Giuseppe Moscati: il santo che conciliò fede e scienza

Su san Giuseppe Moscati si è scritto molto, soprattutto dopo la sua canonizzazione, avvenuta in piazza San Pietro il 25 ottobre 1987. È definito il “medico santo”, due termini che sembrano inconciliabili, come lo sono i termini “fede e scienza”, eppure nella laicità e professionalità Giuseppe Moscati è riuscito a far entrare Dio:

« La scienza ci promette il benessere e tutt’al più il piacere; la religione e la fede ci danno il balsamo della consolazione e la vera felicità, che è una cosa sola con la moralità e col senso del dovere »
(Giuseppe Moscati)

La vocazione di Giuseppe Moscati per la medicina

giuseppe moscati
Giuseppe Moscati bambino, con la sorella Nina

Giuseppe Moscati nacque il 25 luglio 1880 a Benevento, settimo tra i nove figli del magistrato Francesco Moscati e di Rosa De Luca, dei marchesi di Roseto. Nel 1881 la famiglia Moscati si trasferì ad Ancona e poi a Napoli, ove Giuseppe fece la sua prima comunione nella festa dell’Immacolata del 1888. Dal 1889 al 1894 Giuseppe compì i suoi studi liceali presso l’Istituto Vittorio Emanuele a Piazza Dante, diplomandosi all’età di appena 17 anni. Pochi mesi dopo, cominciò gli studi universitari presso la facoltà di medicina dell’Ateneo partenopeo.

Quale fu l’evento che gli fece prendere la definitiva decisione di dedicare la propria vita alla cura del prossimo?

È possibile che la decisione di scegliere la professione medica sia stata in parte influenzata dal fatto che negli anni dell’adolescenza Giuseppe si era confrontato, in modo diretto e personale, con il dramma della sofferenza umana. Nel 1893, infatti, suo fratello Alberto, tenente di artiglieria, fu portato a casa dopo aver subito un trauma inguaribile in seguito ad una caduta da cavallo.

Per anni Giuseppe prodigò le sue cure premurose al fratello tanto amato, e allora dovette sperimentare la relativa impotenza dei rimedi umani e l’efficacia dei conforti religiosi, che soli possono darci la vera pace e serenità. È comunque un fatto che, fin dalla più giovane età, Giuseppe Moscati dimostrò una sensibilità acuta per le sofferenze fisiche altrui; ma il suo sguardo non si fermava ad esse: penetrava fino agli ultimi recessi del cuore umano.

Voleva guarire o lenire le piaghe del corpo, ma era, al tempo stesso, profondamente convinto che anima e corpo sono tutt’uno e desiderava ardentemente di preparare i suoi fratelli sofferenti all’opera salvifica del Medico Divino.

Gli studi universitari

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Giuseppe Moscati studente universitario

Nel 1897, Giuseppe Moscati si iscrisse alla Facoltà di Medicina a Napoli: “Peppino”, come lo chiamavano i genitori, optò per la Medicina conoscendone le difficoltà, ma nell’ottica di considerare l’attività del medico come un sacerdozio.

L’aria che si respirava all’Università non era certo delle migliori sotto l’aspetto etico-religioso, poiché vi spirava un vento settario politico e massonico, originato da due centri: la facoltà di filosofia e quella di medicina. Nella prima imperavano le dottrine idealistiche fichtiane ed hegeliane; nella seconda il positivismo materialista assolutizzava e divinizzava la materia, respingendo ogni realtà metafisica e trascendente. I giovani erano facile preda di profeti agnostici e atei.

Giuseppe, però, si tenne lontano da ogni estremismo e, comprendendo che la sua principale occupazione era lo studio, evitava tutto ciò che potesse distrarlo. Man mano che gli studi diventavano più complessi, egli sentiva più impellente la necessità di conciliare scienza e carità, fondendole in una sintesi vitale. Per lui essere medico non voleva dire essere un professionista qualunque, ma significava aver scelto una sublime missione.
Giuseppe Moscati così scriveva al dottor Biondi, suo alunno appena laureato:

«Ricordatevi che seguendo la medicina, vi siete assunto la responsabilità di una sublime missione. Perseverate, con Dio nel cuore, con gli insegnamenti di vostro padre e vostra mamma sempre nella memoria, con amore e pietà per i derelitti, con fede e con entusiasmo, sordo alle lodi e alle critiche, tetragono all’invidia, disposto soltanto al bene»

Giovane medico fronteggia l’eruzione del Vesuvio del 1906

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Giuseppe Moscati medico

Dal 1904 il Moscati presta servizio di coadiutore all’ospedale degl’Incurabili, a Napoli, e fra l’altro organizza l’ospedalizzazione dei colpiti di rabbia e, mediante un intervento personale molto coraggioso, salva i ricoverati nell’ospedale di Torre del Greco, durante l’eruzione del Vesuvio nel 1906.

A Torre del Greco, infatti, gli Ospedali riuniti di Napoli avevano una succursale, dove vivevano vecchi e ammalati, tutti impossibilitati a muoversi . Allora il dottor Moscati andò a Torre del Greco, raggiunse l’ospedale, trasmise al direttore l’ordine di sgombero ed egli stesso aiutò i più malandati a lasciare l’edificio e a prendere posto sugli automezzi che li avrebbero portati a Napoli.

