ATTENZIONE! L’articolo contiene SPOILER.
Chi tiene il diavolo in pugno, meglio che lo tenga bene. Difficilmente si farà catturare una seconda volta. [1]
Sul conto di Hannibal Lecter, il cannibale più famoso della TV, dopo l’uscita di quattro libri e ben cinque film ci sembrava ormai di sapere tutto. Bryan Fuller però, ideatore della serie tv “Hannibal” da pochi giorni conclusasi sul network americano NBC, la pensava diversamente: ha rimescolato le carte, aggiunto nuovi ingredienti et voilà… un nuovo Hannibal, forse più umano e compassionevole di quello a cui Thomas Harris e Anthony Hopkins ci avevano abituati, compare sul piccolo schermo. Ma non lasciatevi ingannare: l’Hannibal di Fuller, a cui dà vita un magistrale Mads Mikkelsen, è anche molto più mefistofelico dei suoi predecessori, tanto che la citazione al Faust di Goethe nell’ultimo episodio appare una vera perla incastonata in un mosaico di rara bellezza: se Hannibal è il diavolo e credevamo di averlo catturato, nel senso di compreso, accontentandoci dei libri e dei film ci sbagliavamo di grosso: forse qualcosa doveva essere sfuggito, perché Fuller lo ha catturato ancora, svelandocene nuovi aspetti.
Bon appetit.
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Le innovazioni della serie TV
Sì, Fuller ha rimescolato le carte. In effetti nella serie – il cui destino è estremamente incerto: la NBC l’ha cancellata e attualmente la maggior speranza che i produttori offrono ai fan è un film – vengono introdotti nuovi personaggi e modificati i preesistenti… non gridate al tradimento! Si tratta di una licenza poetica pienamente giustificata.
La modifica più radicale è quella attuata su Will Graham: partiamo da una base comune, l’investigatore “speciale” dell’FBI che riesce a catturare i criminali perché è in grado di pensare come loro, di entrare nella loro testa e sentirsi macchiato delle loro stesse colpe –in poche parole di provare empatia verso chi compie il male. All’inizio della serie Will è l’uomo che ogni lettore già conosce: vale a dire, colui che agisce in nome del Bene. Bryan Fuller ha pensato, però, che questo Will Graham avrebbe dovuto essere diverso, più duttile, maggiormente predisposto al cambiamento (proprio il Mutamento si rivela, nella terza stagione, un punto cardine della serie). Così, sfruttando una fonte già ampiamente adoperata da Thomas Harris, il pensiero del poeta inglese William Blake, ha costruito un personaggio nuovo, in cui bene e male coesistono a un livello tanto contraddittorio e profondo da fargli compiere, più di una volta, scelte che possono essere interpretate in due direzioni opposte, entrambe valide. La cosa che ha maggiormente sorpreso il pubblico è stata la particolarissima relazione che si instaura tra questo nuovo Will – che potremmo leggere come una fusione tra il Will di Thomas Harris e Clarice Starling – e Hannibal.
The man who never alters his opinion is like standing water, and breeds reptiles of the mind. [2]
Anche Hannibal, dicevamo, ci viene presentato sotto una nuova luce: egli non è solo un assassino e un “mostro” (anche nel senso originario di individuo eccezionale… nel bene e nel male), un individuo che, a tratti, assume i caratteri di una vera e propria divinità che gioca con le persone come se fossero marionette. Hannibal non è un dio: ce ne accorgiamo grazie al manifestarsi di una necessità tipicamente umana, il bisogno di essere compreso e accettato, la necessità di avere un amico.
Storia di una seduzione
Per quanto sia difficile ammetterlo, dopo tre stagioni la serie si è rivelata qualcosa di completamente diverso da ciò che tutti si aspettavano: dietro al thriller psicologico, infatti, c’è una vera e propria storia di seduzione (reciproca). Non tiriamo conclusioni troppo affrettate: in Hannibal tutto è complesso, stratificato, dunque ridurre il rapporto tra Will e il dottor Lecter a una relazione omosessuale sarebbe fuorviante ed estremamente errato. Il fatto è che i due – la cosa viene accennata già nel romanzo “Red Dragon” – sono, a dispetto di tutte le apparenze, simili: condividono una sensibilità nei confronti del mondo e dei dettagli, una sorta di raffinatezza del sentire che ai più manca. Hannibal riconosce in Will l’unica persona che sia in grado di comprenderlo, l’unico amico che possa avere; questo, comunque, dopo molti episodi trascorsi a darsi la caccia a vicenda, ad odiarsi e a giocare come il gatto col topo.
Seduzioni letterarie: Hannibal e William Blake
Abbiamo accennato a William Blake. In effetti, oltre ai riferimenti espliciti (Francis Dolarhyde, il maggior antagonista della terza stagione, si crede posseduto da una creatura divina a cui fa riferimento come “The Great Red Dragon”, il drago rosso dell’apocalisse raffigurato da Blake in un ciclo di acquerelli), sembra che l’intera concezione alla base della serie e del rapporto Hannibal-Will sia basata sul pensiero di Blake.
