Sono ormai vent’anni che il noto indagatore dell’incubo, Dylan Dog, spopola sulla scena fumettistica italiana e non solo.
Anni in cui il celebre personaggio ha preso corpo, ha definito la propria personalità e le proprie caratteristiche definendo, di conseguenza, le sue certezze e quelle dei lettori che spesso ci si aggrappano intrappolando l’anima di Dylan in esse. Che sia il clarinetto, il galeone o il maggiolino alla mente ritornerà sempre l’immagine della camicia rossa e dei jeans, abiti caratteristici.
Ma se Dylan non fosse tutto questo?
Se non fosse né la sua camicia, né le sue scarpe o la sua “orrorosa” casa?
Chi è veramente Dylan Dog?
Ci si è abituati, ormai da un po’ di tempo a questa parte, a mettere in discussione l’anima di Dylan, ogni sua minuzia, ogni sua caratteristica e dopo tanti piccoli assaggi finalmente, a ricordarlo imponentemente, lo scorso 27 giungo è uscito in edicola “e… cenere ritornerai” ultimo ed esilarante numero della collana.
Il delirio e la follia la fanno da padrone, ormai Dylan crede di essere sprofondato in un girone infernale dove tutto di lui ormai brucia.
Molto probabilmente, come uno degli albi precedenti (Il cuore degli uomini) dimostra la sua vita sta solo entrando in un vortice , in una spirale di verità dove ad ogni passo cadrà una delle sue ancore di salvezza.
Uno degli aspetti principale di questo numero è il suo rapporto con Groucho che, senza spoiler alcuno, si rivelerà particolare come mai visto prima.
La mente di Dylan è ormai offuscata da un’atroce follia che, come nei sogni più vivaci o negli incubi più terrificanti, darà vita ai più orribili mostri, che giacevano sepolti ed addormentati nella sua anima e nella sua testa.
Dunque, in preda al panico e alla paura per l’insolita circostanza, inizia la fuga e la precipitosa corsa di Dylan verso una tana sicura, un caldo rifugio o semplicemente se stesso alla ricerca della verità, che abita gli angoli più reconditi della sua persona.
Il sottile filo sul quale Dylan corre, però, in maniera del tutto inaspettata si spezza e avviene il colpo di scena: Dylan cade per rialzarsi nuovamente con lucida mente ed occhi limpidi.
La sceneggiatura porta il nome di Paola Barbato, sempre attenta ai dettagli che per quanto minuscoli e minuziosi possano sembrare, piccoli ed infilati negli angoli della pagina, sono fondamentali e in grado di fare la differenza.
All’insegna della ricercatezza anche i disegni che, invece, portano il nome di Raul e Gianluca Cestaro, grazie ai quali le tavole di questo numero sono affollate e a tratti esplosive. Sono molto adoperati i primi piani e ricorrente è il contrasto dei bianchi e dei neri, magistrale si dimostra l’uso dei grigi.
Dunque, un’ attenzione particolare bisogna prestare e riservare alle ultime tre pagine che lasceranno qualsiasi lettore appassionato con una forte ed incessante sensazione di inquietudine.
Dylan si è rialzato dopo la caduta dal “filo spezzato” ma adesso vive nel suo mondo di sempre o in quello che esiste oltre lo specchio ?
Corinne Cocca