Su cosa sia e a cosa serva la Storia, La Cooltura ne ha già parlato qui. Ma la Storia non è esente da falsificazioni, che siano esse costruite ad hoc oppure frutto di un centenario malinteso. Le bugie si sedimentano nel tempo e finiscono per diventare verità. Ecco cinque bugie storiche, scelte tra quelle più esemplificative:
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5) I Vichinghi non usavano elmi cornuti per combattere
Li usavano, invece, come calice per bere l’idromele. Ad usare elmi del genere erano i celti, le popolazioni della Britannia pre-romana. Il malinteso è nato intorno al ‘600, quando nel rango di “popolazioni germaniche” vi rientravano anche quelle che in realtà non venivano dai territori al di là del Reno, ed è continuato fino a Richard Wagner. Il compositore ha dato vita al ciclo L’anello del Nibelungo, dove la Valchirie portavano gli elmi con corna di vacca. L’odierna iconografia prende a modello proprio l’opera di Wagner, tranne la serie televisiva Vikings, che cerca di essere quanto è più possibile aderente alla realtà storica.
4) Le cinture di castità sono falsi ottocenteschi
Si diceva, infatti, che i cavalieri che dovevano stare via per tanto tempo, applicavano alla consorte una cintura per impedirle di avere rapporti sessuali con altri uomini. Le analisi fatte su cinture datate XI e XIII secolo hanno dimostrato che esse sono state costruite in epoche successive. Una di queste era conservata al British Museum, che la fece sparire negli anni ’90.
3) Le piramidi non furono costruite da schiavi
In realtà le piramidi venivano costruite da Egizi regolarmente stipendiati nei periodi in cui essi non potevano coltivare le terre, cioè quando il Nilo era in piena. Era quindi un modo per costruire la tomba del faraone e per dare lavoro alla popolazione quando non ce n’era.
2) Nerone non ha incendiato Roma
In questo articolo si è cercato di spiegare come Nerone non avesse bruciato Roma nel 64 d.C.. La cattiva reputazione di Nerone è dovuta soprattutto a due scrittori successivi all’Imperatore, Svetonio (70-126) e Cassio Dione (155-235), i quali, appartenenti alla classe senatoria, per gettare discredito sull’istituzione imperiale hanno affermato rispettivamente che Nerone volesse spazio per la sua Domus Aurea e che fosse salito sul Palatino durante l’incendio per suonare la lira e cantare l’incendio di Troia. Tacito, invece, riferisce che Nerone tornò in tutta fretta a Roma e aiutò personalmente i suoi sudditi.
1) Rasputin non aveva un fallo enorme
Si diceva, infatti, che il monaco siberiano avesse delle capacità amatorie notevoli, grazie anche al suo notevole membro, e che le usasse praticamente su ogni donna di corte su cui riuscisse a mettere mano, prima fra tutte la zarina Aleksandra. Sarebbe stata quindi la gelosia il principale motore dei congiurati. Rasputin fu poi evirato e il suo fallo conservato fino ai giorni nostri, esposto addirittura al museo erotico di San Pietroburgo.
Tutto ciò, più che una bugia, è una favola.
Che Rasputin avesse davvero rapporti sessuali con le donne di corte, non è dato saperlo per certo, ma le dicerie furono diffuse durante il malcontento scaturito dal cattivo andamento della Prima Guerra Mondiale. Il bersaglio principale era Nicola II, marito di Aleksandra, e quindi lo si accusava di non saper controllare la moglie (tedesca e quindi collusa col nemico) e il monaco a cui teneva tanto. La congiura, invece, è nata perché Rasputin, approfittando dei favori della zarina, era riuscito a costruirsi una rete clientelare di tutto rispetto, una sorta di “governo ombra” in seno alla corte zarista, capace di dare favori e fornendo un’occasione di ascesa sociale per molti. Agli aristocratici più vicino allo zar, questo clientelismo non doveva fare molto piacere.
Roberto Leone