André Derain è un pittore francese di inizio Novecento che, partito come molti da studi di diverso genere, si dedica all’arte inserendosi all’interno dei cosiddetti Fauves, spinto dall’amico nonché membro del gruppo Maurice de Vlaminck.
I Fauves, rappresentanti del movimento espressionista in Francia (corrispettivo al gruppo tedesco Die Brücke), hanno già come loro capomastro e mentore Henri Matisse, il quale fa un uso spregiudicato del colore per dare l’impressione di una dinamite all’interno del dipinto. Il colore, sbattuto in faccia in quel modo così violento, rappresenta non la realtà o l’impressione (come appunto era il sentire di molte correnti contemporanee) ma il proprio sentire interiore, istintivo e immediato.
Per tutto il gruppo di “belve”, Derain in primis, le fonti di ispirazione ricadevano soprattutto nella corrente del Neoimpressionismo (in particolare Van Gogh, Gauguin e Cézanne) per l’uso dei colori e per i modi di esternare ciò che c’era di più profondo.
Derain, però, a differenza dei suoi compagni, utilizza il colore in maniera molto più moderata, non allontanandosi allo stesso tempo dall’”abitudine” fauvista di accostare colori contrastanti (caldi/freddi) con pennellate piuttosto violente.
Nel Dopoguerra, però, forte delle sue esperienze passate e trasferitosi a sud della Francia, si rivolge verso una prospettiva realista raffigurando continuamente nature morte, nudi e ritratti di amici e colleghi.
Leggendo Cézanne e interessandosi all’arte negra, poi, evidenzia quella predilezione che poi lo avrebbe guidato a lungo, ovvero di andare verso un classicismo che però non si distacca mai del tutto dall’epoca e dal contesto novecentesco.
Da alcuni infatti la sua pittura è considerata una contraddizione rispetto alle scelte estetiche prese inizialmente, a partire da quella di schierarsi all’interno di un movimento d’avanguardia che aveva di base una certa portata “rivoluzionaria”.
Derain, come se non bastasse, si schiera fortemente anche contro qualunque movimento ritenuto “antiartistico” quali ad esempio Dadaismo e Surrealismo.
Non aderisce, infatti, nemmeno al Cubismo nonostante abbia dipinto al fianco dello stesso Picasso agli inizi del ‘900.
Rifiutando anche le direttive della Scuola di Belle Arti di Parigi, Derain inizia ad entrare in una profonda solitudine fisica e psicologica durante il suo soggiorno in Germania per poi continuare a oltranza.
Luogo fondamentale per lo sviluppo e la tecnica del pittore, invece, è Londra.
La capitale anglosassone, infatti, gli offre nuove possibilità sia per portare a compimento i suoi studi sia per cogliere paesaggi nuovi e inaspettati.
Derain, appunto, dipinge svariati scorci del paesaggio londinese prendendo in genere come punto di riferimento il Tamigi, luogo di passaggio, di avventure e di storie. La sua ispirazione principale viene dagli scorci londinesi di Monet visti, però, nella nuova chiave “fauvista” in cui il colore svolge un ruolo fondamentale, creando contrasti e giochi di luce.
Un altro quadro emblematico in cui Derain applica questo tipo di tecniche è Il Ponte di Waterloo, in cui raffigura la cittadina belga (sede della storica disfatta di Napoleone) con appunto il ponte e di fianco il Parlamento inglese.
Questo dipinto potrebbe anche essere preso a manifesto del Fauvismo, in quanto l’uso spregiudicato dei colori è volto a cogliere tutta la potenza della luce contenuta in esso.
Maria Francesca Celentano