Romanzi sul cancro: Perché sono dei bestseller?

Perché i romanzi sul cancro colpiscono così tanto? C’entra forse qualcosa la modernità intrinseca di queste storie o l’attualità del tema affrontato? In parte sì. All’apparenza questo potrebbe sembrare un genere recente ma non lo è, così come la malattia di cui si sta parlando. Il primo caso documentato di cancro risale all’antico Egitto, grazie ad un’importantissima testimonianza papiracea. Nell’immaginario collettivo questa patologia è associata a uno stile di vita poco sano e ad alcuni mali che sono tipici della nostra società, come il fumo o l’inquinamento, ma l’anno scorso il ritrovamento in Sudan di una mummia del 1.200 a.C che presentava tracce di tumore alle ossa, ha messo in dubbio questa convinzione.

Aldilà degli aspetti puramente scientifici, il tumore è una delle cause di morte più frequenti al mondo, sopratutto nei paesi industrializzati. Ovviamente si tratta di un argomento delicatissimo che sta a cuore a un numero crescente di persone. Non c’è, dunque, da stupirsi se i romanzi sul cancro siano così tanti. Alcuni sono diventati dei bestseller, letti  ed osannati in tutto il mondoaltri  romanzi sul cancro, invece, passano più inosservati. Questo è il caso di “Before I die” di Jenny Dowham, una giovane scrittrice inglese che non ha raggiunto la stessa popolarità da John Greenl’acclamatissimo autore di “The Fault in our stars”.

E se molti nascono da esperienze autobiografiche, dal desiderio di condividere il dolore o trasmettere una testimonianza, dimostrando un carattere prevalentemente realistico-descrittivo, altre, invece, si basano esclusivamente sull’empatia. Chi non ricorda la struggente storia d’amore fra Landon Carter e Jamie Sullivan in “I passi dell’amore” di un fortunatissimo Nicholas Sparks?

In questo articolo tenteremo di analizzare le probabili cause del successo editoriale di alcuni romanzi sul cancro, prendendo in esame soprattutto il romanzo del momento, il già citato “Colpa delle stelle”, e “La custode di mia sorella” di Jodi Picoult, romanzo di spessore diverso.

Romanzi sul cancro: Continuamente in bilico fra amore e morte

C’è una grande fame di vita in questo genere di narrazioni. Sembrerà banale, ma una delle principali motivazioni di gradimento è proprio questa. A volte la malattia passa in secondo piano, diventa oggetto in sfondo, non soggetto. Ne consegue che la maggior parte dei romanzi sul cancro parla d’amore e non di morte. Spesso si trasformano in delle vere e proprie love story, come nel caso di “Tutta colpa delle stelle”. Lo schema è quello di qualsiasi altra storia sentimentale: Incontro, innamoramento e distacco. L’unica cosa che differenzia i protagonisti di questo libro è la malattia, che pende sulle loro teste come una sorta di spada di Damocle, pronto a distruggere le loro esistenze quando meno se lo aspettano. È facile leggervi un condivisibile invito a cogliere l’attimo, a vivere le emozioni intensamente: Semplicemente “carpe diem”. Qualunque lettore sarebbe in grado di capirlo.

Questa filosofia rende il genere particolarmente appetibile per quella categoria di persone che si ritrova in una fase in cui l’amore e i sentimenti forti sono un pensiero fisso: I teenagers. Talvolta gli autori preferiscono privilegiare l’aspetto drammatico a discapito del realismo. Lo stesso John Green, ormai navigato scrittore di narrativa giovanile, pecca un po’ di superficialità. I giovani protagonisti fanno cose impossibili per dei malati gravi, ma in fin dei conti non è questo quello che conta; fa tutto parte del progetto narrativo.

Una situazione non molto dissimile dal romanzo italiano “Bianca come il latte rossa come il sangue” di Alessandro D’Avenia, in cui il protagonista è un adolescente, Leo, innamorato di Beatrice, cui è stata diagnosticata la leucemia.

La lacrimuccia, il pathos, la commozione, sono degli elementi essenziali che non possono mancare. L’obbiettivo principale è quello di affascinare, di creare la magia d’amore, un amore ancora più prezioso se lo si mette in relazione ad un tragico destino. Insomma, il binomio eros- thanatos vince sempre. 

“La custode di mia sorella”: Non solo buoni sentimenti

Non tutti i romanzi sul cancro, però, sono scritti per gli adolescenti. Alcuni sono più complessi, se non addirittura brutali. “La custode di mia sorella” di Jodi Picoult ne è la prova concreta. Anna Fizgerald è stata concepita tramite fecondazione assistita al solo scopo di essere una perfetta donatrice di midollo spinale per Kate, la sorella maggiore malata di leucemia. Nessuno dei familiari, né madre,  né padre, né fratello più grande sono in grado di fornirle alcuna trasfusione e allora che fare? Devono “fare” un altro bambino, il bambino che salverà la loro famiglia.

romanzi sul cancro
Abigail Breslin e Sofia Vassilieva hanno interpretato Anna e Kate nel 2009

“Mi spiegarono anche che avevano voluto il mio piccolo embrione, quello e non uno qualsiasi, perché poteva salvare mia sorella Kate.
«Ti abbiamo amato ancora di più», mi rassicurò mia madre «perché sapevamo esattamente quello che volevamo.»
Mi ritrovai a domandarmi, tuttavia, che cosa sarebbe accaduto se Kate fosse stata sana.
Forse sarei rimasta a fluttuare nel cielo o da qualche altra parte, in attesa di agganciare un corpo con cui passare del tempo sulla terra.
Sicuramente non avrei fatto parte di quella famiglia.
A differenza degli altri esseri liberi, infatti, io non ero nata per caso.
E se i vostri genitori vi hanno messo al mondo per una ragione, è meglio che quella ragione continui a esistere, perché se mai se ne andasse, voi fareste la stessa fine.”

Ma Anna è determinata a riprendersi il controllo del proprio corpo e per questo intenta una causa contro i suoi genitori, che vogliono convincerla a donare un rene a Kate per mantenerla in vita. Questo romanzo sul cancro non vi indorerà la pillola.  Vuole trattare argomenti scottanti e lo fa con dolcezza ma senza mentire o fingere, il dolore c’è ed è troppo perché una sola persona possa sopportarlo. La Picoult ha dato a questa storia un’impostazione corale; ogni capitolo è dedicato ad un diverso componente della famiglia, tranne Kate, che viene raccontata solo attraverso punti di vista esterni. Lei è il centro del romanzo ma è senza voce, simbolo di come questa malattia la renda impotente. Per quanto si possa sforzare di trovare un capro espiatorio, non ce ne sono: tutti hanno le loro ragioni e tutti soffrono.

“La custode di mia sorella” è un libro senza interpretazione univoca, dove l’amore c’è ma non può risolvere tutto; quell’amore per i figli che rende ciechi.

Chiara Cianniello

Fonti: http://www.adnkronos.com/magazine/salute-e-benessere/2014/05/10/tumori-primo-caso-antico-scheletro-egizio_vQ06XN8HhefwjY23KeDrLI.html

Le 10 maggiori cause di morte

http://www.jodipicoult.com/