Una coppia poliedrica e sorprendente
Blake Edwards e Peter Sellers sono senza dubbio un duo che ha fatto la storia del cinema: da un lato il poliedrico regista americano, capace di spaziare da un genere all’altro firmando capolavori indubbi come Colazione da Tiffany o Victoria Victoria, dall’altra il camaleontico Peter Sellers, maestro nell’interpretazione di ruoli comici (basti pensare al Dottor Stranamore o Lolita, che riassumono entrambi quanto detto prima), altrettanto bravo nell’interpretare ruoli drammatici. Sicuramente ciò che lega maggiormente questi due nomi è la fortunata serie de La pantera rosa, ma nel 1968 Hollywood party, una sorta di pellicola omaggio a Tati, rese evidente quanto questo duo potesse dare al cinema, creando una delle commedie tutt’ora più apprezzate della filmografia di Edwards.
Diretto e sceneggiato da Blake Edwards, Hollywood party ha una sceneggiatura decisamente breve, concisa, se poi a questo si aggiunge che Peter Sellers come i più grandi attori comici, evadeva a quanto scritto dal regista americano per darsi ad improvvisazioni esilaranti, che hanno fatto ridere tanto gli spettatori quanto tutti quelli presenti sul set (c’è chi racconta che mai su nessun altro set ci siano state così tante risate). Le musiche furono composte da Henry Mancini, che non ha bisogno di presentazioni ricordando la composizione delle musiche de La pantera rosa. Per quanto riguarda il cast ad eccezione del già citato Sellers, furono scelti uomini e donne proveniente dal più piccolo mondo della televisione americana, quindi poco noti al pubblico del vecchio continente, ad eccezione della cantante e attrice francese Claudine Longet, nota più per l’omicidio dell’alpinista Spider Sabich, piuttosto che per il cinema.
Hollywood party, la trama
Hrundi V. Bakshi (Peter Sellers), goffa e ingenua comparsa indiana sul set di un film di Hollywood, dopo alcuni errori trascurabili, fa inavvertitamente esplodere il set prima del ciak del regista. L’indiano, così, viene escluso dal set e condannato all’esclusione da Hollywood ma il buffo personaggio si ritrova per scherzo della sorte, invitato in una lussuosa villa al party del produttore del film, dove tra l’altro è invitato anche il regista che l’aveva cacciato dal film. Ed è proprio in questo Hollywood party, organizzato nella classica villa hollywoodiana che l’attore indiano combina un guaio dopo l’altro. Si crea così un crescente caos, e all’esilarante Bakshi, che intanto incontra Michele (Claudine Longet), si aggiungono una serie di personaggi che sembrano usciti da un racconto bizzarro, il più in vista è sicuramente il cameriere Levinson, che dopo essersi bevuto tutti i drink rifiutati dal “pacato” Bakshi, finisce per servire l’insalata con le mani e pomiciare placidamente con una bionda altrettanto ubriaca, intanto alle spalle dei partecipanti la villa è un delirio di schiuma, tra gente impazzita e completamente ubriaca, musicisti russi ed elefanti colorati da hippie.
Un piccolo indiano nel grande mondo di Hollywood
Il personaggio creato da Edwards e interpretato da Peter Sellers è una sorta di emarginato, timido, a tratti infantile, il cui unico modo di comunicare è quello di ricordare a tutti il suo status, come se ad Hollywood contasse più quello che la persona ed è proprio per questo suo modo di essere che viene in contatto con la francese, in fondo anche lei un’emarginata in un mondo che vorrebbe imporle ciò che non è. Ma Bakshi non riesce a non essere se stesso, e così sin dal suo ingresso nella villa, inizieranno una serie di esilaranti e strani eventi che condurranno ad un caos generale. Questo magnificente Hollywood party, composto da uomini così eleganti, rispettabili, che discorrono di cose tanto vacue da essere superati dal suono della musica, si trasforma quasi in una rivincita per questo ometto, rappresentante dell’esclusione, che colpisce alle fondamenta, involontariamente, la finta eleganza e la vacuità che si nascondono dietro l’esteriorità di un mondo tanto bello fuori quanto vuoto dentro.
Senza dubbio il film non sarebbe stato lo stesso senza l’immenso talento di Peter Sellers: uno dei più grandi talenti del cinema britannico. È lui che tra improvvisazioni, pose esilaranti e mimiche che ricordano i vari Charlie Chaplin o i fratelli Marx, crea un personaggio che nella sua naturalezza, emana dolcezza, comicità e allo stesso tempo anche un po’ di malinconia; mentre Blake Edwards, senza rinunciare eccessivamente all’eleganza tipica dei suoi film, consegna al cinema una commedia capolavoro che contiene scene tra le più citate nel cinema comico. Insomma, ci troviamo di fronte ad uno dei più grandi Hollywood party di sempre.
Roberto Carli