Un autore, straordinariamente lucido nella rappresentazione della società entro cui vive, ch’egli ritrae negli scorci di emarginazione e di diversità dei quali ha profonda e, non di rado, sofferta conoscenza, per rappresentarne gli umori e le condizioni spesso estreme con crudeltà di un analista e la tenerezza di un innamorato.
È con queste parole che Paolo Bosisio descrive nell’introduzione alla raccolta delle sue opere teatrali Giuseppe Patroni Griffi, regista teatrale, drammaturgo, sceneggiatore, scrittore, una delle “personalità più versatili del panorama culturale italiano del secondo Novecento”.
Disciplina, impegno e fiducia. Questo era richiesto nella compagnia di Patroni Griffi,con particolare sostegno da parte dell’autore stesso, il quale intendeva “fare propria la cultura, il modo di vedere e di pensare di ciascuno dei personaggi, in essi, calandosi fino ad annullarsi, per farli vivere, per lasciarli vivere come se fossero, pirandellianamente, creature dotate di una esistenza e di una psicologia autonome, capaci perciò di interessare e di coinvolgere continuamente l’attenzione dello spettatore”. Successivamente a D’amore si muore, seguono spettacoli come Anima nera (1960), In memoria di una signora amica(1965), Metti una sera a cena (1967), Persone naturali e strafottenti (1974), Prima del silenzio (1979), Gli amanti dei miei amanti sono i miei amanti (1982), Cammurriata (1983), Una tragedia reale (1999).
L’imprinting con il teatro avviene negli anni dell’infanzia, in maniera istintiva; «fin da giovane mi sono espresso con il teatro, ho scritto degli atti unici, magari ingenui, ma il teatro era il mio primo slancio di scrittura». Ciò che ha reso Patroni Griffi una delle personalità più particolari e poliedriche del panorama artistico italiano, è stata sicuramente la sua vena pirandelliana; l’interessamento alla psicologia e all’anima del personaggio, il sentimento universale dell’amore, il realismo della scrittura, la musica come “strumento di introspezione”, l’interesse per il “teatro di parola”
Al cinema Patroni Griffi ha diretto attori del calibro di Charlotte Rampling, Elizabeth Taylor, Florinda Bolkan (nel capolavoro cinematografico Metti una sera a cena del 1969, pellicola accompagnata dalla colonna sonora di Ennio Morricone), Marcello Mastroianni, Terence Stamp e Laura Antonelli (protagonista dell’indimenticabile scena di nudo in Divina Creatura).Per la Rai, Patroni Griffi diresse Toscadi Giacomo Puccini e La Traviata di Giuseppe Verdi, aggiudicandosi due Emmy Awards per entrambe le regie nel 2000 e 2001. Alla sua memoria è stato dedicato il Teatro Eliseo di Roma.
Giuseppe Patroni Griffi a teatro… oggi.
Per comprendere la varietà , l’immensità e la modernità di Patroni Griffi, bisognerebbe “vivere” i suoi libri, assaporare i suoi spettacoli, godere i suoi film. È quello che proverà a fare il Teatro Mercadante, inaugurando la stagione teatrale 2015/2016 con la messa in scena di In memoria di una signora amica, mentre, tratti dai suoi romanzi, saranno messi in scena al Ridotto del teatro stabile lo spettacolo La morte della bellezza (7-11 ottobre) e La notte blu del tram (4-8 novembre 2015). Il Teatro Nuovo celebrerà l’autore con lo spettacolo di Arturo Cirillo Scende giù per Toledo, tratto dall’omonimo romanzo in scena dal 15 gennaio 2015ì. Le storie di Eugenio e Rosalinda Sprint sono state giudicate “i più bei libri omosessuali della letteratura italiana” (CulturaGay.it)
Giuseppe Patroni Griffi muore il 15 dicembre 2006. Lo ricordiamo con le parole di Bosisio:
Giuseppe Patroni Griffi
Un autore nato e cresciuto a Napoli, alla cui inconfondibile civiltà egli rimane legato da un vincoloineliminabile e determinante, ovunque lo conducano la vita e la produzione artistica. Un autore polemico e sorridente, che ama riconoscersi in posizioni di alternativa per piacere dialettico, per gusto di intelligente provocazione. Un autore “controâ€: non polemicamente, non presuntuosamente, ma “controâ€. Un autore anticonformista, dunque, fedele ai temi che gli sono congeniali e alla cultura raffinata che possiede. Un autore che ama, tuttavia, confrontarsi con questioni di attualità assoluta […]. Un autore, infine, non di rado contestato, pubblicamente attaccato, censurato dalla magistratura per la violenza degli argomenti trattati e per la sublime impudicizia del loro trattamento, eppure accolto sempre, dal pubblico come dai teatranti, con grande interesse