Lo spirito di Natura è una costante della stagione romantica. Da un lato la natura distruttiva, fiammeggiante; dall’altro la natura che cela una sorda bellezza. Vi è poi una diversa esperienza contemplativa, quella di William Wordsworth e il suo ordine di natura.
Il mio cuore esulta al cospetto
dell’arcobaleno che sta nascendo
Wordsworth e Coleridge
Grande amico di Samuel Taylor Coleridge, Wordsworth formula un progetto speculare all’autore della Rime. Se con Coleridge assistiamo al progredire dello splendore “dinamico”, per dirla con espressione kantiana; in Wordsworth si spalanca la volta celeste, il dolce incedere della pianura che viene reso con sgomento “matematico“. Non il vecchio marinaio che naviga ai poli e vive nella storia, ma il dipinto di una mietitrice, con il dolce velo alle radici:
Chi mai mi dirà di cosa essa canta?
Forse le dolenti note scorrono
Per cose antiche, tragiche e lontane,
Per battaglie d’epoche remote,
O forse era un lamento più umile,
Per faccende familiari, cose d’ogni giorno,
Forse è un dolore normale, una perdita, un dispiacere
Che è stato e potrà ricapitare.
In questa stanza, va detto, non troviamo un rimando fisico alla realtà naturale. Quello che trapela dai versi della Solitary Reaper è una natura quotidiana, la grandezza di una vita umile. Ancora una volta, non siamo dinanzi alla fantastica, immaginifica tragedia di Coleridge. Quello che Wordsworth svela è un canto quotidiano, un canto che rimane nel cuore, come esplicitato dalla chiusa della poesia.
L’ordine di Natura
Il logico rapporto che lega il poeta alla natura si spiega, non solo, nella stesura ritmica e lineare del testo, ma anche nell’innocenza delle tematiche affrontate. Il mondo di natura di Wordsworth passa dalla meraviglia, quasi bambinesca, nei confronti del fenomeno, all’ombra del lutto. La morte è un fantasma che volteggia tra le spighe del campo e i bei narcisi.
Un sonno mi sigillò la mente –
non avevo paure umane –
lei pareva creatura che non sente
il tocco di anni terreni.
Ora non ha più forza né moto,
non vede né sente –
avvolta nel flusso della terra
diuturno, fra piante, sassi, rocce.
Bisogna prestare attenzione almeno alla seconda stanza, a quello che noi definiremo l’ultimo distico. I due versi in chiusa stemprano l’orrore della perdita e lo fanno in virtù dell’ordine. Ogni creatura è destinata a perdersi nell’epilogo; ogni elemento ha una sua fine. Ma non la natura, che accoglie la rovina e la rigenera, proprio grazie a quel flusso della terra. Dunque, Wordsworth accetta il profilo caduco dell’uomo, lo accetta poiché esso ha una sua logica, stabilita dal Sole.
Il sentimento
Un’ultima nota manca a completare il quadro: il sentimento. Già dai primi componimenti, si evince che il sentimento di Wordsworth è un sentimento che trascende l’esperienza. Come la natura rifugge l’età e schiude la sua bellezza ora nel fiore, ora nel monte, allo stesso modo, un bambino trattiene tali fantasie da irretire l’adulto. Credo che questo breve estratto spieghi al meglio la questione:
Il Bambino è padre dell’Uomo
e siano i miei giorni
l’uno all’altro stretti
dal sentimento della natura.
Silvia Tortiglione
Fonti:
William Wordsworth; The Solitary Reaper in “Poems” a cura di A. Righetti
William Wordsworth; A Slumber did my spirit seal in “Poems” a cura di A.Righetti
William Wordsworth; Rainbow in “Poems” a cura di A. Righetti.