che si pensa del proprio pubblico, è come se immaginassero di avere un pubblico di vecchi lettori persi nel passato, in un eterno “futuro visto dagli anni ‘50”, in cui quando si vuole portare qualcosa di innovativo si resuscita del cyberpunk. Cyberpunk che è in pratica retrofantascienza ormai, concettualmente suona più vecchio e superato – dalla realtà del presente – perfino delle fantasie ottocentesche dello steampunk.
Anche la chiusura anni fa dell’altro grande faro del fantastico italiano, la Fantacollana Nord, ha dato un brutto colpo.
Due punti di riferimento persi. Cosa è rimasto? Non so, Mondadori che nel 2004 pubblica Nihal della Terra del Vento di Licia Troisi, e il suo seguito alcuni mesi dopo, nella sua collana di prestigio I Massimi della Fantascienza. Cioè, seriamente? Aggiungiamo che alla fantascienza sempre più moribonda (ma mai morta) si è affiancato il BabyBoom del fantasy nel 2008-2010 a base di autori sempre più giovani e sempre più ignoranti di fantastico (e di tanto altro…).
Vuoi che ti dico come vedo la condizione della fantascienza e il fantasy in Italia, se non si esce da questo gioco perverso in cui i grossi editori trattano i lettori come un branco di scemotti? Se non si fanno tornare tutti quei possibili lettori che hanno smesso di leggere o non hanno mai incominciato per lo schifo? Te lo dico con le parole del romanzo 1984: immagina uno stivale che schiaccia una faccia umana, per sempre. Ecco la condizione del fantastico in Italia, oggi.
7) Chi sono gli autori di spicco di Vaporteppa?
Al momento sto puntando molto su Giuseppe Menconi, autore di Abaddon, e su Giulia Besa, che sono sicuro diventerà un pilastro della collana. Quello che ha venduto più di tutti è stato Caligo di Alessandro Scalzo, un po’ di più perfino del romanzo di Swanwick se ricordo giusto.
8) Ci può dire quali sono i progetti futuri di Vaporteppa? Sia a breve che a lungo termine.
Trovare più autori italiani competenti possibili da seguire. Abbiamo tre romanzi brevi di tre autori diversi in lavorazione, mi aspetto che questi tre autori diventino presenze fisse su Vaporteppa. Altri autori stanno venendo seguiti e confido che presto diventeranno produttivi.
Credo che l’unica cosa possibile da fare sia produrre più narrativa del tipo che solo noi siamo intenzionati a fare, per contenuti e/o per visione stilistica. Più autori, più opere. Il pubblico aumenterà a mano a mano che coglierà la diversità del progetto Vaporteppa nel panorama italiano e imparerà ad apprezzare i nostri nuovi autori.
E a lungo termine speriamo che altri editori con la nostra visione rispettosa del fantastico nascano e ci aiutino a creare una nuova e più vasta base di pubblico per tutti. Noi facciamo la nostra parte e siamo fiduciosi che altri faranno la loro.
9) Se dovessi consigliare un libro ai nostri lettori quale consiglieresti?
Un classico tra i classici: Un cantico per Leibowitz di Walter Miller. La scrittura può risultare molto indigesta, siamo più verso gli autori legnosetti alla Arthur C. Clarke che verso quelli facili come Isaac Asimov o Robert Silverberg. Consiglio di tenere duro e presto ci si sarà innamorati della credibilissima follia davanti alla quali ci si trova: il fallout radioattivo scambiato per un demone, uno scontrino fiscale trattato come una reliquia…
In un mondo post-apocalittico un monastero preserva la conoscenza del passato copiando i tomi di prima della guerra nucleare, salvando testi di matematica come altri nel nostro medioevo hanno salvato classici latini. Il modo in cui interpretano e confondono il passato ci suggerisce che noi stessi potremmo aver mutato in “miti” le vicende di civiltà evolute, scomparse annientandosi, venute prima di noi. Un ciclo eterno di distruzione e rinascita dell’umanità.
Non è nulla di innovativo, d’altronde l’opera è del 1959, ma l’ho trovato molto ben reso e suggestivo.
Si vede rinascere la civiltà dal medioevo fino all’età atomica e sullo sfondo della nuova umanità, ancora sul punto di annientarsi con le armi nucleari, si compie il destino di questi amanuensi attraverso tre generazioni separate dai secoli: salvare la conoscenza, salvare l’umanità. Meravigliosa la parte dedicata all’eutanasia, nell’ultima fase del romanzo.
Grazie per sua disponibilità e in bocca al lupo per tutti i suoi progetti!
Roberto Leone