Il cinema del periodo fascista: tra propaganda e svago

Con l’introduzione del regime fascista c’è stato un forte interessamento nei confronti del cinema (data la sua grande capacità nella gestione dei consensi) e nel 1924 viene fondata l’Unione Cinematografica Educativa Luce [1].

Nello stesso periodo, poi, viene istituito il Ministero della Cultura Popolare che finanzia direttamente l’industria dello spettacolo.

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Nonostante ciò, l’ultimo periodo del cinema muto italiano è di importanza marginale rispetto alla produzione estera.

Nel 1935, comunque, viene istituito il Centro sperimentale di cinematografia che ha il compito di istituirsi come centro di formazione professionale del cinema italiano e, dalle ceneri del vecchio sito produttivo della Cines, nel 1937 nasce Cinecittà consacrando Roma come l’indiscussa capitale del cinema italiano. Una sfida agli studios hollywoodiani.

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L’intervento del fascismo nel settore distributivo

Con il rafforzamento produttivo derivante l’istituzione di determinati centri produttivi, vengono adottate misure protezionistiche indirizzate a limitare le importazioni di film stranieri (sino ad allora il 73% degli incassi erano destinati a film americani).

Con la legge Alfieri del 6 giugno del 1938 viene bloccata la circolazione di film stranieri per dare impulso e respiro a quelli di produzione nazionale. Nel 1942 la quota di mercato nazionale dei film italiani passa dal 13% al 50% e nemmeno la guerra è stata in grado di bloccare questo impulso produttivo.

Il cinema del fascismo, tuttavia, non sarà il veicolo privilegiato della propaganda ma ha di certo il compito di formare l’idea di una società pacificata, priva di conflitti e capace di grandi slanci produttivi.

I film di propaganda fascista

Tra i film di propaganda fascista i più rilevanti potrebbero essere citati Vecchia guardia (1934 – Alessandro Blasetti) o Camicia nera (1933- Giovacchino Forzano) nel quale si celebrano i successi del regime.

Poco dopo l’autorità governativa impone all’industria cinematografica di rafforzare l’identificazione del regime con la storia del paese e nasce, quindi, la necessità di rieleggere tutta la storia nazionale in chiave fascista.

Questa tendenza raggiunge l’apice poco prima dello scoppio della guerra, ad esempio, con Scipione l’Africano (1937 – Carmine Gallone) si celebra l’impero romano e indirettamente il regime fascista.

Con l’entrata in guerra, il fascismo rafforza il controllo sulla produzione e richiede un impegno sempre più deciso nella propaganda. Oltre ai canonici documentari aumentano anche i film a soggetto che hanno il compito di elogiare le imprese belliche italiane. Tra i più rappresentativi ci sono: Gente dell’aria (1942 – Esodo Pratelli); I tre aquilotti (1942 – Mario Mattoli) che ha la sceneggiatura scritta da Vittorio Mussolini e di approccio quasi documentaristico è Uomini sul fondo (1941) di Francesco De Robertis.

Il cinema dei telefoni bianchi

Il cinema dei telefoni bianchi interessa il periodo che va dalla seconda metà degli anni trenta fino alla caduta del fascismo.

Il nome deriva dalla presenza di telefoni bianchi nelle scene di alcuni film del periodo, all’epoca erano il segno di benessere sociale (in contrapposizione al più economico e frequente telefono nero). La caratteristica principale di questi film è il completo rifiuto di qualunque problematica civile e continui riferimenti alla contemporaneità con frequenti richiami alla moda e al costume dell’epoca (ambientazioni di lusso e vestiti alla moda).

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Il calligrafismo

Il calligrafismo è una tendenza cinematografica che si riferisce al alcuni film realizzati in Italia nella prima metà degli anni quaranta e hanno in comune la complessità espressiva e i molteplici riferimenti figurativi.

Mario Soldati è di certo l’esponente più conosciuto, è un regista che si impone con un solido impianto formale e i suoi film hanno come protagoniste delle donne dotate di una grande forza drammatica e psicologica.

https://www.youtube.com/watch?v=UfD3oGel12M

Nei film appartenenti alla corrente del calligrafismo i conflitti interiori dei personaggi sono frequenti ed è forte la voglia di voler competere con l’industria europea affermando l’autonomia espressiva del mezzo cinematografico. Questo, è un tipo di cinema complesso e ricco di riferimenti letterali, soprattutto alla narrativa ottocentesca italiana.

L’interesse principale di questa corrente cinematografica è la cura formale e la ricchezza di riferimenti culturali (i critici, infatti, l’hanno condannata in passato come una tendenza superficiale coniando a posta il termine “calligrafismo”).

Cira Pinto

Fonti bibliografiche:

*Introduzione alla storia del cinema, Paolo Bertetto.

*Cent’anni di cinema italiano, Gian Piero Brunetta.

Note:

1Una società di produzione e distribuzione statale.