Un film storico
Il Laureato è forse insieme a Easy Rider, il film che ha segnato la rinascita del cinema americano, sancendo l’inizio della Nuova Hollywood.
Il cinema americano degli anni sessanta, stava infatti attraversando un periodo di crisi, dovuto a diversi fattori: oltre al successo della televisione che aveva portato via molti spettatori e la maggiore qualità del cinema europeo, c’era una sorta di crisi di ispirazione, una mancanza di idee, elementi che si univano a problemi concreti come la mancanza di fondi per la produzione, una conseguenza della perdita di credibilità del cinema americano. Il Laureato dunque arrivava per così dire, nel momento giusto, riuscendo a dare inconsapevolmente l’impulso al cinema americano di ripartire; tant’è che diede inizio alla nuova stagione hollywoodiana.
Oltre ad avere il merito di aver fatto rinascere un cinema ormai lasciato a se stesso, Il Laureato, tratto dal romanzo di Charles Webb, ha reso noto al mondo intero il talento di Dustin Hoffman, che nel giro di alcuni anni, si sarebbe affermato come uno degli attori più talentuosi della storia del cinema. Rappresenta inoltre il punto più alto alto nella carriera del regista Mike Nichols, che con Il Laureato si aggiudicò l’Oscar alla miglior regia. Nel cast tra gli altri, troviamo l’esperta e seducente attrice Anne Bancroft e una giovanissima Katharine Ross.
Il Laureato, la trama
Benjamin Braddock (Dustin Hoffman), figlio di un affermato uomo d’affari, si è da poco laureato a pieni voti e sembra già proiettato verso una brillante carriera, una situazione, quella che vive il giovane, che non ha all’apparenza nulla di sbagliato, eppure fin da subito il giovane Ben sembra spaesato e lontano da quel mondo che lo chiama. Nemmeno con le sollecitazioni del padre riesce ad uscire dal suo stato di inerzia e di indecisione. Così durante un party in suo onore lui si ritira in camera ma viene raggiunto dalla signora Robinson (Anne Bancroft), amica di famiglia, che gli chiede di accompagnarla a casa. Qui lei tenta di sedurlo, ma l’arrivo del marito fa fallire l’obiettivo della signora Robinson. Nonostante ciò, Benjamin e Mrs Robinson diventano amanti. La relazione termina però quando Benjamin conosce Elaine (Katharine Ross), la figlia dei Robinson, con la quale nascerà una storia d’amore. Ma il racconto scivola nel dramma quando la relazione con la Robinson viene a galla ed Elaine, seppur innamorata di Benjamin, decide di sposare un altro uomo.
Il percorso di formazione di Benjamin in un clima caldo
Il Laureato, presentato tra il 1967 e il 1968, in un periodo quindi piuttosto caldo, parliamo del fenomeno del sessantotto, viene visto da molti come il manifesto di un comune malessere giovanile e di una generazione stanca e disorientata, intenzionata a rifiutare la comodità dei valori e dei compromessi borghesi.
Ma Il Laureato è soprattutto il film di un giovane che una volta terminato il suo percorso va incontro alla disillusione. Un sentimento quello provato dal protagonista, un po’ derivante dall’inerzia, che sembra esser diventata per lui quasi una protezione contro l’indecisione ma, soprattutto, è una disillusione derivante dall’incapacità di Benjamin di entrare in contatto con un nuovo mondo che si differenzia dall’università, il mondo degli adulti, un mondo di contraddizioni, un po’ in declino, mancante di punti fermi, che un po’ spiazza il giovane laureato. Mike Nichols riesce a rappresentare in una maniera tutta originale, il percorso di Benjamin. Lo fa attraverso l’uso dello zoom, attraverso l’utilizzo della dissolvenza, tecniche quasi impercettibili che però servono a segnare le trasformazioni interiori e i lenti spostamenti del protagonista. La coscienza del tempo all’interno del film, che viene ad un certo punta annullata, tende alla fine però a coincidere con la maturazione di Benjamin, che ormai ha imboccato la strada verso i propri sentimenti e aspirazioni. Un operazione che probabilmente non sarebbe riuscita allo stesso modo senza l’interpretazione di Dustin Hoffman e senza le musiche di Simon & Garfunkel, che accompagnano la scena finale sulle note di The Sound of Silence.
Roberto Carli