Inception, svelato il finale: la trottola cade o no?

Il regista Christopher Nolan svela cosa si nasconde dietro all’ambiguo finale di Inception, pellicola del 2010 con Leonardo DiCaprio e Tom Hardy.

«Qual è il parassita più resistente? Un’idea. Una singola idea della mente umana può costruire città. Un’idea può trasformare il mondo e riscrivere tutte le regole. Ed è per questo che devo rubarla.»

Christopher Nolan, regista britannico, sulla scia di Natalie Portman che qualche settimana prima aveva tenuto un discorso ad Harvard per i laureandi, si reca a Princeston dove ha tenuto un discorso di commiato, incoraggiando i giovani laureati a perseguire i propri obiettivi nella vita mantenendo saldamente i piedi per terra. Il fulcro era proprio questo: la differenza tra sogni e realtà che, fatto da colui che di questo tema ne ha fatto un capolavoro cinematografico quale Inception, assume molto più valore.

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Christopher Nolan

In generale, in questi discorsi, si dice sempre “inseguite i vostri sogni”. Io non ve lo dirò, perché non ci credo. Inseguite, piuttosto, la vostra realtà. Nel tempo si è deciso che la realtà sia il parente povero dei nostri sogni. E io invece voglio dire che i sogni, le nostre realtà virtuali, le astrazioni di cui ci si innamora e in cui ci si crogiola, sono dei sottogruppi della realtà.

Inception, il film del 2010 con protagonista Leonardo DiCaprio nel ruolo di Dom Cobb – con Marion Cotillard, Michael Caine e Tom Hardy – racconta la storia di un ladro di professione esperto nell’arte dell’estrazione, cioè nel rubare preziosi segreti dal profondo del subconscio mentre si sogna, quando la mente è al massimo della sua vulnerabilità. È bravo a tal punto da essere diventato un personaggio di primo piano nel mondo dello spionaggio industriale, ma allo stesso tempo questo ha fatto di lui un fuggitivo ricercato in tutto il mondo, cosa che lo ha costretto a lasciarsi alle spalle tutto ciò che ama. Ma ora Cobb ha una possibilità di redenzione, e tornare quindi dai suoi figli, con il suo ultimo incarico: non deve rubare un’idea, ma impiantarne una nella testa di qualcuno. Perseguitato dal tragico ricordo di sua moglie, suicidatasi proprio per il labirinto onirico in cui aveva perso la sua razionalità, Cobb dovrà riuscire a districarsi all’interno di un mondo dove nulla è reale è nulla può essere davvero conosciuto.

Il finale di Inception

Da quando è uscito nelle sale cinematografiche, gli spettatori di tutto il mondo non hanno fatto altro che interrogarsi sulla fine. Una trottola in primo piano che gira e un fermo immagine, l’ultimo fotogramma del film, che non ci restituisce altro che il dubbio: cadrà oppure no?

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Da questo dipende l’intera trama del film, in quanto la trottola è il totem di Cobb, l’unico collegamento che egli ha con la realtà: se cade si trova nella realtà vera, se invece continua a girare si trova in una realtà onirica (di un sogno altrui, per di più), e rischia di restarci intrappolato per sempre. Solo lui conosce la chiave interpretativa di questo oggetto, che gli permette di sapere se quello che sta vivendo è reale o è solo frutto della mente.

Di solito scappo dal retro prima che il film finisca perché le persone vogliono catturarmi – ha detto scherzando – Quel punto interessa tantissimo gli spettatori in termini assoluti: anche se mentre guardo il film so che è finzione e quindi una sorta di realtà virtuale. Ma la domanda se la scena finale sia un sogno o sia vera è la domanda che mi è stata posta più volte rispetto a qualsiasi altro film io abbia fatto.

E dopo anni dall’uscita del film in cui ha sempre rifiutato di affrontare la questione, ora, in un discorso tra sogni e realtà, non poteva che cadere col piede in fallo.

Alla fine del film, Cobb, cioè DiCaprio, si ritrova con i suoi figli – almeno nella sua realtà soggettiva. Ma non si riesce a sapere se si tratta della realtà oggettiva o meno. E tutti quelli che incontro me lo chiedono, ed è significativo: tutti vogliono sapere se è nella realtà perché, alla fine, è la realtà che conta. È quella che importa davvero.

Quindi il finale è volutamente aperto e resta tale, perché il messaggio che deve trasmettere non è una storia fatta e finita, non è un esito tragico o un lieto fine, perché tutto il film non è altro che un incitamento a non vivere nei sogni come ha fatto Cobb. Lasciare nello spettatore la volontà di conoscere la realtà, di vivere nella realtà. Il finale di Inception mostra solo quanto sia forte la volontà di Cobb di rivedere i figli. La cosa importante sono i nostri desideri, che si trovano tanto nei sogni quanto nella realtà, ma i sogni sono la via più facile. I sogni li costruiamo noi, al punto di non saper più distinguere cosa è frutto della nostra immaginazione e cosa invece è reale, dove i piedi possono realmente toccare terra.

Non importa se ci riesce Dom Cobb, è importante che ci riescano le persone, che sono appunto, persone vere.

 

Camilla Ruffo