“Il desiderio di scoprire, la voglia di emozionare, il gusto di catturare, tre concetti che riassumono l’arte della fotografia” – Così Helmut Neustädter, alias Helmut Newton, sintetizza la fotografia e l’intento giocoso che lo anima nell’esercitarla. Nato a Berlino il 31 Ottobre del 1920 da una famiglia ebrea, scopre il suo amore per l’arte della fotografia alla giovane età di 12 anni, quando acquista la sua prima macchina fotografica. Dal 1936 lavora con la fotografa tedesca Elsie Neulander Simon, nota come Ill de Yva, per poi lasciare la Germania nel 1938 a causa delle leggi razziali naziste.
Helmut Newton: il postguerra e l’esordio da professionista
Dopo la guerra Helmut Newton lavora come freelance nel campo della moda. Famosi sono soprattutto i suoi scatti per la rivista Playboy. Dagli anni ’50 in poi si dedicherà prettamente alla fotografia di moda. Ma sarà nel 1961 col suo trasferimento a Parigi che inizierà la carriera di fotografo professionista. I suoi scatti saranno pubblicati su Vogue, Harper’s Bazaar, Elle, GQ, Vanity Fair, Max, Marie Claire. Atmosfere fredde e/o patinate in cui la bellezza e il nudo femminile trionfano in un tripudio di luci e contrasti misti a sadomasochismo e feticismo.
Big Nudes – Lo stile erotico-urbano
Nel 1980 la fama di Helmut Newton si accresce grazie a Big Nudes, una serie di gigantografie dalla tecnica fotografica eccellente e dallo stile originale e innovativo.
E’ la donna la vera protagonista delle sue opere. Una donna forte, capace di sedurre senza essere necessariamente volgare e/o comune. Alta, determinata e vagamente androgina, la donna di Newton domina la scena offrendo una nuova prospettiva di analisi di sé e del mondo circostante. Da allora il libro è stato ristampato migliaia di volte da innumerevoli case editrici e in molteplici lingue.
Ma perché tanto successo? Quale l’intuizione, la fonte d’ispirazione? Nella sua autobiografia lo stesso Newton spiega come Big Nudes gli sia stato ispirato dai manifesti diffusi dalla polizia tedesca per ricercare i membri della RAF, acronimo del gruppo terroristico Rote Armee Fraktion. Pura provocazione? O ancora una volta una conferma del suo intento giocoso nell’arte della fotografia? Ai critici e agli appassionati l’ardua sentenza.
Qui di seguito i links della Helmut Newton Foundation e della gallery dedicata a Helmut Newton su Vogue Paris
http://en.vogue.fr/fashion-pictures/celebrity-photos/diaporama/helmut-newton-and-his-women/11437
Sara Giustino