Il mausoleo di Quarto, detto “Fescina” è una delle rovine archeologiche più antiche e preziose della zona dei Campi Flegrei, ancora troppo poco conosciuta.
“È la regione da cui sono sorte tutte le antiche favole poetiche intorno al Paradiso e all’Inferno”.
Così scrisse Goethe, nel 1787, in una lettera in cui racconta della sua visita nella zona dei Campi Flegrei, piacevolmente affascinato dalle “acque bollenti, zolfo, grotte esalanti vapore, montagne di scorie ribelli ad ogni vegetazione, lande deserte e malinconiche…”
Come non esser d’accordo con lui su questo luogo così pieno di storia e di fascino? La zona dei Campi Flegrei è ancora oggi una delle più belle di Napoli, fonte ardente di fenomeni vulcanici, culla di antiche rovine archeologiche, opere d’arte, e paesaggi naturali da lasciar senza fiato.
Il Mausoleo di Quarto, chiamato la “Fescina” è una di quelle rovine archeologiche più antiche e preziose della zona, ancora troppo poco conosciuta. Cos’è la“Fescina”?
Si trova a Quarto flegreo, a nord ovest di Napoli, nella zona detta anche “Piana di Quarto”, data la depressione del sottosuolo che la caratterizza. E’ circondata da molteplici colline e la sua attività vulcanica è altamente esplosiva, infatti Quarto di Napoli è il più grande cratere spento dei Campi Flegrei.
Proprio qui, in questa “conca periferica” nascosto tra l’erba alta, e parte della più grande area preistorica della zona, sorge il complesso del Mausoleo Romano, chiamato “Fescina”, un particolarissimo monumento funebre di età romana, tra i più misteriosi dell’archeologia!
Ci troviamo effettivamente all’interno di una vasta e antica necropoli romana, scoperta e portata alla luce soltanto recentemente negli anni settanta e ottanta, prima di allora poco si conosceva di questo sito, e soprattutto era visibile soltanto parzialmente , addirittura per un lungo periodo il mausoleo fu utilizzato come deposito di attrezzi agricoli.
Cos’ha di particolare la “Fescina” ?
Il mausoleo di cui stiamo parlando ha caratteristiche uniche nel suo genere, si presenta come una struttura a cuspide piramidale delimitata da una recinzione molto bassa in opus reticolatum. Continuando il nostro percorso attraverso un varco alle spalle del monumento è possibile rilevare molte tracce di incinerazioni, urne, anfore e tombe, che provano sicuramente la continuità d’uso della necropoli fino almeno ad epoca tarda.
Altra caratteristica unica di “Fescina” era l’uso di questi spazi recintati, essi furono propriamente chiamati ustrinae, perché destinati soprattutto e quasi esclusivamente alla cremazione dei defunti.
L’unicità della “Fescina” però si esprime completamente nel sistema di copertura del mausoleo! La cuspide piramidale alleggerita due camere sottostanti, è una tipologia di copertura che non trova altri simili nella zona campana, infatti probabilmente si diffuse soltanto in età ellenistica nel Mediterraneo orientale. Abbiamo l’esempio di un suo prototipo architettonico rappresentato magnificamente dal famoso mausoleo d’Alicarnasso del IV sec. a.C.
Dunque, la ripresa di tale modello nel monumento di Quarto, ci fa naturalmente pensare a quanti scambi di natura commerciale e culturale ci furono fra Puteoli (che comprendeva Quarto) e il mondo orientale.
Intanto, se lasciamo per un attimo l’aspetto archeologico e storico di questo luogo, possiamo abbandonarci all’incanto di un’immagine maestosa, quasi divina, posizionandoci ai piedi del grande Monte Gauro che domina incontrastato tutto il complesso dei Campi Flegrei.
Questo “gigante” fu il teatro di battaglia tra romani e sanniti nel 342 a.C. ed oggi rappresenta quasi una riserva naturale, un luogo ancora “selvaggio” e purtroppo non abbastanza curato e protetto, come invece meriterebbe.
Il monte Gauro si trova ai lati dei monti Barbaro e Monte Sant’Angelo, quest’ultimo soprannominato dai campani, “Il Castagnaro” , oggi è la zona da cui si può accedere più facilmente al Monte.
Non resta che lasciarci ancora con le parole di Goethe che esprimono al meglio ogni sensazione emanata dall’atmosfera e dalla poesia di questa terra.
“Si solleva sopra tutte le cose morte in riva ai laghi e ai ruscelli e arriva fino a conquistare la più superba selva di querce sulle pareti di un vulcano spento.”
Martina Napolitano
L’articolo è stato realizzato con la collaborazione e il supporto di materiale fotografico e informativo di Giuseppe Picariello.