Il prossimo cambio di stagione si consiglia di farlo in compagnia di Kaarina Kaikkone. Non è una stilista e nemmeno un’accumulatrice compulsiva, è un’artista finlandese che si contraddistingue per le sue installazioni caratterizzate da abiti dismessi.
Può certamente sembrare strano che si riesca a creare un’opera con il solo utilizzo di qualcosa che si è indossato, che forse è ormai troppo vecchio e risulta essere perfetto per la pattumiera. L’ideologia di Kaarina Kaikkone non è propriamente questa. L’abito per l’artista finnica cela una storia intrinseca, racconta il vissuto, il passato e l’attività che colui o colei che lo ha indossato ha dovuto affrontare.
Nella maggior parte dei casi dalle installazioni della Kaikkone deriva una reinterpretazione e trasformazione architettonica degli spazi che diventano la scenografia delle sue realizzazioni. Non è facile imbattersi in un’opera realizzata unicamente da indumenti e pochi materiali come la carta e chiedersi se si è realmente dinanzi ad una provocazione artistica od ad un ambiente urbano di quartiere.
Kaarina Kaikkone genera e basa la sua arte attraverso un processo reinterpretativo del concetto di paesaggio che viene idealizzato mediante le forme e e i colori che appartengono agli abiti, raccontando in un modo cumulativo una storia all’interno della quale possano rispecchiarsi tutti, anche coloro i quali magari riconoscono un loro jeans o una polo indossata in determinate occasioni, all’interno delle sue installazioni.
Una relazione con il concetto temporale subentra in alcuni momenti di maggiore spicco del suo estro creativo, infatti quando si cerca di racchiudere, di costringere delle emozioni entro degli spazi limitati, legati proprio agli indumenti indossati in determinati momenti si giunge a creare una sorta di blocco temporale che si vuole immobilizzare, dal quale dipende lo scatenarsi di emozioni piacevoli o stridenti derivanti dai ricordi.
L’abito, l’indumento, viene strumentalizzato: si cerca di sottolineare quanto questo sia diventato durante tutta la storia uno stereotipo al quale tutti o quasi si sono trovati costretti ad adattarsi non potendo più dimostrare il libertinaggio che può derivare dalla nudità e che certamente era tipico del nudo primordiale. La geometria, altra caratteristica delle opere di Kaarina Kaikkone dipende unicamente dalle forme dei suoi abiti, i quali si intrecciano tra di essi, tendono a sovrapporsi l’un l’atro o ad assumere forme e posizioni quasi fossero pezzi di un morbido puzzle.
L’osservatore di queste opere spesso è inconsapevolmente lui stesso artista, infatti è la stessa Kaarina Kaikkone a chiedere la partecipazione delle persone, mediante donazioni ma anche mediante la collaborazione durante le fasi di creazione. Pur essendo geograficamente così distante, la presenza dell’artista finlandese in Italia è recentemente molto costante, si annoverano nel suo percorso espositivo la mostra presso la galleria z2O diretta da Sara Zanin, in collaborazione con la Fondazione Pastificio Cerere.
Vincenzo Morrone
Fonti: https://ifullyexist.wordpress.com/2013/11/09/brighton-lawrence-arabia-and-the-phoenix-foundation/dscn0478/
http://www.arsfennica.fi/2001/kaik_toita-fi.html
http://kopenhagen.dk/magasin/magazine-single/article/out-of-fashion-1/