Parmenide: essere o non essere?

Salve ragazzi. Negli scorsi articoli, alle volte, ho citato di sfuggita Parmenide ogni volta che ho parlato di non essere; voglio adesso parlarvi di questo grande pensatore la cui opera presenta notevoli difficoltà di comprensione – tranquilli, vi guiderò io dall’alto della mia modestia.

Parmenide
Parmenide. Bella barba

Parmenide e il problema dell’essere

Siamo a cavallo tra il 500 e il 450 a.C. – le date non sono certe – quando Parmenide di Elea propone una soluzione al problema della verità secondo la quale l’ordine del mondo coincide con l’ordine del pensiero che pensa appunto questo mondo; ma come può l’uomo conoscere la realtà, sé stesso e distinguere ciò che è vero da ciò che non lo è? Nonostante esistano due facoltà conoscitive proprie dell’uomo secondo Parmenide, ossia il pensiero e la conoscenza tramite i sensi, solo il pensiero può indagare la realtà in quanto tale mentre i sensi si fermano alla δόξα (dòxa, apparenza) che illude l’uomo. Punto cardine della dottrina parmenidea è il problema dell’essere, che ora analizzeremo.

Nel Περί Φύσεως (Perì Fyseos, Sulla natura, il titolo è stato dato dai commentatori successivi) – che è un’opera in versi perché sovente i presocratici si servivano del metro poetico nelle loro opere, inizialmente tramandate in modo orale – Parmenide espone, in due parti precedute da un proemio, la verità e le opinioni degli uomini. Servendosi sapientemente del mito, Parmenide racconta come la Giustizia, personificata, guidi il filosofo alla scoperta di un mondo ove regna la verità; soffermiamoci, però, principalmente sull’ontologia parmenidea che si concentra sull’essere e sulle sue definizioni.

L’essere infatti è mentre nulla non è (…) perché il non essere né lo puoi pensare (non è infatti possibile), né lo puoi esprimere.

Il non essere non è (e basta!)

Solo la via dell’essere è praticabile per Parmenide; in altre parole, si intende dire che ogni qualvolta si esprime un pensiero o anche un giudizio, lo si sta facendo su qualcosa che è e che esiste. Essendo impossibile dunque pensare o esprimere il non essere, ne si deduce che pensare vuol dire pensare necessariamente a ciò che è e pensare il non essere equivale a non pensare; infatti

È necessario dire e pensare che l’essere è.

Ricapitoliamo per comodità le conclusioni cui siamo giunti: innanzitutto l’essere è (e non può non essere), il non essere non è (e non può essere pensato) e pensare ed essere coincidono. Stando così le cose, coloro i quali ritengono che il non essere sia o che l’essere e il non essere siano e non siano la medesima cosa nel medesimo istante – e queste sono le altre due vie verso le quali il pensiero si può rivolgere – sono in errore; nel primo caso, infatti, si parla di non essere e abbiamo già visto come ciò sia impossibile mentre nel secondo caso si commette l’errore di formulare le proprie opinioni in base ai sensi, venendo quindi ingannati dall’apparenza suddetta. Stabilito dunque che solo la via dell’essere è quella necessariamente da percorrere, quali sono gli attributi di questo essere (τὸ ἐὸν, to eòn)?

Gli attributi dell’essere

Parmenide
L’essere di Parmenide. Mi aspettavo di più

Essendo ingenerato è anche imperituro, tutt’intero, unico, immobile e senza fine. Non mai era né sarà, perché è ora tutt’insieme, uno, continuo. Difatti quale origine gli vuoi cercare? Come e donde il suo nascere? Dal non essere non ti permetterò di dirlo né di pensarlo (…) ma poiché vi è un limite estremo, è compiuto in ogni lato, simile alla massa di ben rotonda sfera (…) che egli infatti non sia né un po’ più grande né un po’ più debole qui o là è necessario.

  1. Essendo ingenerato… imperituro (…) senza fine: se nascesse, dovrebbe nascere da qualcosa di diverso da lui, cioè il non essere, e abbiamo capito che ciò non è possibile; ugualmente, non può perire perché si risolverebbe nel non essere;
  2. tutt’intero (…) continuo: l’essere è intero e continuo perché se non lo fosse dovremmo ammettere l’esistenza di qualcosa che non è;
  3. unico: non è molteplice perché, se così fosse, dovremmo dire che ogni sua parte “non è” un’altra parte ma noi non possiamo dire che una cosa “non sia“;
  4. immobile: se il nostro essere si muovesse, potremmo dire “l’essere non è più dov’era prima“, ma – indovinate un po’? – non possiamo dire che l’essere “non è”;
  5. ma poiché vi è… qui o là è necessario: per Parmenide, l’infinità è mancanza e quindi l’essere non è infinito; esso è simile a una sfera – la sfera è sinonimo di perfezione, Parmenide si ispira alla dottrina pitagorica – perché è quella forma geometrica che è sempre uguale in tutte le sue parti e non presenta “più essere da una parte e meno da un’altra”.

Due sono le grandi innovazioni che porta Parmenide: innanzitutto, mentre tutti gli altri presocratici partivano dal presupposto che le cose di cui parlano siano e non si interrogano su questo aspetto; solo con Parmenide la filosofia diviene un discorso sull’essere e questo è ciò che indica il termine ontologia (da ὄντος – òntos – participio del verbo εἶναι – èinai – essere, e λόγος – lògos – discorso). La seconda innovazione procede direttamente dalla prima poiché non si considera più l’essere esclusivamente per quanto concerne la sua forma verbale (εἶναι, come detto) ma nella sua forma sostantivata (τὸ ἐὸν); non è questo il luogo per lanciarsi in ardite considerazioni grammaticali circa la lingua greca e la difficile interpretazione di essa ma basti pensare che Parmenide ha potuto individuare gli attributi dell’essere proprio perché ha parlato del sostantivo, trascendendo l’aspetto verbale.

Pensarlo può portare stupore ma tutta la filosofia occidentale espressa dai grandi pensatori come Hegel, Kant, Heidegger et similia trova le sue radici in quella greca antica, presocratica, socratica, platonica ed aristotelica. Purtroppo dei presocratici non ci restano che pochi frammenti e questa è una grande perdita per lo scibile umano; ma basta, sto diventando romantico. Spero che vi sia chiaro il discorso sull’essere di Parmenide!

Luigi Santoro

Fonti

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Fonte immagini media I; II

Fonte citazioni: Parmenide, Sulla natura, in F. Cioffi, il Testo Filosofico I, Bruno Mondadori

Ulteriori informazioni: F. Cioffi, il Testo Filosofico I, l’età antica e medievale