La Reggia di Caserta è un edificio unico, immenso che a distanza di tre secoli mantiene intatto il suo splendore, la sua maestosità che lascia indiscutibilmente senza fiato.
Il 29 agosto 1750 Carlo III di Borbone decide di rilevare dalla famiglia Caetani- Acquaviva un terreno ai piedi dei monti Tifatini con lo scopo di realizzare una reggia in grado di rivaleggiare per grandiosità con quella di Versailles, simbolo della grandezza di Luigi XIV. Il progetto era quello di trasferire in questa sede la corte con tutti gli uffici istituzionali del regno per dare maggior prestigio alla casata.
Carlo III affidò a Luigi Vanvitelli la realizzazione del progetto (servirono due anni per lo studio preparatorio) che comprende la reggia di Caserta, l’impianto urbanistico e il parco. Nel 1780 Ferdinando IV di Borbone e la consorte Maria Carolina d’Asburgo si trasferiscono nel nuovo palazzo con i lavori ancora in corso.
I giardini della Reggia di Caserta
Se l’interno del palazzo è sbalorditivo per la ricchezza delle sale, il parco non è certo da meno: esso si estende per 3 km di lunghezza su bene 120 ettari di superficie. Solo parte di questo fu progettato dal Vanvitelli, gli avvenimenti storici, infatti, la disponibilità economica e la morte dello stesso architetto (1773) determinarono un parziale ridimensionamento del progetto iniziale.
Il parco è caratterizzato da due differenti tipologie di giardino: nel primo all’italiana vi sono strutture adibite allo svago e al gioco per i giovani principi e lo stesso re. Sulla sinistra del palazzo sorge la Castellucia, un piccolo castello dove il giovane Ferdinando IV si esercitava in finte battaglie. Procedendo verso nord si trova la Peschiera Grande, un piccolo lago artificiale con un isolotto dove venivano simulate battaglie navali.
L’altro è il giardino inglese, che prende vita per volere della regina Maria Carolina; il nome ne sottolinea l’ispirazione britannica di realizzare giardini con spazi più possibili fedeli alla natura, abbandono dell’espressione rigida e geometrica dei giardini all’italiana. Fu realizzato tra il 1778 e la fine del secolo da Carlo Vanvitelli e il botanico John Andrew Graefer.
Il giardino inglese è, infatti, caratterizzato da cascate, viali, platani, pini, cipressi, magnolie, palme, piante acquatiche. Questo concetto di spontaneità affascina la regina Maria Carolina. Impreziosito da finti crolli e nicchie romane il giardino inglese presenta al suo interno sculture suggestive come ad esempio il Bagno di Venere, raffigurante la dea nell’atto di uscire dall’acqua del piccolo lago.
Le fontane
Gli esterni della reggia di Caserta non sono circondati solo dai suggestivi giardini: fontane maestose finemente scolpite e di enorme impatto scenico si succedono lungo il viale centrale, esse sono il risultato di un lavoro elaborato e complesso. L’architetto Luigi Vanvitelli, per portare un afflusso notevole sul luogo, decide di realizzare appositamente un lungo acquedotto e facendo scavare pozzi profondissimi.
Il tempo di realizzazione dei lavori si rivela molto lungo, ben 16 anni, ma il risultato è evidente agli occhi di chiunque: è impossibile non ammirare a colpo d’occhio la bellezza della grande cascata e soprattutto le bellissime fontane che adornano centralmente il lungo viale del parco.
La Fontana dei tre delfini (1776), in travertino, è tra le più belle e spettacolari realizzazioni dello scultore Gaetano Salomone: rappresenta tre mostri marini, di cui uno più grande al centro, con la testa e il corpo di un delfino dalla cui bocca fuoriesce dell’acqua. La fontana fu disegnata da Carlo Vanvitelli che rielabora il progetto del padre ormai defunto.
Ma non sono solo scolpite figure mitologiche: le fontane della reggia di Caserta si ispirano anche a divinità del passato come ad esempio la Fontana di Eolo (1775), realizzata dagli scultori Angelo Brunelli, Gaetano Salomone, Andrea Violani, Paolo Persico e Pietro Solari. Rappresenta il dio che sollecitato da Giunone suscita la furia dei venti (posizionati nelle cavità che si aprono nell’esedra) contro Enea e i Troiani ed è una delle opere incompiute del parco.
Il progetto iniziale prevedeva una statua di Eolo e Giunone su un carro trainato da pavoni; le stesse 28 statue presenti nell’opera rappresentano poco più della metà di quelle previste nel progetto originale di Luigi Vanvitelli.
Le fontane prendono vita con sculture incantevoli capaci di regalare spettacolari giochi d’acqua come quelli della grande cascata da cui prende forma un’altra suggestiva opera, la Fontana di Diana e Atteone (1773) scolpita da Paolo Persico, Pietro Solari e Angelo Brunelli: da un lato Diana, dea della caccia, circondata dalle ninfe, sta per immergersi nelle acque, dall’altra Atteone. Il mito racconta che il cacciatore Atteone, dopo averla vista immergersi nuda al bagno nel bosco di Megara, viene trasformato in cervo dalla stessa divinità che gli aizza contro un branco di cani pronto a sbranarlo.
Anna Cuomo