Il babà è un tipico dolce napoletano fatto con pasta lievitata e imbevuto di rum. La forma tradizionale è quella “a fungo”, ma esistono anche varianti a forma di “ciambella” farcita con crema pasticcera. Tuttavia, quali sono le sue vere origini?
La storia del babà
Una brutta notizia: il babà non è nato a Napoli! Esso infatti è un dolce importato dalla Polonia. C’è però da dire che il a Napoli ha trovato lo sviluppo e il perfezionamento che ne fa la delizia di oggi.
La sua invenzione si deve a Stanislao Leszczyński, re di Polonia, che era un ammiratore delle “Mille e una notte”, la raccolta di novelle tra cui spicca “Alì Baba e i quaranta ladroni”.
Così, quando inventò quel suo dolce morbido e soffice, intriso di rhum, lo dedicò al suo eroe preferito, Alì Babà.
Come arriva il babà a Napoli ?
Per arrivare a Napoli, il babà percorrerà una strada lunghissima e tortuosa. A inizio Ottocento, la famiglia reale polacca fu esiliata in Francia e qui il re ricominciò a preparare il suo dolce preferito. A Parigi, la ricetta del babà fu copiata dal pasticciere Sthorer, che fece del babà la specialità della sua pasticceria che divenne famosa in tutta Parigi. Essendo il babà diventato celebre a Parigi, la ricetta riuscì ad arrivare a Napoli grazie ai munzù, i cuochi che riportavano a Napoli le ricette francesi più “in voga”.
Tutta “colpa” della moglie del re Ferdinando I di Borbone, la regina Maria Carolina d’Austria, che voleva sprovincializzare la cucina napoletana introducendo la cucina francese. Così il babà arriva a Napoli e qui diventerà velocemente uno dei simboli della pasticceria napoletana. Il babà a Napoli, infatti, trovò la sua perfezione con l’altissima qualità degli ingredienti, la lunga lavorazione a mano e soprattutto la bagna.
La ricetta del babà napoletano
Qui di seguito si riporta la ricetta del babà napoletano, tratta dal più famoso libro di cucina di Luciano De Crescenzo.
300 gr di farina
100 gr di burro
5 uova intere
1 cucchiaio di zucchero
40 gr di lievito di birra
un pizzico di sale
rhum
scarso ½ lt di acqua
175 gr di zucchero
1 buccia di limone
Preparazione:
Versare sul tavolo solo 100 gr di farina, il lievito fatto sciogliere precedentemente in una tazzina d’acqua tiepida, un pizzico di sale e impastare con energia. Appena l’impasto risulterà morbido e soffice, porlo in un canovaccio infarinato, sotto una coperta. Dopo circa 10-12 minuti controllare se la crescita è seriamente avvenuta e porlo su di un tavolo. Aggiungere al preparato i rimanenti 200 gr di farina, il burro, lo zucchero e le uova una alla volta.
Il composto si attaccherà al palmo della mano e questo sarà il momento per lavorarlo in poche parole «a schiaffi». Se si vuole ottenere un buon risultato si deve lavorare per parecchio tempo. A parte ungere una teglia di circa 10-13 cm con del burro e con della farina e porci dentro il composto avendo cura di stenderlo bene con le mani tutt’intorno.
Farlo nuovamente crescere sotto una coperta per circa mezzora e infornare. Appena il babà avrà assunto un colore marroncino spegnere il forno e fare asciugare. A parte far bollire in una casseruola scarso mezzo litro d’acqua, 175 gr di zucchero e una buccia di limone. Quando il tutto si sarà raffreddato, versarvi il Rum e girare un po’. Estrarre il babà dal forno e a cucchiaiate versarvi su il rum, quando ne avrà bevuto una bella parte capovolgerlo e ripetere l’operazione dall’altra parte.
Per una conclusione:
I migliori babà da poter assaggiare a Napoli sono quello del Capriccio a via Carbonara, quello di Santoro a via Simone Martini e quello di Leopoldo a via Foria (dove si può vedere anche il portababa da passeggio).
Deve essere perfettamente bagnato: né asciutto, né grondante. Esso è equilibrio e perfezione.
Ecco perché i napoletani dicono “Si nu’ babà”: per esprimere affetto e simpatia.
Ad un cretino invece dicono:
“Hai voglia ‘e mettere rrumm, ‘o strunz’ nun addeventa babbà”.
Raffaela De Vivo
Sitografia
Bibliografia:
A. COLELLA, Manuale di Napoletanità, Ateneapoli editore, Napoli, 2010
L. DE CRESCENZO, Frijenno Magnanno. Le mille e una…ricetta, Il libro in Piazza, Napoli, 1989