Sono molte le potesse dimenticate dai manuali di letteratura che meriterebbero una trattazione più approfondita. In questo pezzo ci siamo concentrati maggiormente sulle autrici italiane di nascita, che si sono distinte per aver trattato la tematica amorosa con garbo e maestria. In base a questo criterio la nostra scelta è ricaduta su due dame, poetesse praticamente sconosciute, che in vita hanno riscosso un grande successo, almeno nella fase iniziale della loro carriera artistica, ma che attualmente la critica si ostina ancora a relegare in un angolo. Entrambe solo la palese dimostrazione che la letteratura femminile è ancora considerata un genere di minore importanza, nettamente trascurabile rispetto agli altri. Stiamo parlando della leggendaria Compiuta Donzella e della bistrattata Lesbia Cidonia.
Le poetesse dimenticate: Compiuta Donzella di Firenze, voce delle malmaritate
Fra le poetesse dimenticate dalla grande massa è forse la più enigmatica. Alcuni critici non sono neanche convinti della sua esistenza, né che “Compiuta” sia il suo vero nome, preferendo considerarlo più come uno pseudonimo. Sul “Donzella” si è molto più concordi nel ritenerlo un epiteto, riferito alla sua condizione di nubile. Non sappiamo molto di lei, abbiamo poche notizie frammentarie. Il suo contributo letterario è stato minimo poiché ci ha lasciato soltanto tre sonetti in rime petrarchesche ma la sua importanza storica è notevole, dal momento che si tratta della prima donna ad aver scritto componimenti in lingua volgare italiana.
Si parla ovviamente di una fanciulla privilegiata, una nobile fiorentina che ebbe la fortuna di studiare ed esprimersi attraverso la poesia, un lusso riservato a pochi. Fu estremamente colta ed in base alle testimonianze di altri autori, quali Guittone d’Arezzo, anche piuttosto famosa ed apprezzata quale rimatrice pre stilnovista.
Alla luce di questa sua particolarità, non si capisce per quale motivo nei manuali di letteratura non ne venga fatta menzione o venga soltanto citata sbrigativamente. Pertanto sarebbe auspicabile un ridimensionamento di questa autrice così anacronisticamente coraggiosa. Si merita decisamente il podio delle poetesse dimenticate. Il sonetto seguente, che riporteremo per intero, ci descrive una fanciulla addolorata a causa di un matrimonio combinato dal padre, che non può essere consolata neanche dal fiorire della primavera. È netto il contrasto fra il mondo naturale, libero scenario di amori giovanili e il microcosmo infelice dell’autrice, costretta a sposare un uomo che non ama.
Compiuta si fa voce delle fanciulle inermi, delle malmaritate, che come lei devono sottostare al volere maschile e non possono sottrarsi alla propria condizione passiva, che sia dame o badesse, è sempre la sorte a deciderlo. Non essendo libera di vivere la gioia dei sentimenti, si abbandona completamente alla poesia, l’unico conforto possibile.
A la stagion che ‘l mondo foglia e fiora
acresce gioia a tutti fin’amanti,
e vanno insieme a li giardini alora
che gli auscelletti fanno dolzi canti;
la franca gente tutta s’inamora,
e di servir ciascun tragges’inanti,
ed ogni damigella in gioia dimora;
e me, n’abondan marrimenti e pianti.
Ca lo mio padre m’ha messa ‘n errore,
e tenemi sovente in forte doglia:
donar mi vole a mia forza segnore,
ed io di ciò non ho disìo né voglia,
e ‘n gran tormento vivo a tutte l’ore;
però non mi ralegra fior né foglia.
Lesbia Cidonia: Artista o imbrogliona?
Il suo vero nome era Paolina Secco Suardo Grismondi, e nel panorama letterario italiano, pur essendo tranquillamente annoverabile fra le poetesse dimenticate, è una figura piuttosto equilibrata, non una cortigiana ma una donna di cultura sposata, gentile e di bell’aspetto. Si tratta di una figura di spicco dei salotti bergamaschi del settecento, anche lei riveste un importanza storica notevole più che letteraria. Dal punto di vista della critica è meno fortunata di Compiuta, che talvolta riesce ad accaparrarsi qualche forma di riconoscimento letterario.
Attualmente Lesbia/Paolina è caduta nell’oblio, si tende a tralasciare l’importanza di questa poetessa, a differenza di altre intellettuali donne del settecento e non. In vita fu molto apprezzata per le sue liriche, tanto da essere ammessa nell’accademia dell’Arcadia con lo pseudonimo di Lesbia Cidonia, nome di chiara derivazione catualliana.
Animatrice di circoli letterari, ottenne numerosi apprezzamenti ma ben presto fu accusata di plagio. Tuttora gli storici sono divisi; c’è chi tende a non dar credito alle accuse e chi no, riscontrandovi un fantomatico “pensiero virile”. Noi ne riporteremo un componimento intero, per permettere a ciascun lettore di farsi un’idea personale, quanto più esente da condizionamenti esterni. Opera di una mano maschile o femminile?
O rondinella che con rauco strido
Sembri farti compagna al mio lamento
Mentre ti aggiri intorno al caro nido
L’antico ripetendo aspro tormento,Quanto t’invidio! io teco e piango e grido,
Ma non ho al par di te l’ali onde al vento
Franca ti affidi, e d’uno in altro lido
Puoi libera varcare a tuo talento.Se i vanni avessi anch’io n’andrei felice
Quel dolce a riveder beato suolo
Dove partendo ho abbandonato il core;E là vorrei… ma lassa a me non lice
Per l’ampie vie del ciel seguirti, e solo
Fatta simile a te son nel dolore.
Entrambe sono state donne brillanti ed intelligenti, entrambe rivestivano un ruolo importante nel proprio contesto storico- sociale, entrambe sono state poetesse dimenticate e rifiutate dagli stessi letterati. Ma al contempo hanno dimostrato come la mentalità misogina non sia stata mai del tutto in grado di distruggere l’ingegno femminile.
Chiara Cianniello
Fonti: http://www.enciclopediadelledonne.it/biografie/compiuta-donzella/
http://www.letteraturaalfemminile.it/lesbia_cidonia.htm