Nel tempo del pre-digitale Lo squalo fa ugualmente paura
Tratto dal romanzo di Peter Benchley, Lo squalo, diretto da Steven Spielberg, è stato uno di quei film che ha completamente stravolto l’immaginario collettivo del pubblico americano e mondiale, facendo emergere paure, ansie ed angosce come pochi oltre a lui hanno saputo fare. È per questo motivo che l’opera di Spielberg non può essere considerata soltanto un thriller o un film di tensione: è il film sul predatore più antico dei mari ed è l’incarnazione della paura primordiale dell’intera umanità verso qualcosa di mostruoso di fronte alla quale anche gli uomini di scienza vengono meno e i più temerari ne sono quasi terrorizzati.
Uno dei grandi meriti de Lo squalo e dei tecnici che hanno collaborato a questo film guidati da Robert A. Mattey, è stato quello di essere riusciti a realizzare uno dei più mostruosi esseri del cinema senza servirsi del digitale, che negli anni settanta stava ormai prendendo piede nel mondo del cinema tra critiche negative e positive; fu così che cavi, generatori, maniche pnemautiche, fili d’acciaio e tanto altro, diedero vita a Bruce, il mostro dei mari. Naturalmente non tutto andò sempre bene e proprio per continue difficoltà tecniche, le riprese furono più volte interrotte e rimandate. Ricordiamo tra i membri del cast Roy Scheider nel ruolo dello sceriffo Martin Brody, che ha paura dell’acqua e sarà quello maggiormente messo alla prova, Robert Shaw che interpreta il temerario ed esperto dei mari Quint, a completare la squadra c’è l’uomo di scienza Matt Hooper, interpretato da Richard Dreyfuss,
Lo squalo, la trama
Durante un party su una spiaggia in una notte d’estate dei giovani si danno alla pazza gioia tra alcool e sesso. Mentre alcuni si addormentano sulla riva, la giovane Chrissie viene sbranata da uno squalo mentre sta facendo il bagno della mezzanotte. Intanto il poliziotto Martin Brody (Roy Scheider), avverte le autorità riguardo il pericolo dello squalo, chiedendo al sindaco di far chiudere le spiagge. Ma la piccola cittadina non vuole sentire che la tranquillità di sempre possa essere messa a rischio da un mostro e il sindaco, che non vuole per nessuna ragione al mondo rinunciare ai profitti, non ascolta Martin e così il giorno dopo un giovane ragazzo diventa vittima dello squalo. Così per risolvere il problema, viene messa una taglia di 3000 dollari sullo squalo facendo esplodere una vera e propria febbre della caccia. Alla fine si forma un trio del tutto non ordinario: Martin, un poliziotto che ha paura dell’acqua, Matt Hooper (Richard Dreyfuss), un giovane biologo proveniente da una ricca famiglia e Quint (Robert Shaw), veterano del Vietnam e cacciatore di squali, pieno di disprezzo verso il mondo.
Una storia semplice dai diversi livelli
Uno dei grandi meriti di Steven Spielberg è stato trasformare la semplice storia de Lo squalo, che a leggere il soggetto sembra un classico delle trame horror di Hollywood, in un qualcosa che può essere visto e interpretato a livelli diversi, un’opera come si è detto prima non semplicemente di violenza e di paura, ma un qualcosa di più universale. Così c’è chi ha sottolineato l’elemento sessuale celato nella storia del mostro, vedendoci l’unione terrificante di fallo e vagina che minacciano la patria e tutto ciò che tiene in sé. Ancora, molti hanno visto ne Lo squalo una metafora della società capitalistica che desiderosa di maggiori ricchezze e sostanzialmente ignorante, si autodistrugge; è anche il film della colpa e della redenzione sociale: il sacrificio del singolo a favore della collettività.
Grande scelta quella di mostrare lo squalo solo nella seconda parte del film; nella prima parte infatti, lo squalo sembra quasi una leggenda, qualcosa che si vede e non si vede, che c’è e non c’è, in un crescendo di tensione accompagnato dalla musica inquietante di John Williams, per le quali si aggiudicò l’Oscar. Si arriva così alla seconda parte, è qui che Spielberg e gli autori ci presentano la crudeltà e la violenza di quella bestia prima ancora di vederla, attraverso le parole, riuscendo a dare ai dialoghi quasi una dimensione politica, ma è proprio quando sembra essersi allontanati dalla realtà che il regista di Cincinnati riattiva la macchina della paura e mette in scena l’incontro tra razionalità ed irrazionalità, tra coraggio e paura, tra uomo e squalo.
Lo squalo continua ad essere uno degli incubi cinematografici che più ha influenzato la vita di tutti i giorni, rendendo una creatura prima solo temuta in un mostro tremendo. Se dal 1975 il mare è diventato più temuto di prima, se la gente trema quasi al sol sentire la parola squalo, il merito direbbero gli amanti del cinema, o colpa direbbero i più paurosi, è di Steven Spielberg
Roberto Carli
Fonti
100 capolavori del cinema (volume 2 1960-2000) a cura di Jürgen Müller