Fuori orario, Scorsese ancora a New York
New York, città dove può accadere di tutto, cose mai viste e che uno non si sognerebbe mai di vedere, abitata da personaggi che di giorno vivono una normale vita da cittadini americani e di notte vengono trasformati dallo spirito di questa città in uomini e donne bizzarre, paranoici, misteriosi e grotteschi, tra atmosfere lugubri e metafisiche; è questa la New York che ci presenta Martin Scorsese in uno dei suoi film più apprezzati dalla critica e negli ambienti cinematografici, un po’ meno conosciuto forse tra il grande pubblico, stiamo parlando di Fuori orario.
Ancora una volta, il regista italo-americano si addentra nella Big Apple, raccontandoci da vicino la storia bizzarra di un impiegato che si ritrova nel labirinto di Soho. Un film che da caratteristica dei film indipendenti, ebbe un budget ridottissimo e costi bassissimi. Nonostante ciò, dopo che ebbe letto la sceneggiatura scritta da Joseph Minion, Scorsese decise subito che avrebbe diretto personalmente Fuori orario, riuscendo così a dare a quella storia il suo tocco registico, uno dei migliori nel raccontare storie del genere ambientate in una delle città più folli del mondo.
Nel team di Scorsese che ha partecipato alla realizzazione di Fuori orario, troviamo due suoi grandi collaboratori: Michael Ballhaus a dirigere la fotografia e la montatrice Thelma Schoonmaker. Delle musiche invece, si occupa Howard Shore (collaboratore di Cronenberg e compositore delle musiche della trilogia de “Il signore degli anelli”). Tra gli attori più importanti del cast ricordiamo il protagonista Griffin Dunne, in una delle sue migliori interpretazione, Rosanna Arquette, Teri Garr e il veterano del cinema americano Dick Miller.
Fuori orario, la trama
La storia si svolge nell’arco di una notte. È la vicenda di un giovane, Paul (Griffin Dunne), piuttosto ingenuo, un po’ troppo sicuro di sé, che una notte, crede di avere un’avventura d’amore con una bella donna, Marcy (Rosanna Arquette), che lo invita a casa sua in un quartiere equivoco della città: Soho. Le cose però, non andranno come Paul aveva sperato, anzi, a poco a poco gli sembrerà di vivere un incubo, intrappolato in un labirinto senza vie d’uscita. Rimarrà prima senza soldi con i panni bagnati, poi si trova invischiato in una serie di furti mentre incontra persone, soprattutto donne, piuttosto ambigue. Arriverà poi in un luogo di salvezza, ma anche qui però, si accorgerà sulla propria pelle che l’incubo non è ancora terminato.
Un viaggio fuori dalla quotidianità
Quello che accade a Paul in Fuori orario, è un vero e proprio viaggio in un mondo ai più sconosciuto: il mondo dell’eccezionalità e dell’inusualità. Perché Paul, programmatore presso una società informatica di New York, è un uomo qualunque, molti di noi potrebbero essere Paul e come lui, provare lo stesso senso di angoscia e di percezione di insensatezza di fronte ad eventi tanto assurdi eppure tanto reali. Il quartiere di Soho sembra un mondo nel mondo, uno spazio separato che segue proprie regole e proprie logiche, dove le persone fanno della stranezza la propria normalità e della notte il momento migliore per dare sfogo alla propria natura. Un’opera sicuramente di umorismo nero, eppure ha molti elementi che potrebbero addirittura portarla ad identificare con un thriller o anche con un horror. Di fatto, l’atmosfera che si respira è sempre quella del mistero, misto ad un senso di inquietudine che si prova di fronte a cose strane che accadono, basti pensare alla confabulazione tra Marcy e Kiki o al furore assassino degli abitanti di Soho. Nell’addentrarsi in questo mondo contorto, Scorsese si serve di numerosi primi piani sui protagonisti di questo mondo e di panoramiche verso direzioni apparentemente immotivate.
Fuori orario è un film che deve essere visto, sia per ciò che è capace di trasmettere allo spettatore, sia per rendersi conto della grande poliedricità di Martin Scorsese, che riesce a cimentarsi in storie assurde riuscendo ugualmente a creare opere dall’indubbio valore artistico.
Roberto Carli