I film con animali hanno generato delle vere e proprie mode che hanno portato al maltrattamento, seppur involontario, di alcuni animali. Vediamone alcune.
Chi non ha visto il film “La carica dei 101”? Chi non ha pianto almeno una volta vedendo l’amore fra cane e compagno umano nel film “Io e Marley” o chi non ha provato piacere nell’osservare la moltitudine di vita dei fondali ricreati dalla Pixar nel film d’animazione “Alla ricerca di Nemo”? P
urtroppo, sebbene siano stati film di grande impatto per il pubblico dei più piccoli e non solo, essi hanno avuto un impatto pessimo sul mondo degli animali domestici. Difatti la moda di detenere nella propria abitazione animali di specie protagoniste dei film di animazione ha fatto si che molte persone acquistassero questi animali senza prima informarsi delle loro effettive necessità.
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Cani e film, spesso una semplice illusione
In molti film d’animazione e non solo, i cani compaiono come protagonisti. Se però i protagonisti di tale film sono di razza, l’effetto che ha sul pubblico è fra i più nefandi in quanto vi è una corsa alla razza che si traduce in un maltrattamento genetico e non solo di queste. Esaminiamo alcuni casi di queste mode.
La Carica dei 101
“La Carica dei 101“, film d’animazione della Disney del 1961, ha avuto un grandissimo successo sia fra il pubblico contemporaneo che fra quello dei nostri giorni, ma ha avuto un impatto disastroso sulla razza Dalmata. Ciò è stato causato dalla moda di possedere un cane di questa razza a seguito del film, pur non conoscendo la reale indole di questi cani.
Nato come cane da carrozza, ovvero come tallonatore dei cavalli durante le passeggiate in carrozza per spingere l’equino a non abbassare il ritmo della marcia, il Dalmata è un concentrato di energie che purtroppo in seguito ha dovuto sopportare due tipi di maltrattamento, uno psicologico e uno genetico. Il mancato esercizio fisico nella maggior parte di questi cani infatti ha fatto sì che essi provassero frustrazione dalla loro impossibilità di espletare le loro naturali inclinazioni, così da scatuirire nell’aggressività intra e inter specifica e nella distruttività dovuta alla noia.
Ovviamente solo una piccola parte delle persone che possedevano un Dalmata comprese le vere necessità dei loro cani, mentre la restante parte ha preferito abbandonarli, riempiendo di cani di questa razza i canili. Il vero maltrattamento che si ebbe nonchè il più tangibile fu il maltrattamento genetico.
Infatti per sopperire alla grande richiesta di cani, numerosi furono gli allevatori improvvisati che fecero accoppiare cani col solo interesse di lucrare. Difatti furono accoppiati consanguinei e cani addirittura giovanissimi, così da far insorgere malattie ereditarie quali sordità e cecità congenita e la displasia dell’anca.
Il “buon” Labrador de “Io e Marley”
Anche il film “Io e Marley” ha generato una moda dilagante per una razza, il Labrador. Difatti dal 2008 in poi è cresciuto sia il numero di Labrador che di allevatori, amatoriale e non. Fin qui nessun problema se ciò non avesse portato a dei problemi per la razza di origini americane.
Difatti, così come per il Dalmata, i continui incroci in “allevamenti” poco seri hanno dettato la modificazione di alcuni aspetti fisici del labrador, causando anche patologie gravi a livello osseo. Il Labrador inoltre, sempre a causa del suddetto film, è stato classificato come il cane buono per eccellenza.
Cosa mai più sbagliata in quanto, come tutti i cani, esso merita rispetto e per quanto possa sopportare alcuni atteggiamenti umani, non sarà disposto a tollerarli a lungo, reagendo anche aggressivamente. Non a caso nella classifica mondiale delle razze più mordaci compaiono il Labrador e il Golden Retriver ai primi posti, seguiti poi da tutte le razze ritenute pericolose, quali Rottweiler, Doberman e Pastori tedeschi.
Film e animali: “Mamma voglio Nemo” una richiesta spesso fatale
La Pixar, in uno dei suoi più bei film d’animazione, ha implicitamente partecipato al fatale destino di migliaia di pesci venduti a bambini capricciosi da parte di negozianti senza scrupolo. Il film incriminato è “Alla ricerca di Nemo” in quanto, dopo la visione del Film, molti bambini richiedevano come regalo il famoso pesciolino a strisce bianche e arancioni.
Il problema non è tanto nelle mamme accondiscendenti, ma piuttosto nei negozianti che vendono questi pesci a rischio di estinzione e di acqua marina, a persone che non hanno mai seguito un acquario nei suoi particolari. Inoltre il costo di acquisto e di gestione di un acquario marino è esorbitante e non sostenibile dalla maggior parte delle famiglie. Vediamo ora insieme di cosa necessita il cast de “Alla ricerca di Nemo”:
- Nemo e Marlin sono due pesci pagliacci della famiglia degli Amphiprioninae provenienti dal sud est asiatico, necessitano di vasche abbastanza ampie che ricreino il Reef corallino di origine.
- Dory e BloBlo sono due pesci Chirurgo rispettivsamente un Paracanthurus hepatus e un Zebrasoma Flavescens, pesci chiamati così in virtù dell’uncino posto vicino alla coda, tagliente come un bisturi. Pesci molto territoriali e di dimensioni non contenute
- Branchia è un Idolo Moresco (Zanclus cornutus) anch’esso pesce di grandi dimensioni e di complicata gestione.
L’acquisto di questi pesci da parte di veri appassionati del settore per fini riproduttivi e di conservazione della specie è degno di ammirazione, mentre l’acquisto fatto per sopperire ad una moda del momento non fa che condannare queste specie già in via d’estinzione. Infatti i pesci d’acqua marina sono tutti animali di cattura, presi dalla natura per alimentare il mercato dell’acquariofilia CONSAPEVOLE mondiale.
In conclusione, che si tratti di un cane, di un gatto, di un pesce o di un uccellino, gli animali sono esseri viventi e ognuno di essi ha necessità di essere rispettato nelle sue esigenze e non bisogna prendere questi animali per cavalcare l’onda del momento.
Stefano Capodanno