Io faccio solo ciò che mi piace davvero. Mi piace recitare. Mentre sto guidando per andare in studio, canto nell’auto. Amo il mio lavoro e la mia famiglia e i miei figli e i miei amici. E penso, «Sei un uomo fortunato, Gregory Peck, un uomo dannatamente fortunato».
Definito «l’uomo più rispettabile di Hollywood», Gregory Peck è un attore di enorme successo del cinema statunitense degli anni Cinquanta e Sessanta del Novecento. Oggi ricorre l’anniversario della sua morte, avvenuta il 12 giugno del 2003 a Los Angeles.
La fama di Gregory Peck è dovuta all’interpretazione di uomini coraggiosi e paladini della giustizia, autoritari, le cui idee politiche di solito riflettono quelle dell’attore stesso. Fra loro si distingue Atticus Finch, protagonista de Il buio oltre la siepe, che ha reso celebre l’attore; degni di nota sono anche altri ruoli, forse meno incisivi, ma che collaborano a tenere viva negli amanti del cinema la memoria di Gregory Peck.
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Gregory Peck, da Roma ai Sette mari
Indimenticabile, soprattutto per gli Italiani, è l’interpretazione di Joe Bradley, protagonista della commedia Vacanze romane (1953) di William Wyler. Gregory Peck è affiancato da un’appena ventiquattrenne Audrey Hepburn, principessa Anna nel film, personaggio che ha portato alla Hepburn il premio Oscar come miglior attrice protagonista facendola rientrare nella lista delle cinque attrici più giovani ad aver vinto questo premio.
A causa del giudizio del pubblico, secondo cui Gregory Peck era inadatto a qualsiasi personaggio non positivo, le poche interpretazioni dell’attore di personaggi negativi sono state considerate di scarso successo. Fra queste spicca il Capitano Achab, ruolo interpretato da Peck nel 1956 per il film Moby Dick – la balena bianca, trasposizione cinematografica di Moby Dick, romanzo del 1851 scritto dallo statunitense Herman Melville. Achab è il capitano di una nave, tormentato dall’idea di catturare Moby Dick, la balena bianca che solca diversi mari del mondo. Durante la caccia, il capitano porta alla rovina e alla morte se stesso e tutto il suo equipaggio a causa della propria ossessione.
Atticus Finch, molto di un personaggio
La più nota interpretazione di Gregory Peck, che lo ha portato all’apice del successo, è quella del già citato Atticus Finch, protagonista de Il buio oltre la siepe (tratto dall’omonimo romanzo di Harper Lee), film del 1962 di Robert Mulligan.
Finch è l’emblema dell’uomo per bene. Avvocato antirazzista, propugnatore dell’uguaglianza e della giustizia, vive in un paese ancora segnato dai pregiudizi e dall’ignoranza, da lui condannati con ardore. L’American Film Institute, nel 2003 lo ha giudicato il più grande eroe del cinema di tutti tempi, prima di Indiana Jones e James Bond – rispettivamente interpretati da Harrison Ford e Sean Connery -, solo due settimane prima della morte di Gregory Peck, volto dell’eroe. Precedentemente, nel 1999, l’American Film Institute aveva inserito Peck al dodicesimo posto nella classifica delle più grandi star del cinema di tutti i tempi.
L’interpretazione in Il buio oltre la siepe ha portato Gregory Peck a vincere il premio Oscar come miglior attore protagonista, dopo quattro nomination nella stessa categoria.
Dal discorso tenuto alla cerimonia degli Oscar del 1963 si può intuire molto della personalità di Peck. L’attore corrisponde alla visione che il pubblico aveva di lui di una brava persona dai solidi ideali, visione formatasi grazie ai suoi film. In riferimento al suo ruolo di Atticus Finch, infatti, Peck dichiara di aver messo tutto se stesso nel personaggio, tutto ciò che aveva imparato nel corso della sua vita, compresi i suoi sentimenti sulla «giustizia razziale e sulla diseguaglianza e sulle opportunità».
«Dicono che i cattivi sono più interessanti da interpretare», dice Gregory nello stesso discorso «ma c’è qualcosa di più: interpretare i buoni è più impegnativo perché è più difficile renderli interessanti». Affermazione senz’altro veritiera: gli eroi maggiormente apprezzati degli ultimi anni hanno, infatti, caratteri e tratti discutibili sotto diversi punti di vista. Esempio perfetto è Iron Man, reso famoso sul grande schermo grazie all’interpretazione di Robert Downey Jr. Iron Man è uno degli eroi della Marvel famoso proprio per il suo atteggiamento provocatorio, la sua insolenza e la sua sfrontatezza, caratteristiche negative del tutto assenti in Capitan America, eroe americano per eccellenza, o Thor.
L’impegno umanitario
È comprensibile che il pubblico non riuscisse a vedere in Gregory Peck un villain anche per il suo noto attivismo dal punto di vista umanitario. Dopo aver girato il film Arabesque del 1966 assieme a Sophia Loren, Peck si ritirò dal mondo del cinema per tre anni per contribuire a diverse cause umanitarie – inclusa l’American Cancer Society, di cui fu presidente per breve periodo di tempo -, attività che lo portarono ad essere insignito nel 1967 del Premio Umanitario Jean Hersholt, una particolare categoria degli Oscar.
«Io non sono un benefattore» disse dopo la consegna del premio «È imbarazzante per me essere classificato come umanitario. Ho semplicemente preso parte ad attività in cui credo».
Nel 1968, inoltre, gli fu consegnata dal presidente Lyndon Johnson la Medaglia presidenziale della libertà, una delle massime onorificenze degli Stati Uniti, e si batté fino alla morte per la pace, i diritti dei lavoratori e i diritti civili.
Francesca Santoro