In un precedente articolo si è parlato della decostruzione dei supereroi relativamente all’universo narrativo di Watchmen. Sebbene tale opera resti uno dei più grandi capolavori del fumetto, non è però l’unica ad occuparsi di un tema simile. Un altro eroe della DC è infatti spesso scisso dal suo ruolo: Batman. Nel fumetto The Dark Knight Returns, di Frank Miller, tale scissione diviene l’argomento centrale della narrazione, mostrandosi ancora più evidentemente del solito.
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The Dark Knight Returns: 20 anni dopo
Il fumetto è ambientato nel futuro della classica continuity DC. Batman ha appeso il mantello al chiodo da una decina di anni e, stando a quel che dicono i TG, è considerato addirittura nulla più che una leggenda metropolitana dai giovani moderni.
Quel che è certo però è che, dopo il suo ritiro, la criminalità in città è aumentata più che mai. Gotham è letteralmente presa d’assalto dai Mutanti, una gang di giovani ragazzi estremamente sprezzanti e totalmente disinteressati alla vita altrui.
È proprio questa recrudescenza criminale a “risvegliare” Bruce Wayne che, fino a quel momento, si sentiva troppo vecchio per continuare la propria crociata contro il crimine. Eppure, indossando un’altra volta il mantello, egli afferma di sentirsi di nuovo giovane. I dolori svaniscono perché se Bruce è vecchio, Batman non ha età.
L’opinione pubblica
Il ritorno dell’uomo pipistrello divide immediatamente in due l’opinione pubblica. Batman ha i suoi sostenitori, ma anche i suoi detrattori, che lo vedono come un fascista privo di rispetto per la legge. Ed è a questo punto che bisogna chiedersi: “Colui che combatte la criminalità, da fuorilegge, è effettivamente un fuorilegge?”. Batman non può essere visto come un eroe, non come tanti altri almeno. Non combatte con la benedizione del governo, non combatte alla luce del Sole e non combatte con metodi umani: egli fa del terrore la sua arma, della notte la sua arena. Ed il suo metodo funziona, alla fine. Non senza difficoltà e non al primo tentativo riesce a sconfiggere il leader dei Mutanti, assicurandosi così il rispetto degli stessi. Ma ciò non fa che causare ulteriori problemi: benchè essi adesso combattano la criminalità (da loro stessi esaltata fino al giorno prima) hanno anche acquisito dal loro nuovo leader l’attitudine a trattare i malviventi con ben poca leggerezza.
L’addestramento
Batman comprende che la situazione gli è sfuggita di mano. Pensava di poter contenere la violenza dei Mutanti semplicemente imponendosi come modello da cui trarre ispirazione, dimenticando forse che egli stesso è un violento. Lo scoppio (ad alta quota, grazie a Superman) di alcune testate nucleari lanciate dall’Unione Sovietica dona a Batman l’occasione per trasformare i Mutanti, e forse se stesso. Le conseguenze dello scoppio sono devastanti; si assiste ad un black-out generale e all’inizio di una notte perenne. La situazione di caos provoca lo scoppio di numerose rivolte e Batman incita personalmente i Mutanti a non combattere la folla, quanto ad indirizzarla a superare la crisi. Essi ci riescono ma non senza qualche ferito e non con i metodi migliori del mondo. Ciò però spinge la popolazione civile a chiedere che Batman venga fermato.
Lo scontro con Superman
Il Presidente degli Stati Uniti manda quindi Superman a fermarlo, dando luogo ad una delle battaglie più conosciute del mondo dei fumetti, non tanto per lo scontro fisico quanto per il discorso di Batman. Egli accusa Superman di essere diventato una marionetta nelle mani del governo. Lui, l’Uomo d’Acciaio, colui che aveva il potere di guidare il mondo verso un futuro migliore, si è ridotto ad essere un soldato. Secondo Batman egli ha donato a dei fallaci esseri umani il “potere che doveva essere nostro“, rendendosi così una “barzelletta”.
Batman si sente imperfetto, in un mondo imperfetto. Questa sua consapevolezza lo spinge al miglioramento di se stesso, prima di poter migliorare il mondo. Nel corso della saga acquisisce anche un’altra consapevolezza: egli non può lavorare in maniera diversa. Egli è, a modo suo, perfetto così come è. Il suo compito non è più migliorare se stesso ma gli altri, gradualmente. Ed è per questo che l’ultima scena lo ritrae nella sua caverna, con al fianco Robin e alcuni dei Mutanti, pronti ad essere istruiti: lui prima o poi morirà, ma Batman non deve morire. Perché, benchè non sia un eroe come i politici e molte persone vorrebbero, egli combatte per una giusta causa, combatte per qualcosa di più grande dell’opinione pubblica. E come ogni cosa più grande, non è realmente soggetta alla classificazione bene/male. Il suo ritorno, la sua voglia di tramandare il Batman è un impegno da parte di Bruce: egli aveva mollato, ma non può farlo di nuovo. Il suo ritorno non è limitato alla sua persona, ma è ora esteso all’indottrinamento altrui. I Mutanti e Robin hanno bisogno di una guida, perché deboli e volubili: la guida deve essere quindi forte, non crollare mai. Batman è quindi tornato, per restare. Perché ora, più che mai, deve essere da ispirazione per le generazioni future, deve andare oltre l’uomo e diventare leggenda più di quanto lo sia mai stato.
Marco Giusto