Intanto il cielo si era oscurato e la cenere cadeva sempre più fitta e si accumulava sulle strade, sui cortili, sui tetti. Il tetto dell’ospedale non resse più sotto il peso crescente e dopo poco crollò. Fortunatamente l’ultimo ammalato aveva ormai lasciato l’edificio. Giuseppe Moscati, con l’aiuto della provvidenza divina, aveva salvato numerose vite umane quel giorno.

La morte prematura di Giuseppe

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L’Urna bronzea, opera di Amedeo Garufi, che custodisce i resti di San Giuseppe Moscati.

La vita di Giuseppe continuò ad andare avanti su due fronti: la cura dei più bisognosi, e la specializzazione scientifica (conseguendo diversi titoli e diventando anche docente in Chimica Fisiologica). Ma la morte lo colse all’improvviso.

Il 12 aprile 1927, dopo aver preso parte alla Messa, come ogni giorno, ed aver atteso ai suoi compiti in Ospedale e nel suo studio privato, verso le 15 si sentì male, e spirò sulla sua poltrona. Aveva solo 46 anni e 8 mesi. La notizia della sua morte si diffuse rapidamente, riassunta nelle parole “è morto il medico santo”.

Il 16 novembre 1930 i suoi resti mortali furono traslati dal Cimitero di Poggioreale alla Chiesa del Gesù Nuovo, racchiusi in un’urna bronzea. Il pontefice Paolo VI lo proclamò beato il 16 novembre 1975. Fu proclamato santo il 25 ottobre 1987 da Giovanni Paolo II.

I miracoli di Giuseppe Moscati

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Canonizzazione di S.Giuseppe Moscati: 25 ottobre 1987

Il miracolo che ha portato alla canonizzazione del dottor Moscati fu la guarigione da leucemia del giovane Giuseppe Montefusco, avvenuta nel 1979. Quest’uomo era considerato ormai spacciato. La madre, Rosaria Rumieri, avvilita per la diagnosi infausta, vide una notte in sogno la foto di un medico in camice bianco.

Raccontò il sogno al suo parroco, che le parlò del beato medico Giuseppe Moscati. La signora venne al Gesù Nuovo, e subito riconobbe il volto della foto vista in sogno. Da allora iniziò a pregare Moscati, coinvolgendo anche parenti e amici. Il figlio Giuseppe dopo poco tempo guarì perfettamente.

Ma il primissimo miracolo è stato quello della guarigione del maresciallo Costantino Nazzaro, che nel 1923 ebbe un ascesso alla radice della coscia destra e dolori alla colonna vertebrale. Ricoverato nell’ospedale militare di Genova e poi dimesso senza aver ottenuto alcun risultato positivo, durante la convalescenza ebbe un indolenzimento e un ingrossamento dell’epididimo destro di origine tubercolare. Nonostante le cure il Nazzaro non solo non guarì ma l’affezione gli si propagò a sinistra.Le sue condizioni fisiche peggiorarono e la diagnosi dopo una visita medica fu “morbo di Addison”. Tale patologia era considerata rara, dalla prognosi sempre sfavorevole, con l’esito di sicura morte.

Nella primavera del 1954 l’ammalato, entrato in chiesa del Gesù Nuovo pregò dinanzi la tomba di San Giuseppe Moscati tornandovi ogni 15 giorni per quattro mesi. Giunse intanto l’estate ed una notte tra la fine di agosto e l’inizio di settembre del 1954 il Nazzaro sognò di essere operato dal dottor Moscati il quale sostituì la parte atrofizzata del corpo con tessuti vivi e gli disse di non prendere più alcuna medicina. Svegliatosi si trovò perfettamente guarito e presto tornò al suo posto di lavoro. I sanitari che visitarono l’ammalato non riuscirono a spiegare l’imprevista guarigione.

La venerazione presso la Chiesa del Gesù Nuovo

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Statua di San Giuseppe Moscati nella Chiesa del Gesù Nuovo (Napoli)

La tomba di San Giuseppe Moscati nella Chiesa del Gesù Nuovo è continua meta di pellegrinaggi, e in tutte le ore del giorno non mancano fedeli che pregano e baciano le mani della statua di bronzo e della figura scolpita sull’urna che ne custodisce il corpo. Mani diventate lucide per le carezze dei fedeli. Le pareti delle «Sale Moscati» adiacenti alla chiesa del Gesù Nuovo, sono tappezzate di ex voto, segni tangibili di riconoscenza per le grazie ricevute.

Fede e scienza possono convivere per realizzare miracoli in terra.

Raffaela De Vivo

Bibliografia:

A. TRIPODORO, Giuseppe Moscati. Il medico dei poveri, Paoline, Milano, 2004

Sitografia:

https://it.wikipedia.org/wiki/Giuseppe_Moscati

http://www.antiusura.it/fondnapoli/moscati/moscati4.htm
http://www.sangiuseppemoscati.com/index.html
http://www.vatican.va/news_services/liturgy/saints/ns_lit_doc_19871025_moscati_it.html