Inward è un osservatorio sulla creatività urbana, un modello di sviluppo e valorizzazione di quelle forme di arte da “strada” che negli ultimi anni si sono sottoposte all’attenzione pubblica per i problemi di tutela che riguardano queste opere d’arte generalmente considerate effimere.
Un progetto unico, perché invidiabile la rete organizzativa in continua espansione e perché mostra di avere davvero a cuore il lavoro che svolge, attraverso una salda cooperazione tra privato, pubblico, no profit e internazionale: 4 tipologie di enti così diversi tra loro ma che mostrano di poter operare in maniera davvero efficiente per un obiettivo comune.
Nato come acronimo di International Network on Writing Art Research and Development, INWARD sta per “rivolto dentro di sé” e per in+ward “nel quartiere”, com’è possibile leggere sul sito ufficiale del progetto, che ha presieduto nel 2011 un tavolo Tecnico Nazionale sulla Creatività Urbana per la Presidenza del Consiglio dei Ministri – Dipartimento della Gioventù, presso il CNEL (Consiglio nazionale dell’Economia e del Lavoro), elaborando e pubblicando un primo modello di valorizzazione della street art.
Un tema sempre più delicato, quello della tutela dell’arte di strada (di cui abbiamo già parlato qui) e che si rivela sempre più affascinante.
Sei piattaforme di lavoro: Italian graffiti, Inopinatum, Streetness, Do the Writing, Cunto e Urban Creativity Alliance per l’individuazione e il monitoraggio continuo delle opere.
Inward e Napoli
Non solo mappatura e successiva tutela delle opere, Inward infatti si propone anche come “tutor” per la creazione di nuove e sempre più impegnative opere d’arte urbana, com’è possibile vedere ad esempio nella città di Napoli, dove ha patrocinato la realizzazione di straordinari murales in cui arte e impegno civile si danno la mano, come nel caso del lavoro di Rosk e Mirko Loste, che hanno realizzato un’opera dedicata al calcio, quello di strada, quello amato dai bambini di tutto il mondo, grazie al contributo della Ceres, proprio la nota marca di birre.
Un progetto di riqualificazione della periferia est di Napoli, Ponticelli che ha visto la decorazione di altre due colossali facciate di palazzi del quartiere, quella con Pulcinella appeso ad un joypad, “a pazziella ‘n man e criature” di Zed1, finanziato invece dal Rotary Club Campania-Napoli e l’ultimo, meraviglioso lavoro presentato, “Ael, Tutt’egual song’e criature”, opera dell’internazionale Jorit, realizzata per UNAR, l’Ufficio Nazionale Antidiscriminazioni Razziali del Dipartimento Pari Opportunità della Presidenza del Consiglio dei Ministri; una bambina rom, una bambina uguale davvero a tutti gli altri bambini del mondo, a ricordarci che la conoscenza di una cultura ne lava via il pregiudizio e favorisce la vera integrazione… diversamente da quanti invece sostengono il contrario.
Una partecipazione, alla street art, che ormai coinvolge proprio tutti, e Inward sembra essere davvero il punto di incontro per realtà apparentemente diverse tra loro, attraverso i suoi progetti, le piattaforme, le persone che vi partecipano con la loro esperienza e la voglia di voler tutelare, attraverso la pubblica conoscenza, forse l’unica vera forma d’arte di impegno civile che è rimasta in circolazione.
Tra luci e ombre, com’è giusto che sia per non snaturare la vera essenza di quest’arte, perché alcuni street artist continuano a non voler mostrare i loro volti; ma più che fuorilegge, ormai sono dei veri e propri supereroi al servizio della legalità…
foto: Inward©
Antonella Pisano