Without Contraries is no progression. Attraction and Repulsion, Reason and Energy, Love and Hate, are necessary to Human existence. From these contraries spring what the religious call Good and Evil. Good is the passive that obeys Reason. Evil is the active springing from Energy. Good is Heaven. Evil is Hell. [3]
Will, che inizialmente ha come unico scopo quello di fare giustizia e di salvare vite umane anche a costo di rovinare la propria, appare in un primo momento come un elemento passivo, sul quale Hannibal può esercitare potentemente la sua influenza psicologica. Ciò che muove Hannibal è la curiosità: egli non costringe le persone a compiere una certa azione, ma esercita un’influenza così potente da porle davanti a un bivio, costringendole a compiere una scelta che è simbolicamente tra il bene e il male. Hannibal è curioso di sapere “cosa accadrebbe se…”. Eccolo accontentato: cosa accadrebbe se una persona estremamente sensibile ed empatica, con un forte senso della giustizia, ma pur sempre umano, portatore dell’umana insanabile contraddizione tra bene e male, venisse pungolato a diventare… diverso? Nella relazione con Hannibal, Will non diventa un’altra persona ma scopre una nuova parte di se stesso, a cui piace persino l’omicidio (lo ammette già nella prima stagione, quando dice che sì, uccidere un criminale lo ha fatto stare bene: non è soddisfazione per aver fatto giustizia, è desiderio di potenza).
è Will stesso a riferirlo:
I’ve never known myself as well as I know myself when I’m with him. (3×03)
La relazione tra Will e Hannibal si esplica attraverso la visione di Blake:
Opposition is true Friendship. [4]
è un gioco di equilibrio tra gli opposti: Hannibal si riflette in Will, imponendosi e tramutandosi in lui, e Will trova il più autentico se stesso.
C’è un bellissimo aforisma di Blake, contenuto ne “il matrimonio del cielo e dell’inferno”, che sembra perfetto per descrivere la complessità, la bellezza e allo stesso tempo le insidie di un rapporto tanto profondo:
The bird a nest, the spider a web, man friendship. [5]
Il ragno tesse ragnatele, gli uccelli costruiscono nidi: la massima arte di ciascuno di essi si esplica nel preparare la propria casa. Cos’è il meglio che l’uomo possa costruire? L’amicizia. Un’amicizia così stretta e prepotente da costituire al tempo stesso una tana e una gabbia (quella in cui Lecter acconsente a farsi rinchiudere affinché Will sappia sempre dove trovarlo?), un rifugio contro le difficoltà della vita, ma anche una vischiosa trappola nella quale si rischia di perdere se stessi nella mente dell’altro.
Eros e Thanatos
Le due facce, opposte e complementari, della relazione tra Will e Hannibal non si estinguono nell’ambiguo incontro-scontro tra bene e male: l’epilogo della storia diventa un’immagine, tragica e potentissima, dell’eterno topos di amore e morte. Amore nel senso più ampio del termine, di una totale comprensione reciproca, così forte da sconfinare nell’identificazione con l’altro e nell’abbandono di se stessi; morte nel senso freudiano di impulso distruttore: distruttivo è il rapporto tra i due, che raggiunge il culmine del suo essere non in un’unione di corpi, ma in una lotta sanguinosa e violentissima che si conclude – verosimilmente – nella morte. Qualcuno ha notato che, nel commovente abbraccio finale inondato di sangue, Will sembra finalmente arrendersi (all’uomo che gli ha dato vita e che gliel’ha distrutta, oppure a se stesso?) e Hannibal abbassa lo sguardo forse per la prima volta, sentendosi, per una volta nella vita, completamente accettato.
Da sempre le storie del dottor Lecter ci propongono un viaggio, difficile e perturbante, all’interno della psiche umana: le sue azioni ci fanno inorridire, ma poi ci accorgiamo di essere inesplicabilmente affascinati da lui. Fino a che punto ci si può spingere nell’accettare il male? Domanda alla quale, dopo la visione della serie, se ne fa strada un’altra: cosa siamo disposti a fare per un amico?
Assume allora una forza potentissima l’ultima, significativa citazione della serie, addirittura una reminiscenza biblica del Vangelo secondo Giovanni:
No greater love hath man than to lay down his life for a friend.
Nessun uomo ha amore piú grande di questo: dare la propria vita per i suoi amici.
Maria Fiorella Suozzo
Fonti e traduzioni
[1] Faust, Goethe (la traduzione è dalla frase inglese citata nell’episodio 3×13)
The Marriage of Heaven and Hell, William Blake, edizioni SE con traduzione (qui di seguito) di Giuseppe Ungaretti
[2] L’uomo che non cambia mai parere è come l’acqua stagnante, e alleva i rettili della mente.
[3] Senza Contrari non c’è progresso. Attrazione e Ripulsa, Ragione ed Energia, Amore e Odio sono necessari all’Umana esistenza. Da questi contrari scaturisce ciò che l’uomo religioso chiama Bene e Male. Bene è la passività che ubbidisce a Ragione. Male è l’attività che scaturisce da Energia. Bene è il Cielo. Male è l’Inferno.
[4] L’Opposizione è la vera Amicizia.
[5] All’uccello un nido, al ragno una tela, all’uomo amicizia.
fonte immagini: google, tumblr