Black Science: Odissea nell’Ogniverso
Che Black Science non sia il classico fumetto di fantascienza, lo si può percepire fin dalle prime pagine del primo volume.
E che Rick Remender ancora una volta ci abbia visto giusto, ne sono convinti in molti, dalla stampa internazionale ai più accaniti bloggers che hanno fiutato quello che ha tutti i numeri per essere la migliore pubblicazione del 2015 in Italia.
Black Science sbarca nelle fumetterie italiane a maggio, grazie alla Bao Publishing, la ben nota casa editrice milanese che sta pazientemente importando parecchie serie di successo della statunitense Image.
Il primo volume contiene i primi sei “issues” della serie completa, ma è da considerarsi un assaggio particolarmente sostanzioso per avvicinarsi alle folli e oniriche atmosfere di Black Science e di conseguenza capire cosa attenda il lettore nei prossimi volumi.
Sia subito chiaro: Black Science è uno sci-fi che ruota attorno al canone del viaggio tra universi paralleli, ma un viaggio fatto di mondi sconosciuti e strampalati, esseri grotteschi e bizzarri, dove tecnologia, natura e storia si mescolano in un furioso vortice di colori fluorescenti e neri pesanti come macigni, che danno consistenza alla struttura narrativa di Remender che sembra impennarsi e frastornare il lettore già dalle prime tavole.
Insomma, la peculiarità di Remender è quella di trattare un genere complesso come quello della fantascienza in maniera sovversiva e anarchica: preferisce tralasciare elucubrazioni teoriche di carattere scientifico per andare dritto al sodo; si limita infatti a tracciare le fattezze dell’ “Ogniverso“, concepito come una cipolla (“The Onion“): strati su strati di dimensioni parallele in cui vi sono realtà differenti.
Il protagonista cercherà il modo per viaggiare attraverso di essi e diventare il primo scienziato ad aver sfondato la barriera della realtà.
Cura del cancro, nuove risorse energetiche, minerali rari, tecnologie avanzate… Grant McKay riuscirà a raggiungere tutto questo. Dopo anni di ricerca, egli riuscirà infatti a costruire il “Pilastro”, chiave d’accesso all’Ogniverso.
Tuttavia non tutto va per il verso giusto e la prima (e accidentale) spedizione finisce tremendamente male.
Black Science: i disegni e i colori
Va ovviamente menzionato anche il reparto grafico di Black Science.
Le matite vengono affidate all’italiano Matteo Scalera (Secret Avengers, Dead Body Road), i colori sono invece di Dean White (Kick Ass e Rage Of Ultron).
I due riescono a coniugare delle pesanti chine scure a colori pulsanti e fluorescenti, creando un’atmosfera vagamente retrò che va a cozzare con le figure spigolose e taglienti, richiamando le folli estetiche dei film pulp di pseudo-fantascienza degli anni ’60.
Insomma, un ossimoro che funziona alla grande, senza contare che in quanto a creature stravaganti, Scalera non si tira mai indietro.
Anfibi antropomorfi, guerrieri pellerossa (?) hi-tech e razze aliene di ogni tipo, tutti presenti nel primo volume, creano una sensazione di sconcerto nel lettore, che non può però fare a meno di restare incollato alle pagine.
La vera sorpresa però, è nella struttura delle sequenze. Molte tavole conferiscono un effetto estremamente cinematografico alla narrazione, regalando momenti di ampio respiro in cui le splash pages esprimono tutta la propria potenza cromatica.
La fantascienza secondo Remender
Piuttosto che narrare di astronavi, di portali, di macchine infernali e pistole laser, il fantascientifico di Remender riesce a dare vita ad un mondo in cui non esistono regole di spazio e di tempo, e i viaggiatori si trovano a cercare in ogni modo di sopravvivere ad un’anarchia di realtà possibili ed impossibili, combattendo la paura dell’ignoto e condividendo come gruppo situazioni del tutto impensabili.
Gli stessi personaggi imprimono ulteriore intensità a Black Science, venendo caratterizzati in maniera decisa e diretta: il protagonista Grant McKay è uno scienziato completamente sprovveduto con un passato da punk e una situazione familiare disastrata, una relazione extraconiugale e due figli trascinati nella rocambolesca e pericolosa esplorazione della cipolla. Insomma, l’antitesi dello scienziato metodico e minuzioso, un uomo che, contrariamente a quanto credevano gli stessi finanziatori, è riuscito ad aprire la “porta” dell’Ogniverso.
Per quanto Remender sia uno scrittore secondo alcuni troppo prolifico (è attualmente al lavoro anche su Deadly Class, Low e Tokyo Ghost ed ha da poco abbandonato la Marvel), anche questa volta sembra aver colto nel segno con una storia fresca, originale e graficamente stupefacente.
Gli unici difetti? Il formato in brossura da 16 x 24 che non rende totalmente giustizia a certe strabilianti tavole e il fatto che l’uscità sarà di circa due volumi l’anno.
Una lunga attesa che sarà però sicuramente ripagata.
Gioacchino D’Antò