“Bella, intelligente e ricca, con una dimora confortevole e un carattere felice. Emma Woodhouse sembrava riunire in sé alcuni dei vantaggi migliori dell’esistenza; e aveva vissuto quasi ventun anni in questo mondo con scarsissime occasioni di dispiacere o dispetto”. [1]
Come può una donna come miss Woodhouse sentirsi pari ad una Elizabeth Bennet, o ad una Anne Elliot? “Emma” è un romanzo complesso, ma soprattutto diverso da tutti i lavori di Jane Austen. Pubblicato per la prima volta nel 1815, suscitò fin da subito grande interesse nel pubblico, sia per lo stile fluido ed elegante che per la trama avvincente ed enigmatica.
È “Emma” il vero capolavoro di Jane Austen?
Nonostante il nome di Jane Austen sia fortemente legato alla sua opera più famosa, a quanto pare non è il celeberrimo “Orgoglio e Pregiudizio“ il vero capolavoro, i cui adattamenti cinematografici si sprecano. Se nel cuore di ogni lettore sono rimaste impresse le schermaglie amorose tra Lizzy Bennet e il gentleman per eccellenza Mr Darcy, c’è da dire che il carisma di Emma Woodhouse mixato all’affabilità di Mr Knightley ha creato, contro ogni previsione, una coppia davvero vincente.
La trama di “Emma” si snoda attorno alla figura di una giovane donna che dalla vita ha avuto tutto ciò che desiderava; non solo è dotata di grande bellezza -e già per questo si differenzia da Anne Elliot, protagonista di “Persuasione”, ad esempio, ritenuta poco attraente- ma anche perché possiede un cospicuo patrimonio che non le fa sentire il bisogno di contrarre alcun matrimonio per garantirsi un futuro stabile ed agiato. Siamo molto lontani, dunque, dall’esperienza della famiglia Bennet di “Orgoglio e Pregiudizio”, laddove un matrimonio conveniente era tutto.
Ma Emma ha dalla sua anche un carattere gioviale e vivace, che la porta a stare al centro dell’attenzione, un “posto d’onore” che le calza a pennello. Figlia di buona famiglia, gode di una posizione sociale piuttosto alta, distinguendosi in questo non solo dalle sorelle Bennet ma un po’ da tutte le sue colleghe. La leggerezza con cui ha sempre vissuto la porta a considerare la vita quasi come un gioco, e tale le sembra la scommessa che fa con se stessa di trasformare un’educanda di umili origini, Harriet Smith, in una donna fine e di trovarle un buon marito affinché si elevi socialmente.
Una mente fresca e fantasiosa, molto vicina alla spensieratezza di Katherine Morland de “L’Abbazia di Northanger“, opera uscita postuma dalle tinte gotiche. È un romanzo, questo, appartenente al periodo giovanile, in cui si evince l’intento fortemente parodico dello stile gotico e di quello sentimentale, di cui il massimo portavoce dell’epoca era “Pamela o della virtù premiata” di Samuel Richardson.
Tuttavia sarebbe sbagliato comparare Katherine con Emma senza tener conto delle dovute differenze, soprattutto perché Emma dimostra di avere quantomeno un freno alla fervida immaginazione che stava, invece, per distruggere la vita amorosa dell’altra.
Emma si diverte nel ruolo di Cupido, e non si preoccupa delle conseguenze delle sue azioni. Tutti gli equivoci che ne seguiranno, con l’avvento di altri personaggi tra cui spicca l’affascinante Frank Churchill, metteranno a dura prova il piano originario della nostra eroina, ma per fortuna c’è Mr Knightley..
Un romanzo enigmatico
Ma qual è l’enigma di “Emma”? Di certo non linguistico, giacché la scrittura è scorrevole e sorprendentemente moderna. Il vero enigma da risolvere risiede nel romanzo stesso, i cui svolgimenti sono da “risolvere” di volta in volta, come vari tasselli di un puzzle. E per questo che “Emma” si scopre pagina dopo pagina, e si scoprono i segreti che ciascuno nasconde. E così la sciarada di Mr Elton che terrà impegnate Harriet ed Emma viene mal interpretata, creando non poche tensioni.
To Miss..
Charade
My first displays the wealth and pomp of kings/ lords of the earth! their luxury and ease/ Another view of man, my second brings/ Behold him there, the monarch of the seas!
But ah! united, what reverdae we have!/ Man’s boasted power and freedom, all are flown/ Lord of the earth and sea, he bends a slave/ And woman, lovely woman, reigns alone.
Thy ready wit the word will soon supply/ May its approval beam in that soft eye!
[..] “Molto bene Signor Elton, molto bene davvero. Ho visto sciarade peggiori. È come diceste con chiarezza: “Vi prego, signorina Smith, permettetemi di corteggiarvi. Date con un solo sguardo il vostro assenso alla mia sciarada e alle mie intenzioni”. [2]
Che sia il gusto personalissimo del lettore a decidere quale sia il romanzo del cuore. Si tenga solo presente quanto il lavoro di Jane Austen offra uno spaccato interessante sul ruolo della donna nella società inglese di fine ‘700, ancora legata ad una tradizione maschilista eppure così determinata a cambiare vita.
E la determinazione è il motore di tutta la sua intera produzione letteraria, quanto è vero che i suoi racconti rappresentano anche una finestra su un particolare periodo storico, di cui la Austen è riuscita a carpire le contraddizioni più profonde, tra l’arroganza dell’aristocrazia di città e la remissività che vigeva in campagna; tra la determinazione di chi ha compiuto la sua scalata sociale e chi vi è rimasto imbrigliato.
Roberta Fabozzi
[1] Emma, J. Austen,
[2] pp 72