Rione Terra(Pozzuoli)
16 maggio 1964, un incendio devasta il Rione Terra di Pozzuoli danneggiando un patrimonio storico artistico di inestimabile valore.
Le origini dell’antico insediamento sono antichissime e risalgono circa al III secolo a.C, quando questo sperone tufaceo, esteso tra il golfo di Baia e Nisida, destò l’interesse di Roma in quanto si trattava di un terreno facile da difendere.
È Livio a darci la testimonianza più importante per capire come e quando nasce il Rione Terra: quest’antica rupe fu fortificata e presidiata da circa seimila uomini con l’intento di impedire ad Annibale contatti con la costa tirrenica e con Cartagine. Scongiurato il pericolo cartaginese Scipione l’Africano istituì un portorium, ovvero un dazio portuale per le merci, e questo evento deve essere considerato come l’antefatto principale della fondazione della colonia di Puteoli, che avverrà nel 194 a.C. L’assetto urbanistico, pur assecondando l’orografia della collina, seguiva l’impostazione classica del castrum con l’incrocio tra decumanus maximus e cardo maximus. Al centro dell’insediamento vi era, come era previsto, l’edificio sacro principale, un capitolium, tempio dedicato alla triade capitolina (Giove, Giunone e Minerva).
La colonia di Puteoli conobbe il suo massimo splendore durante il principato augusteo, quando diviene Iulia Augusta Puteoli e comincia un intenso processo di monumentalizzazione voluto e finanziato dal potere centrale di Roma, al termine del quale l’antico capitolium, futuro Duomo di Pozzuoli, si sarebbe presentato nella sua versione marmorea, che possiamo ammirare ancora oggi almeno in parte.
Saranno il fenomeno del bradisismo e l’invasione dei Visigoti guidati da Alarico nel 410 a causare la crisi della meravigliosa colonia di Puteoli e l’abbandono, quasi totale, delle sue abitazioni. Da questo momento in poi venne ristabilita l’antica funzione difensiva della rocca del Rione Terra, il vecchio tempio dedicato alla triade capitolina fu inglobato nella chiesa dedicata a San Procolo ed il nuovo insediamento assunse i caratteri del tipico borgo medievale.
Inglobato nell’architettura cristiana l’antico tempio rimase intatto per secoli, e ne abbiamo testimonianza grazie a numerosi disegni di artisti che affascinati da tanta bellezza cercavano di catturarla mettendo nero su bianco ciò che vedevamo nei loro taccuini. Tra queste testimonianze una delle più importanti resta quella di Giuliano da Sangallo che nel 1490 realizzò un rilievo raffigurando la pianta del tempio e un particolare del cornicione.
Il grande cambiamento avvenne comunque nel 1632 con l’arrivo a Pozzuoli del vescovo spagnolo Martin de Leòn y Càrdenas, che voleva assolutamente adeguare l’antico edificio alle norme liturgiche della Controriforma. Il vescovo distrusse così definitivamente la facciata del tempio, sfondò la parete posteriore per far si che l’aula della chiesa avesse dimensioni maggiori, ed abbassò il piano del calpestio per avere l’impressione di un edificio monumentale. Il tempio venne totalmente inglobato nella nuova architettura barocca. Le pareti laterali della cella subirono la mutilazione di tre paraste interne e delle corrispondenti semicolonne esterne, per far si che si potessero realizzare delle cappelle laterali, e fare ciò le strutture marmoree superstiti furono ricoperte interamente da stucchi policromi. Alla realizzazione del “nuovo” Duomo barocco contribuirono artisti di fama nazionale come Cosimo Fanzago e Bartolomeo Picchiatti. Per quanto riguarda la decorazione pittorica gli artisti che vi lavorarono sono di eguale importanza: Artemisia Gentileschi, Giovanni Lanfranco e probabilmente anche Jusepe de Ribera.
A partire dagli anni di Martin de Leòn y Càrdenas nulla di rilevante va segnalato, fino agli anni dell’incendio. Dopo questo tragico evento Raffaello Causa portò l’intero corpus di dipinti seicenteschi presso la Soprintendenza alle Gallerie, che all’epoca si trovava a Capodimonte. Dalla documentazione esistente sappiamo che il corpo barocco dell’architettura non aveva subito danni irreparabili: ad essere completamente distrutte furono le capriate lignee del soffitto, ma restavano in piedi le parti in muratura con le decorazioni in stucco. Nel momento in cui si cominciò ad ipotizzare una possibile campagna di recupero del sito dopo l’incendio, l’idea che prevalse era quella di eliminare totalmente la “copertura barocca” dell’antico tempio augusteo. Con il manifestarsi del fenomeno del bradisismo negli anni Settanta qualunque tipo di idea fu abbandonata, e l’antico sito del Rione Terra venne completamente abbandonato e soltanto con l’avvento del nuovo secolo si cominciò nuovamente ad interrogarsi su come recuperare l’antico palinsesto.
Nel luglio del 2003 la Regione Campania bandiva un concorso internazionale di progettazione per il restauro del Tempio-Duomo di Pozzuoli. Tra i dodici progetti il vincitore è stato quello di Marco Dezzi Bardeschi, che caratterizzato dal motto “Elogio al palinsesto” ha seguito il criterio del “minimo intervento” prediligendo quindi la conservazione di tutte le parti storiche superstiti, compresi elementi architettonici rimasti incompiuti.
Oggi il Rione Terra è ancora un cantiere a cielo aperto, che si avvia però verso il completamento dei lavori. La Cattedrale invece è stata riaperta nel maggio del 2014 ed è un unicum nel panorama artistico italiano: la sua “duplice” storia, quella di Tempio e quella di Duomo, è totalmente visibile nel suo aspetto attuale ed ogni turista che vi arriva, ne resta completamente affascinato ed estasiato.
Manuela Altruda