Belfagor arcidiavolo, unica novella scritta da Machiavelli, narra le diavolerie che si nascondono sulla terra: mogli insopportabili e astuti contadini.
Secondo alcune leggende popolari non è il diavolo a dannare l’anima degli uomini, bensì… la donna. Altre narrano invece che i diavoli siano sciocchi e creduloni e, quando vagano sulla terra, s’imbattano facilmente in contadini più furbi di loro.
Torniamo dunque in Italia per la nostra nuova avventura alla scoperta del diavolo letterario: un sagace scrittore fiorentino del Cinquecento rielaborò queste due tradizioni popolari per creare una novella breve, svelta, comica e satirica al contempo, di svelata derivazione boccacciana. Stiamo parlando di Niccolò Machiavelli.
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Belfagor arcidiavolo, “il demonio che prese moglie”
La storia di Belfagor è l’unica novella di Machiavelli che sia giunta fino a noi. L’autore del Principe e della Mandragola mostra la sua acuta e impietosa osservazione della realtà effettuale anche in questo racconto.
Tutto ha inizio negli Inferi: le anime dei dannati stanno diffondendo l’ignominiosa voce di essere finiti all’inferno per colpa delle proprie mogli e non dei diavoli. Come tollerare una calunnia simile? Bisogna verificarla, stabilire se sia vero e correre ai ripari: l’Inferno non può sopportare di essere screditato in questo modo.
[…] infinite anime di quelli miseri mortali, che nella disgratia di Dio morivano, all’inferno, tucte o la maggior parte si dolevono, non per altro, che per havere preso moglie essersi a tanta infelicità condotte. [1]
Viene stabilito dunque che un diavolo, Belfagor, vesta per dieci anni panni umani, prenda moglie e faccia infine rapporto di quanto ha potuto scoprire. In questi dieci anni Belfagor non potrà servirsi della magia infernale ma solo delle diavolerie umane: l’astuzia e l’inganno.
Giunto sulla terra, a Firenze (non a caso), il diavolaccio si mostra molto più sciocco della maggior parte degli uomini. Tanto per cominciare, il suo matrimonio con Madonna Onesta si rivela da subito nefasto.
Belfagor, innamorato perso, dilapida il suo patrimonio infernale pur di accontentare i vizi della moglie, di trovar marito alle sorelle e lavoro ai fratelli; pieno di debiti, egli è costretto a fuggire dai creditori e si nasconde presso un contadino, Gianmatteo, che alla lunga si mostrerà più furbo di lui. In seguito il diavolo, totalmente dimentico degli accordi presi all’inferno, inizia a impossessarsi delle figlie di importanti regnanti d’Europa e solo Gianmatteo potrà esorcizzarle: così il contadino diventerà ricco e Belfagor si sarà liberato dei creditori e della sua terribile moglie.
Le cose, però, non vanno come dovrebbero: per avidità o per malignità, dopo soli due esorcismi Belfagor decide che il contadino è stato ricompensato a sufficienza; così, quando occupa il corpo della terza malcapitata, il povero Gianmatteo è costretto a scegliere tra la forca, prospettatagli dal padre di lei, e le minacce di Belfagor.
L’astuzia lo salverà: il contadino fa organizzare una grande festa a cui partecipa anche Madonna Onesta e Belfagor, pur di non tornare tra le grinfie della moglie, fugge con la coda fra le gambe (è proprio il caso di dirlo!) all’inferno. Non è riuscito a tollerare l’inferno che è sulla terra per più di qualche mese.
Belfagor arcidiavolo: una novella satirica
Per Machiavelli l’altra faccia della comicità è la satira.
Seguiremo l’interpretazione di Luigi Russo, che a Belfagor dedicò anche il nome della sua rivista. La novella di Machiavelli rappresenta un interessante rovesciamento parodico di molta cultura medievale, dalle vite dei santi alle innumerevoli superstizioni religiose.
La parodia, che implica una rielaborazione critica delle leggende popolari, si accompagna ad un generalizzato intento polemico: il vero obiettivo non è solo, o segnatamente, la donna, come superficialmente può essere creduto, ma la credulità del volgo:
A me vuol parere che la novella di Belfagor non voglia tanto perseguire il mito polemico antiuxorio, quanto i miti della credulità del volgo. Demoni, santi, romiti, indemoniati, il demonio che è più buono e meno furbo degli uomini di questo mondo, queste sono le cose che veramente interessano la fantasia dello scrittore. La novella, io la definirei una nuova battaglia contro le superstizioni della moltitudine, quella moltitudine che è sempre volgo; l’ironia nelle pieghe del racconto è minima contro madonna Onesta, ed è assidua e assillante contro tutta quella mitologia di diavoli e di indemoniati, che trastullano la pietà dei miseri.
A questo si aggiunge anche una critica non troppo velata alla città di Firenze, patria dell’autore, che già per Dante era piena d’invidia sì che già trabocca il sacco [2]: Belfagor viene mandato proprio a Firenze perché più atta a sopportare chi con arte usurarie exercitassi i suoi danari. [3]
Chi dice donna… dice danno?
Possiamo quindi concludere con una riflessione sulla carica misogina contenuta nella novella. È vero, Madonna Onesta aveva tanta superbia che non ne hebbe mai tanta Lucifero [4], ma è anche vero che Belfagor, sciocco com’è, non si fa solo comandare a bacchetta dalla moglie, ma è anche assolutamente incapace di esercitare le umane arti dell’astuzia e dell’inganno, tanto da farsi beffare persino da un contadino.
Belfagor arcidiavolo, dunque, non racconta solo la storia di una donna che è più diabolica di un diavolo, ma di un mondo terrestre che è più infernale dell’inferno stesso. In poche parole Machiavelli ha rappresentato già, in nuce, il suo sostanziale pessimismo sull’uomo: il vero inferno è sulla terra.
Maria Fiorella Suozzo
Fonti
La letteratura come dialogo, Luperini, Cataldi, Marchiani, Marchese
Machiavelli, Luigi Russo, Laterza
[1], [3], [4] Belfagor Arcidiavolo, Niccolò Machiavelli
[2] VI canto, Inferno, Dante
progetto Niccolò Machiavelli a cura di Giuseppe Bonghi
immagini: google